La popolazione infermieristica si va spostando verso le età avanzate e il disagio dei turni impossibili, conseguenza diretta della carenza di organici, aumenta e colpisce una popolazione meno in grado di sopportarlo. Il quadro che emerge dai dati di uno studio sulla Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro dell’Istat - condotto per il Centro studi Fnopi - non è dei più rosei: tra le altre cose, l'incremento del lavoro notturno sia in estensione (quota di persone coinvolte), che in intensità (due o più notti a settimana).
Infermieri tra carenze d'organico, lavoro notturno e turni impossibili
I turni riguardano quasi i 3/4 degli infermieri dei Servizi ospedalieri e quasi il 60% di quelli degli altri comparti della sanità-assistenza.
I dati di uno studio sui dati della Rilevazione Continua sulle Forze di Lavoro dell’Istat - condotto per il Centro studi Fnopi e presentato in occasione della mozione conclusiva del I° Congresso Fnopi - analizzano in un’intera sezione gli aspetti del “Lavoro in orari disagiati o a turni”.
Quanto lavorano gli infermieri
Dal punto di vista dell’orario di lavoro, gli infermieri mediamente lavorano:
- 36,8 ore settimanali nei servizi ospedalieri
- 37,2 ore negli altri comparti della Sanità
rispetto alle 37,8 ore della media delle altre professioni.
Gli infermieri, che restano comunque soddisfatti del loro lavoro (ma non dello stipendio), insieme ai medici ospedalieri hanno le quote più elevate di lavoro a turni in un settore in cui il fenomeno è molto più elevato rispetto a quanto si verifica nelle altre professioni del lavoro dipendente nelle quali la quota di lavoro a turni è pari al 18%.
Non si registrano differenze in termini di ore lavorate tra infermieri uomini e infermiere donne e il vero problema resta la vita impossibile tra turni e riposi sempre più ridotti, ovvero le condizioni lavorative, caratterizzate da maggior fatica e stress, soprattutto per quanto riguarda il lavoro serale e notturno.
Colpa delle carenze di organico e dell’impossibilità di utilizzare un numero di personale sufficiente per una diversa turnazione, con conseguenze negative sia sui professionisti che sugli assistiti.
Da quanto emerge dai dati dello studio, l’incremento del lavoro notturno tra il 2011 ed il 2016 - sia in estensione (quota di persone coinvolte), sia in intensità (2 o più notti a settimana) - coinvolge tutti senza distinzione di età. E la popolazione infermieristica si va spostando verso le età avanzate, quindi il disagio aumenta e colpisce una popolazione meno in grado di sopportarlo.
La carenza di infermieri, tra presente e futuro
Nel giro di due anni si sono persi oltre 4.500 infermieri in quella che è una vera e propria emorragia per il Sistema sanitario nazionale.
La carenza complessiva attuale è di oltre 20mila unità per poter fare fronte alle necessità legate al rispetto della normativa europea su turni e orari di lavoro nelle strutture del Ssn e oltre 30mila unità per rendere efficiente l’assistenza sul territorio e il suo aumento costante medio di 1.700-2000 unità di personale l’anno, fa ragionevolmente ritenere, a legislazione costante, una carenza tra cinque anni stimabile in circa 30mila infermieri nelle strutture pubbliche e circa 40mila sul territorio per un totale di quasi 70mila infermieri.
Gli infermieri non dovrebbero assistere più di 6 pazienti, ma nel nostro Paese ogni infermiere ha in carico in ospedale in media 11 pazienti e si raggiungono i 17 in Campania, mentre le situazioni migliori si registrano in Veneto, Toscana, Liguria e Basilicata, dove ogni infermiere ha in media in carico 8-9 pazienti.
Per quanto riguarda l'assistenza sul territorio, per rispondere ai bisogni di salute degli oltre 16 milioni di cittadini con patologie croniche o non autosufficienti, la Federazione nazionale degli infermieri ha calcolato la necessità di almeno un infermiere ogni 500 assistiti, dato che si intende raggiungere con l'implementazione di un preciso percorso universitario, oggi attivo già in 9 atenei e che ha portato alla formazione di circa 5.400 professionisti “specializzati” (Infermiere di Famiglia).
Personale Ssn: Differenza tra 2009 e 2016* |
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Uomini | Donne | Totale | |
Medici | -10995 | 3264 | -7731 |
Veterinari | -589 | 108 | -481 |
Odontoiatri | -38 | -22 | -60 |
Dir. sanitari non medici | -964 | -491 | -1455 |
Dir. Ruolo professionale | -228 | 17 | -211 |
Dir. Ruolo tecnico | -71 | -72 | -143 |
Dir. Ruolo amministrativo | -526 | -113 | -639 |
Ruolo sanitario-personale infermieristico | -4273 | -7758 | -12031 |
Ruolo sanitario-personale tecnico sanitario | -1821 | 114 | -1707 |
Ruolo sanitario-personale vigilanza e ispezione | -1084 | -43 | -1041 |
Ruolo sanitario-personale funzioni riabilitative | -250 | -619 | -869 |
Ruolo professionale | -100 | -13 | -113 |
Ruolo tecnico | -8421 | -1361 | -9782 |
Ruolo amministrativo | -3798 | -4602 | -8400 |
Direttori generali | -137 | 59 | -78 |
Personale contrattista | -291 | -21 | -312 |
Totale | -33586 | -11467 | -45053 |
*(elaborazione Centro Studi Fnopi su dati Ragioneria Generale dello Stato) |
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