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Escalation di aggressioni e minacce ai sanitari

di Redazione Roma

Dalla Liguria alla Campania, dalla Toscana alla Sicilia, proseguono le aggressioni ai danni di infermieri, Oss e medici, soprattutto nei Pronto soccorso. A Brescia è in gravi condizioni il professionista sanitario che, a ferragosto, è stato preso a pugni da un paziente. Regione Lombardia corre ai ripari: Per scongiurare il ripetersi di tali episodi useremo anche servizi di vigilanza e videocamere di sorveglianza.

Servizi di vigilanza e videosorveglianza a tutela dei sanitari

È stato ricoverato d’urgenza presso l’ospedale Civile di Brescia, e dovrà essere operato in queste ore, l’infermiere 40enne che nella serata di ferragosto è stato aggredito all’interno del Pronto soccorso di Castiglione delle Stiviere (Mantova): il professionista sanitario è stato preso a pugni da un paziente. Giunto all’ospedale San Pellegrino in ambulanza, l’uomo stava per essere sottoposto ad elettrocardiogramma, quando all’improvviso si è scagliato contro l’infermiere che lo stava curando, colpendolo con almeno due pugni al volto. La vittima è franata a terra, priva di senso: il suo aggressore – che ha detto di non ricordare nulla sull’accaduto – è stato prima immobilizzato e quindi denunciato con l’accusa di lesioni gravi e violenza.

Solo alcuni giorni fa Regione Lombardia, in conseguenza delle numerose aggressioni negli ospedali nei confronti dei sanitari, si era detta pronta ad attivare servizi di guardia giurata e videosorveglianza a tutela del personale all’interno delle strutture ospedaliere e ambulatoriali, soprattutto nei Pronto Soccorso degli ospedali. Negli ultimi anni il numero delle aggressioni ai lavoratori è aumentato – le parole della vicepresidente e assessore al Welfare, Letizia Moratti (che in giugno si era espressa, sollevando non poche polemiche, sul ruolo degli infermieri da impiegare anche in tema di cure primarie, offrendo supporto e supplenza per affrontare la carenza di medici di medicina generale) –, se il caso lo richiederà attiveremo al più presto specifici servizi a tutela di chi quotidianamente con grande sacrificio e professionalità si occupa della salute dei cittadini.

Ma il tema delle violenze sui sanitari riguarda tutto il Paese. In Toscana, dopo alcuni episodi avvenuti anche al carcere “Le Sughere” di Livorno, il Nursind ha chiesto maggiore sicurezza per le operatrici sanitarie (mentre a Firenze, presso la casa circondariale di Solliciano, un’infermiera è stata palpeggiata nelle parti intime da un detenuto). E ancora, dopo i recenti episodi di violenza ai danni del personale infermieristico negli ospedali di Lanciano (anche nel carcere), il Nursing Up rivendica i diritti di tutela della categoria, e tuona: Un’intera professione che funge da capro espiatorio per una sanità che non funziona.

Episodi deprecabili ai danni di infermieri, Oss e medici si sono registrati – e si continua a farlo – anche in Campania, (a Napoli, nel 2021si sono registrate oltre 60 aggressioni a sanitari), Emilia Romagna, Liguria e Sicilia (dove pochi giorni fa un infermiere in servizio nel Pronto soccorso dell’ospedale Giovanni Paolo II di Ragusa è stato aggredito dal parente di un paziente), ma si potrebbe andare avanti all’infinito.

Da parte sua, la Fnopi ricorda che le aggressioni (fisiche e/o verbali) sul posto di lavoro colpiscono in media in un anno un terzo degli infermieri – la categoria professionale più numerosa del Servizio sanitario nazionale e della sanità in generale –, il 33%, circa 130mila casi, con un sommerso non denunciato all’Inail pari a circa 125mila casi l’anno. Il 75% delle aggressioni riguarda lavoratrici.

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