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Infermieri di Pronto soccorso: gli insulti sono una costante

di Redazione

Gli infermieri in servizio nei reparti di emergenza dell’ospedale di Biella sono sempre più a rischio e vittime di insulti. Dopo l’ultimo caso di aggressione nei confronti di un medico, che sarà trattato dall’Ordine in un prossimo incontro con il Prefetto, la tensione tra il personale sanitario è cresciuta e si sta diffondendo un senso di insicurezza. Sono aumentate le segnalazioni di contrasti con i pazienti in attesa al Pronto soccorso, dove l’insulto è diventato una costante e di aggressioni ed incidenti durante gli interventi in ambulanza. I mezzi di soccorso sarebbero privi di finestrini di fuga e, seppur rappresentano casi limite, si sono verificate anche aggressioni con la pistola. L’allarme è lanciato da un dossier del Nursind, il sindacato degli infermieri, che denuncia altresì una sottovalutazione del rischio da parte dell’Azienda sanitaria.

Biella: contrasti e tensioni con l'utenza in attesa al Pronto soccorso

Le segnalazioni del Pronto soccorso, dove i dipendenti si sentono un po' a rischio per possibili aggressioni, prevalentemente verbali, non mancano anche a Biella. Gli scontri fisici che causano il ferimento degli infermieri sono tuttavia rari, precisa la direttrice delle Professioni Sanitarie, Antonella Croso, secondo la quale occorre distinguere i vari episodi che portano a fatti spiacevoli, estrapolando dalla statistica i casi legati a soggetti affetti da patologie psichiatriche che in parte renderebbero comprensibili certe reazioni di insofferenza.

Ci sono poi le intemperanze di persone che perdono la pazienza, che magari non vogliono aspettare per cui l'insulto è legato al malcontento. Anche se non proprio feroce, tuttavia si ripete nel tempo – spiega -. Occorre riconoscere che spesso l'affollamento del Pronto soccorso è un fattore scatenante che siamo comunque, per adesso, in grado di gestire”, rassicura.

Pur non volendo minimizzare il fenomeno e riconoscendo che questi fatti creano disagio laddove si verificano, la direttrice ribadisce che la situazione è difficile ma sotto controllo. Ricorda che il servizio sul rischio clinico, che raccoglie tutti i casi di aggressione al personale dipendente, invia costantemente i dati al ministero nell'ambito di un percorso normato.

Che un infermiere venga afferrato per il bavero può capitare ma non è il quotidiano, precisa ricordando che l'azienda propone la formazione su come reagire di fronte a reazioni di complessità comunicativa.

Avere rapporti con gente stufa per le ore di attesa non è facile, riconosce assicurando che l'Azienda è a conoscenza dei momenti di disagio vissuto dai dipendenti in quanto dispone della registrazione ufficiale degli eventi di violenza nonché della segnalazione da parte della coordinatrice infermieristica sul livello di tensione nel reparto ed è pronta altresì ad attivarsi prontamente per mettere in atto interventi di supporto a tutela del lavoratore. Qualora ci fossero delle conseguenze in seguito alle aggressioni possiamo avvalerci del supporto della medicina del lavoro per sostenere i dipendenti.

Sottolinea infine che esiste una certa percentuale di rischio legato all'incarico che non avrebbe tuttavia causato l'abbandono del reparto da parte degli infermieri in servizio. La possibilità di essere vittima di un'aggressione non è quindi un deterrente, afferma spiegando che non c'è nessuna fuga del personale: Il Pronto soccorso ha un gruppo di operatori che non vogliono spostarsi. E pur non essendo tantissimi quelli che ci vogliono andare, ci sono sempre infermieri che scelgono l'area di emergenza.

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