Mio figlio, 19 anni, una vita davanti da vivere e tanta consapevolezza per scegliere chi diventare, vuole essere, non fare, infermiere. Quand'ero bambino non capivo che mestiere facevi. So che te ne andavi in ospedale, un posto pieno di dottori, e stavi via tanto. Mi dicevi che lavoravi in Pronto Soccorso ed io mi immaginavo tante ambulanze che ti portavano tanta gente che stava male. Ma non riuscivo a pensare a cosa fa un infermiere, se non è un medico, mi confessa mio figlio qualche sera fa, dopo avermi confermato la sua determinazione a iscriversi alla Facoltà di Medicina e Chirurgia il prossimo anno accademico.
È doveroso il riconoscimento della professionalità infermieristica
Trovo che questa riflessione sia un bel modo per ricordare la seconda Giornata Nazionale del personale sanitario e sociosanitario, del personale socio assistenziale e del volontariato, che si è celebrata il 20 febbraio. Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha colto questa occasione per sottolineare ancora una volta il ruolo cruciale svolto da tutto il personale del comparto sanità e del volontariato nella tutela della salute collettiva. Il Presidente ha inoltre ricordato che da quando il nostro Paese è stato duramente colpito dall'insorgere repentino ed inatteso di un'emergenza sanitaria di così vasta portata, gli operatori sanitari di tali categorie si sono trovati all'improvviso in prima linea a fronteggiare un nemico per molti versi sconosciuto. È grazie alla loro preparazione professionale e al loro spirito di sacrificio che è stato possibile arginare il rischio di perdite ancora più ingenti di quelle, già dolorosissime che abbiamo dovuto patire.
Il ministro della Salute, Roberto Speranza, ha ribadito inoltre che si deve onorare ogni giorno il lavoro, l'impegno e la professionalità dei tanti sanitari in prima linea nel corso della pandemia. Il loro sacrificio quotidiano ha curato sinora oltre 12 milioni di cittadini positivi al Covid-19 e le loro lacrime hanno ricomposto oltre 150.000 salme. Il loro sacrificio è stata una strage anche per loro. Tra i sanitari il Covid-19 ha fatto 500 vittime, 370 erano medici e odontoiatri. Di questi 216 erano medici di famiglia, medici del 118, guardie mediche, specialisti ambulatoriali, liberi professionisti. 30 gli odontoiatri. Il resto della drammatica conta sono 90 infermieri, 3 ostetriche e 32 farmacisti. È doveroso il finanziamento di 15 milioni di euro del fondo pe gli indennizzi ai familiari dei sanitari morti per Covid.
È doveroso anche il riconoscimento di una professionalità infermieristica troppe volte dimenticata e una dignità troppe volte calpestata. Ma, come mi ricorda un diciannovenne pieno di entusiasmo che ci vede con la luce negli occhi, dobbiamo essere i primi a ricordarci di brillare. Sempre e comunque, anche senza un grazie delle autorità e della società. Eravamo tutti come i giovani che oggi vogliono essere come noi. Pertanto, ricordiamoci chi siamo. Il riconoscimento passa prima attraverso la personale consapevolezza di come siamo per come lo facciamo.
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