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Operatore Socio Sanitario

Vi racconto come un Oss mi ha aiutato a guarire dalla droga

di Paola Botte

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La storia di un incontro fortunato tra un ex tossicodipendente e il suo compagno di banco del liceo, diventato Operatore Socio Sanitario.

Stefano, ex tossicodipendente: Ecco come un OSS mi ha aiutato a guarire

Due vite che hanno viaggiato in parallelo per molti anni, senza mai incontrarsi. Due mondi troppo distanti per preoccuparsi l'uno dell'altro. Due persone che hanno fatto della loro solitudine un motivo per vivere o morire. Loro sono Stefano e Mattia. Rispettivamente, un ex tossicodipendente cresciuto con la nonna, perché i genitori erano troppo impegnati per occuparsi di lui e un OSS, orfano di madre e vissuto sempre col padre.

Entrambi nati in Basilicata nel 1980, diplomati allo stesso liceo e trasferiti, ognuno con tempi diversi, a Pesaro, per poi incontrarsi di nuovo a 37 anni.

Chi l'avrebbe mai detto che... Insomma, fai tanto per scappare da casa e poi ti ritrovi faccia a faccia con uno della tua città. Non è stato bello, credimi. Parla così Stefano. Un po' confuso, in parte agitato e sempre in movimento. Anche mentre racconta la sua storia non riesce a stare fermo.

Sono gli effetti della droga. Quella maledetta droga che mi ha rovinato la vita. E per fortuna che ho smesso di farmi, altrimenti non sarei qui - continua - Il giorno che ho incontrato Mattia a Pesaro mi sono arrabbiato un sacco. Quante probabilità c'erano per due come noi, di un piccolo paesino della Basilicata, ritrovarci quì a Pesaro e nella stessa struttura "particolare" - è così che Stefano chiama il luogo in cui si è disintossicato.

Mi trovavo presso la Comunità di recupero dove i miei genitori mi hanno buttato - dice di getto con rabbia, per poi correggersi - cioè scusa, dove i miei genitori hanno pagato un alloggio per farmi curare. Un giorno all'improvviso me lo trovo di fronte e gli chiedo che cosa ci facesse lì. Lui, a differenza mia, era felicissimo di vedermi e non sembrava affatto sorpreso dalla mia presenza in quella struttura "particolare".

In realtà, Stefano sa che Mattia non era sorpreso perché durante il suo primo giorno di lavoro i colleghi gli avevano già parlato di tutti gli ospiti della comunità.

Se devo essere sincero i primi giorni l'ho evitato - confessa - Anche durante le attività con gli educatori, oppure quando mi recavo in ambulatorio per l'assunzione dei farmaci e lui come Oss affiancava l'infermiere, lo salutavo a malapena.

Poi, col tempo, ci ho preso confidenza. Abbiamo iniziato a parlare dei vecchi tempi, quando dividevamo il banco del liceo linguistico ed io ero già una testa calda. Lui invece era sempre tranquillo e io non lo sopportavo. I professori speravano che mettendomi accanto a lui avrei cambiato atteggiamento, ma come puoi vedere non è accaduto. Io sono diventato un tossico e lui un angelo che aiuta le persone.

Un angelo. Stefano lo definisce così. Mattia è quello che ha contribuito a salvargli la vita. Colui che l'ha convinto a prendere parte alle sedute con gli psicologi e lo ha assistito durante i laboratori con gli educatori, che si è occupato della cura e della gestione di casa sua, una volta uscito dalla comunità e che gli è stato vicino affinché ritrovasse la sua autonomia.

Mattia è anche l'amico che l'ha spronato a perdonare i suoi genitori e che l'ha spinto a dichiararsi ad Emma, altra ospite della struttura. Oggi stiamo ancora insieme e pensiamo addirittura di mettere su famiglia, dice la ragazza mentre prova a tenergli la mano, nonostante lui continui ad andare avanti e indietro.

Mattia non è stato soltanto un Oss per me. Si è comportato da fratello

Anche quando finiva il suo turno, con il permesso degli educatori e degli psicologi, rimaneva qualche ora in struttura a farci compagnia - parla commosso - Ha insegnato a me e agli altri ragazzi a suonare la chitarra e a coltivare un campo. Suo padre era agricoltore. Non potete immaginare che soddisfazione mangiare i pomodori del nostro orto. È anche grazie a lui che sono guarito, oltre ad Emma, che devo ringraziare per avere sopportato il mio carattere burbero.

Sono trascorsi due anni da quando Stefano è uscito dalla comunità. Non fa più uso di droghe e periodicamente si sottopone ai controlli presso il centro dipendenze patologiche della sua zona, oltre a partecipare, insieme alla sua compagna, ai colloqui con gli psicologi e gli educatori.

Mattia, invece, si è licenziato dalla comunità e ha deciso di dedicarsi all'assistenza domiciliare di persone con problemi di droga e alcol. I tre amici si vedono ancora.

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