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Il tema della violenza verso gli infermieri è tornato in primo piano nel contesto scientifico infermieristico mondiale. Con Nicola Ramacciati - infermiere di emergenza oggi responsabile delle attività didattiche e professionalizzanti del Corso di Laurea in Infermieristica della Sede di Perugia - abbiamo parlato del primato della ricerca infermieristica italiana sull’analisi fenomenologica della violenza verso gli infermieri di Pronto soccorso.
Violenza verso gli infermieri e il contributo della ricerca italiana
Una scena del video di sensibilizzazione "La violenza ferma tutto "
È di qualche settimana fa la notizia dell’approvazione all’unanimità al Senato del DDL 86 7 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie nell’esercizio delle loro funzioni ”, salutata con favore da tutti gli stakeholder:
dagli ordini delle professioni sanitarie (come FNOPI, FNOMCeO e FNOPO), ai sindacati infermieristici (in primis Nursing Up e Nursind) e medici (nonché le principali confederazioni nazionali dei lavoratori), passando per le associazioni infermieristiche e chiaramente i rappresentanti di tutte le forze politiche parlamentari.
Con questo intervento del legislatore l’Italia si pone tra le nazioni più avanzate nel contrasto della violenza verso gli operatori sanitari , non solo grazie all’inasprimento delle pene per i perpetuatori degli atti di violenza e la procedibilità d’ufficio, ma anche per la promozione di interventi strategici per monitorare e gestire il fenomeno.
Fondamentale per questo il ruolo dell’istituendo “Osservatorio nazionale sulla sicurezza degli esercenti le professioni sanitarie e socio-sanitarie”, che dovrà insediarsi entro 3 mesi dalla promulgazione della legge. Tra le molteplici attribuzioni assegnate all’Osservatorio, tra cui il monitoraggio degli episodi di violenza e degli eventi sentinella , il monitoraggio dell’adozione delle misure di prevenzione e protezione, la promozione della diffusione delle buone prassi in materia di sicurezza degli esercenti sanitari e dei corsi di formazione sulla gestione della violenza e sulla comunicazione, la legge prevede espressamente alla lettera c) dell’articolo 2 il compito di promuovere studi e analisi per la for¬mulazione di proposte e misure idonee a ri¬durre i fattori di rischio negli ambienti più esposti .
Su questo ultimo punto la commissione potrà contare sugli infermieri. La ricerca infermieristica italiana sul fenomeno della violenza verso gli infermieri è estremamente vivace e all’avanguardia, come ben evidenziato nel recente articolo di revisione “La violenza nel settore sanitario: il contributo della ricerca infermieristica italiana ” pubblicato su Professioni Infermieristiche (rivista scientifica indicizzata su PubMed, Scopus e CINAHL n.d.r.) a firma di Nicola Ramacciati e Laura Rasero .
Su questa scia, in una delle più prestigiose e importanti riviste mondiali di riferimento, è stata pubblicata una meta-sintesi sul punto di vista degli infermieri di emergenza sulla violenza in Pronto soccorso (Al-Qadi MM. Nurses' perspectives of violence in emergency departments: A metasynthesis. Int Emerg Nurs. 2020; 52 :100905), che vede tra gli articoli scientifici selezionati dall’autore 6 studi provenienti da USA, Australia, Irlanda, Iran, Taiwan e appunto Italia.
Come primo autore per lo studio italiano troviamo ancora Nicola Ramacciati, da anni impegnato nello studio del fenomeno , tanto da farne oggetto del suo dottorato di ricerca . Con lui abbiamo parlato del primato della ricerca infermieristica italiana sull’analisi fenomenologica della violenza verso gli infermieri di Pronto soccorso.
Il tema della violenza verso gli infermieri è tornato in primo piano nel contesto scientifico infermieristico mondiale
Sì, proprio pochi giorni fa, più precisamente il 17 agosto scorso, International Emergency Nursing ha pubblicato in early view un’interessante meta-sintesi di studi qualitativi sul punto di vista degli infermieri di Pronto soccorso su questo problema davvero diffuso e sentito in tutto il mondo.
Che cos’è una meta-sintesi?
In parole semplici la meta-sintesi è l’equivalente della metanalisi degli studi quantitativi; in poche parole vengono combinati insieme i dati provenienti da più studi qualitativi condotti sullo stesso argomento ed analizzati come se fossero un unico e più grande studio. Per chi è interessato questo è il DOI: 10.1016/j.ienj.2020.100905 per poter leggere l’articolo. Davvero molto interessante per chi vuole approfondire questo argomento e conoscere il punto di vista proprio degli infermieri.
Certo l’ambito è quello specifico del Pronto soccorso, ma come dico sempre in occasione di congressi o corsi di formazione quando invitato come relatore o docente esperto dell’argomento, questo particolare setting, purtroppo, esemplare per diffusione e severità del fenomeno - insieme al settore psichiatrico - può offrire spunti di riflessione trasferibile anche ad altri contesti.
Tra i 6 lavori selezionati per l’articolo, il suo è stato quello che ha raggiunto il massimo punteggio CASP
Grazie per questa sottolineatura. Come giustamente spiegato da Mahmoud M. Al-Qadi, autore dell’articolo, il CASP (Critical Appraisal Skills Program , n.d.r.) è uno strumento fortemente raccomandato dal Joanna Briggs Institute per la valutazione di studi qualitativi da includere nelle meta-sintesi in quanto fornisce un meccanismo standardizzato per valutare gli studi qualitativi.
Il mio articolo è stato individuato tra 574 articoli indicizzati in CINAHL, PubMed, PsycINFO e Scopus e incluso dopo l’analisi di 17 lavori eleggibili per questo studio.
Possiamo affermare che la ricerca infermieristica italiana sul tema della violenza sul lavoro ha rilevanza internazionale ed è di qualità?
Senza tema di smentite, direi proprio di sì! È un dato incontrovertibile l’accoglienza e la diffusione su riviste internazionali di primordine dei lavori condotti dai ricercatori infermieri italiani su questo specifico (ma non solo) filone di ricerca.
Lo testimonia anche il numero crescente di citazioni dei nostri lavori. In vero per quanto riguarda questo studio che ho condotto insieme ai colleghi Andrea Ceccagnoli e Beniamino Addey , devo dire che è stato incluso anche in un’altra meta-sintesi sempre pubblicata da IEN curata da Rebecca A. Ashton e colleghi : Ashton RA, Morris L, Smith I. “A qualitative meta-synthesis of emergency department staff experiences of violence and aggression”. Int Emerg Nurs. 2018;39:13-19. DOI:10.1016/j.ienj.2017.12.004 . E anche in questa meta-sintesi la nostra ricerca è stata valutata di elevata qualità, raggiungendo il secondo punteggio più alto dei 12 articoli (4 australiani, 2 inglesi, 2 statunitensi, 1 brasiliano, 1 di Singapore e il nostro) scelti tra i 52 eleggibili.
Riconoscimenti importanti per la ricerca infermieristica italiana
Ad oggi, almeno da quanto indicizzato su PubMed e CINAHL, esistono solo 2 meta-sintesi sulla violenza verso gli infermieri di Pronto soccorso e il nostro studio - insieme a quello di Wolf (USA) e Pich (Australia) - è in entrambe. Un risultato importante considerando anche il fatto che il nostro studio a differenza di molti tra quelli inclusi in queste meta-sintesi è stato condotto senza alcun finanziamento.
Di cosa ha bisogno ancora la ricerca infermieristica italiana?
La ricerca infermieristica italiana ha bisogno di essere favorita e sostenuta concretamente, non a parole come spesso accade. Credo di poter affermare che mai come oggi è urgente che le istituzioni nazionali investano “tangibilmente” sugli infermieri italiani . Non solo nella ricerca, ma in ogni contesto in cui viene declinata l’infermieristica sia esso clinico, gestionale, dirigenziale e accademico.
L’emergenza COVID ha dimostrato a tutti in maniera incontrovertibile quale sia l’apporto fondamentale degli infermieri nella tutela della salute dei cittadini e il ruolo sociale della professione infermieristica. Ma noi infermieri questo lo sapevamo già. Sta alla nostra rappresentanza professionale (ordinistica, sindacale, associativa, scientifica, accademica) onorare quanti si spendono con professionalità e competenza, in ogni campo dello scire e agire infermieristico in Italia, promuovendo a tutti i livelli una “rivoluzione” dell’assistenza infermieristica in Italia, che ci allinei con quella dei paesi più progrediti.
A cosa pensa, in concreto?
Non avete bisogno di chiederlo. Nurse24 su questi aspetti è da sempre impegnato in una costante campagna di informazione, approfondimento e anche dibattito grazie al suo network e anche agli interessanti webinar inaugurati durante il lockdown , che personalmente ho sempre seguito con grande interesse.
Diciamo che è giunto il momento di trovare un numero adeguato di infermieri nei servizi e nelle corsie e di ridurre il rapporto utenti/infermiere che pone l’Italia agli ultimi posti tra i Paesi cosiddetti “avanzati”.
Diciamo che forse non è più procrastinabile un adeguamento retributivo “sostanzioso” e “commisurato” alla rilevanza professionale dell’infermiere . Diciamo che nelle organizzazioni aziendali i ruoli clinici, specialistici, gestionali, manageriali devono trovare pieno spazio operativo (autonomia) e riconoscimento (responsabilità).
Diciamo che oggi è intollerabile che la metà degli atenei italiani non abbiano ancora nei propri organici universitari professori infermieri MED/45 (il settore scientifico disciplinare specifico delle Scienze Infermieristiche, n.d.r), nonostante ad oggi ci siano numerosi colleghi di cui è stata riconosciuta la maturità scientifica per assumere questi ruoli e per questo abilitati con l’Abilitazione Scientifica Nazionale dal Ministero dell’Università.
Diciamo che l’infermiere non cerca encomi o medaglie, ma solo rispetto?
Diciamo che queste cose me le avete suggerite voi e i colleghi. Io “aggiungo” che la professione infermieristica italiana e mondiale non poteva che onorare nel modo che ha fatto (e che fa ogni giorno, ogni turno, ogni momento) l’anno internazionale dell’Infermiere.
Adesso è arrivato il momento di “esigere” quanto dovuto: nulla di più, ma niente di meno. Attenzione, però, in Italia se questo non avverrà ora, non avverrà mai più. Io, come infermiere e come ricercatore, sono pronto per questa battaglia di civiltà : chiaro “non violenta”, ma sicuramente decisiva.
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