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Patologia

Sindrome di Rett

di Monica Vaccaretti

Rara patologia dello sviluppo neurologico, la sindrome di Rett (RTT) è una malattia congenita che interessa il sistema nervoso centrale e rappresenta una delle cause più diffuse di grave o gravissimo deficit cognitivo. La sindorme, nota come la seconda causa di disabilità intellettiva, fu scoperta per la prima volta nel 1965 dal medico austriaco Andreas Rett osservando movimenti stereotipati in alcune bambine. Sebbene siano stati identificati casi anche nel genere maschile, a differenza degli altri disturbi del neurosviluppo la sindrome colpisce infatti prevalentemente soggetti di sesso femminile con una incidenza di 1 caso ogni 10000 nati.

Cos'è e come si manifesta la sindrome di Rett

La sindrome di Rett è un disturbo dello sviluppo neurologico che colpisce nella maggior parte dei casi soggetti di sesso femminile.

Si manifesta generalmente entro i primi 6-18 mesi di vita, dopo un periodo di apparente normalità, con la perdita della motricità, delle capacità manuale e dell'interesse all'interazione sociale.

La sua diagnosi è spesso confusa con quella di autismo o generico ritardo dello sviluppo.

Dopo un periodo di sviluppo prenatale e perinatale apparentemente tipico, le caratteristiche sintomatologiche rientrano infatti inizialmente nella categoria diagnostica dei disturbi dello spettro autistico.

L'eziologia comprende alcune mutazioni genetiche localizzate sul cromosoma X. Studi recenti hanno inoltre individuato una relazione genotipo-fenotipo, ovvero le caratteristiche cliniche della sindrome di Rett cambiano in funzione della mutazione genetica.

Nella maggior parte dei casi la diagnosi viene confermata da esami di genetica molecolare. La forma classica di RTT è causata dalla mutazione del gene MECP2. Altri due geni responsabili sono il CDKL5 e il FOCG1.

La sindrome è caratterizzata da un'ampia eterogeneità di forme oltre alle tipiche: la variante a linguaggio conservato, la variante con convulsioni ad esordio precoce, le forme “fruste”, la variante congenita, la variante a regressione tardiva.

Sintomi della sindrome di Rett

I sintomi includono:

  • circonferenza cranica ridotta con conseguente ritardo nello sviluppo del cervello, dopo la nascita
  • rallentamento nello sviluppo di altre parti del corpo
  • mancanza di coordinazione ed incapacità di eseguire movimenti normali
  • controllo ridotto delle mani e difficoltà a gattonare o camminare normalmente
  • difficoltà di comunicazione
  • disinteressamento verso gli altri, i giocattoli e l'ambiente circostante
  • strani movimenti delle mani, come torsioni, strofinamenti e strette
  • strani movimenti degli occhi, come necessità di sbattere spesso le palpebre o di chudere un occhio soltanto
  • improvviso peggioramento del linguaggio
  • problemi di respirazione da svegli, come apnea e iperventilazione
  • problemi gastrointestinali
  • irritabilità, caratterizzata da improvvisi pianti o urla che possono durare anche per ore
  • comportamenti anomali, come leccarsi la mani o tirarsi i capelli
  • attacchi epilettici
  • battito cardiaco irregolare
  • costipazione
  • scoliosi

Stadi clinici della sindrome di Rett

La sindrome di Rett presenta quattro stadi clinici:

Fase 1, tra i 6 e i 18 mesi, della durata di mesi

Rallentamento e stagnazione dello sviluppo psicomotorio fino a quel momento normale. Compare disattenzione verso l'ambiente circostante e verso il gioco.

Sebbene le mani siano ancora usate in maniera funzionale, irrompono i primi sporadici stereotipi. Rallenta la crescita della circonferenza cranica.

Fase 2, dai 18 mesi ai 3 anni, della durata di settimane o mesi

Rapida regressione dello sviluppo, perdita delle capacità acquisite, irritabilità, insonnia, disturbo dell'andatura.

Comapiono manifestazioni di tipo autistico, perdita del linguaggio espressivo e dell'uso funzionale delle mani accompagnata dai movimenti stereotipati e da comportamenti autolesivi. La regressione può essere improvvisa o lenta e graduale.

Fase 3, stadio pseudo stazionario, della durata di mesi o anni

Dopo la fase di regressione, lo sviluppo si stabilizza. Diminuiscono gli aspetti di tipo autistico e viene recuperato il contatto emotivo con l'ambiente circostante.

Scarsa coordinazione muscolare accompagnata da frequenti attacchi epilettici.

Fase 4, circa dopo i 10 anni, della durata di anni

Migliora il contatto emotivo. Gli attacchi epilettici sono più controllabili. La debolezza, l'atrofia, la spasticità e la scoliosi impediscono a molte ragazze di camminare, anche se non mancano le eccezioni.

Spesso i piedi sono freddi, bluastri e gonfi a causa di problemi di trofismo.

La malattia genera numerosi handicap

Il quadro evolutivo della patologia non segue tuttavia un percorso preciso per tutti i soggetti. I quadri clinici di deterioramento, di miglioramento o di stasi dell'evoluzione patologica sono diversi e variabili.

Non esiste una cura, ma soltanto trattamenti per gestire i sintomi. L'obiettivo terapeutico è migliorare i movimenti e la comunicazione attraverso l'esercizio psicomotorio e la logopedia.

L'intervento farmacologico è utile per gestire gli attacchi epilettici e la rigidità muscolare. Talvolta si rende necessario supportare il paziente anche sotto l'aspetto nutrizionale.

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