Essere invisibili significa essere ignorati dal mondo. Ignorare vuol dire essere all'oscuro di qualcosa o qualcuno. Di un fatto, di una persona. Ignora chi non sa, talvolta chi finge di non conoscere e chi non vuole vedere. Si ignora e si è ignorati per indifferenza, noncuranza, disinteresse. Nella società moderna, dove si ritiene importante essere visibili grazie alla visibilità mediatica, essere invisibili e rendere invisibili è ritenuto, psicologicamente ed eticamente, uno dei mali peggiori. Sono invisibili le cose distanti e piccole. Si può ritenere che non vederle significhi che non esistono. È invisibile ciò che è incorporeo, ciò che sparisce. Si dissolve, scompare. Che non è niente. Come il medico nello spot della campagna promossa dalla Fnomceo, la Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici, secondo la quale per la politica i medici sono invisibili.
Se ci credessimo davvero, forse saremmo più visibili persino a noi stessi
La denuncia che sottolinea l'indifferenza del Governo di fronte ai gravi problemi del SSN si svela chiaramente mentre il medico si spoglia lentamente, togliendosi uno ad uno i dispositivi di protezione individuale che sono diventati simbolo della pandemia gestita in prima linea da quasi tre anni.
Nel video scopriamo che sotto quegli indumenti che celano completamente corpo e viso non c'è nessuno.
C'è un uomo invisibile perché nessuno vede le criticità del sistema e della persona: dai carichi di lavoro eccessivi al burnout, dalla retribuzione tra le più basse d'Europa ai pensionamenti che non vengono integrati per il blocco delle assunzioni, dai fondi tagliati alle ore straordinarie non pagate sino alle strutture antiquate.
Eppure nonostante l'invisibilità il medico Uomo Invisibile resta al suo posto a fare il suo dovere per tutelare la salute delle persone.
È un video incisivo, impattante. Senza mezzi termini e senza fraintendimenti. Rifletto che potrebbe e dovrebbe esserci un infermiere al posto del medico. I problemi che, affliggendoci e annichilendoci da troppo tempo, ci fanno sparire sono gli stessi. Non c'è alcuna differenza. Eppure non ci siamo, né con uno spot tutto nostro né accanto alla figura del medico. Come lo siamo ogni giorno.
Sarebbe stato bello lanciare insieme il messaggio che in fondo stiamo sparendo tutti, non soltanto i medici. Il personale del SSN è costituito da vari profili ma ancora una volta fa tristezza constatare che ogni professione sanitaria fa per sé e va da sola. Come a voler mettere sempre quella sottile distanza tra la dirigenza medica unita ed il comparto mai compatto. L'amara sensazione, purtroppo, è che, mentre andiamo un po' allo sbando senza adeguate risorse nemmeno per tirare avanti, ormai non ci si mette neanche più le pezze per un rattoppo. Sono finite pure quelle. Restano solo i buchi e gli strappi, quelli sì ben visibili.
Sarà la tuta bianca con la riga celeste che fa tanto Covid made in China. Sarà che la indosso da quasi mille giorni. Sarà che il fonendoscopio è anche uno strumento appeso al collo degli infermieri. Sarà che il sistema sanitario nazionale è casa comune ed amata delle professioni sanitarie. Sarà che le denunce dei medici sono anche le nostre, le viviamo e le vediamo insieme. Mi scorgo, invisibile, in questo video, anche se sono un infermiere.
Quelle parole ben dette potrebbero essere le nostre, che certamente avremmo saputo dirle con la stessa eloquenza ed incisività. Abituati come siamo a parlare semplicemente alle persone, per farci intendere e per comprenderle, avremmo certamente fatto la nostra bella figura in un video dell'Infermiere Uomo Invisibile. Non abbiamo niente di meno dei medici. Se ci credessimo davvero, forse saremmo più visibili persino a noi stessi.
Estendendo il concetto dell'invisibilità, mi viene da pensare che ci sono tanti invisibili a questo mondo. Lo siamo un po' tutti anche se a tratti diventiamo, per qualche motivo e per qualche momento, visibili. Quando cerchiamo di essere meno anonimi. O di essere qualcuno per qualcun altro. Condividere l'invisibilità rende meno buio il vuoto che abbiamo dentro o il nulla che abbiamo intorno. Ma se l'essenziale è davvero invisibile agli occhi, allora l'invisibilità assume una dimensione buona in cui ritrovarsi e una condizione in cui cercare quello che è più vero e di cui abbiamo realmente e semplicemente bisogno per stare bene.
A volte non è un male essere invisibili. In un mondo dominato dall'informazione di massa, sono le notizie e le immagini a rendere visibili fatti e persone che capitano e vivono distanti da noi rendendoli vicini, attuali, d'interesse. La straordinaria potenza della comunicazione dei mass media dà sostanza a ciò che sarebbe altrimenti invisibile, perché non conosciuto e non visto. La visibilità, quando è ben vista e usata bene, ha la forza oggigiorno di arrivare ovunque e di avvicinare la realtà e la vita delle persone interconnesse.
Diventa invisibile persino la notizia, quando diventa vecchia e non fa più notizia
Oppure capita quando non ascoltiamo, non leggiamo, non ci informiamo. C'è gente che vive senza guardare i tg, passano giorni senza sapere quel che succede nel mondo. Così diventano invisibili le guerre, i fenomeni climatici estremi, le tragedie, le crisi, le pandemie. E le cose belle che sempre succedono. Dopo dieci mesi e dopo il devastante impatto emotivo iniziale, è diventata invisibile la guerra in Ucraina. Sono i reportage dei giornalisti a renderci ancora visibili volti e nomi, immagini e storie. A rendere visibile l'invisibile. Per chi ancora vuole vedere l'essenziale.
Paradossalmente, nonostante la notizia "twittata" nei giorni scorsi, è invisibile Hamid Ghareh Hasanlou, il medico iraniano che aspetta la sua condanna a morte a Teheran. Forse qualcuno ne conosce la storia se ha sentito sul social il disperato messaggio dei suoi colleghi di tutto il mondo per salvarlo. È un flashmob in mezzo ad una infodemia, a volte lo si coglie per caso. E in fondo non lo conosciamo, non sappiamo neppure se la sua sorte si sia già compiuta.
Sono invisibili gli studenti iraniani che sono già stati impiccati per aver difeso non soltanto la memoria di una donna ma la libertà di tutte le loro madri, mogli, sorelle. L'ultimo invisibile appeso al gancio di una gru, all'alba e dopo le preghiere del mattino, è Majidreza Rahnavard, 23 anni. Sono invisibili i nomi dei 44 bambini uccisi per le strade dalla polizia della morale durante le manifestazioni di protesta contro il regime.
Sono invisibili tutte le donne in ogni parte del mondo, dall'Afganistan all'America, che chiedono diritti umani inalienabili. Sono invisibili gli immigrati, non soltanto quelli raminghi per mare e fuggiaschi sulle rotte balcaniche, ma anche quelli agli angoli delle strade delle nostre città. Passo accanto ogni mattina a quel giovane africano, fermo per ore sotto il palo della segnaletica, lo guardo senza vederlo nella fretta delle mie scarpe. Mi è invisibile a tratti, è visibile se mi ritorna in mente a casa.
Era invisibile il ventenne morto di freddo nella notte di Bolzano qualche giorno fa, accucciato addosso ad una parete della stazione dei treni. Non lo vedeva nessuno e non perché fosse raggomitolato sotto uno straccio di coperta gelata. Sono solo alcuni degli ultimi invisibili delle cronache della settimana. Invisibili che diventano visibili l'attimo in cui viene data la notizia. Poi scompaiono, come il medico nel video.
Si scompare ogni volta che una denuncia sociale cade nel vuoto delle promesse. O nel dimenticatoio della memoria, dopo una intensa ma istantanea emozione di rabbia e di sdegno. Che poi si spegne bruciante senza accendere niente. Forse siamo visibili soltanto a noi stessi o forse siamo ignoti persino alla nostra intima natura.
Rendere visibili vuol dire mostrare, svelare, rivestire di luce e di conoscenza qualcosa che ci sta a cuore. Che è importante. Che ha valore. Che merita. Che ne vale la pena. Anche se fa male., anche se è brutto da vedere. Anche se non ci piace. Essere visibili è un riconoscimento dell identità e della dignità di ogni essere umano, oltre che di ogni buon lavoratore.
MaxGen76
59 commenti
Completamente d’accordo!!!
#1
Buon giorno sono Max, infermiere da 15 anni, ho vissuto la pandemia in prima linea come tanti di noi! C’erano gli infermieri accanto al paziente pronti ad intervenire tempestivamente! O per una videochiamata con i famigliari, una parola di conforto, o peggio a dare l’ultimo saluto ai malati per poi occuparci delle salme chiudendole in sacchi di plastica cospargendoli dapprima con la candeggina prima di tirare su la lampo…! Retribuzioni? ne parliamo? Stipendi di poco superiori a coloro che hanno ottenuto un attestato con la terza media, come se fatto apposta per distaccare la categoria di ONNIPOTENZA con il resto degli operatori sanitari tra cui noi (perché ne condividiamo il comparto indebitamente!). Lo stipendio di un medico parte da 2300€ fino ad arrivare a 5000€ in base all’ anzianità di servizio e di specializzazione! Noi infermieri specializzati o meno, con tutto l’iter di studi di 10 anni, percepiamo stipendi simili, gli stessi incarichi e le stesse “mansioni”, senza trascurare che in più, assolviamo incarichi PER LEGGE non pertinenti alla professione (per esempio le mansioni igienico domestico alberghiere!). Per non parlare poi dell’odioso vincolo d’esclusività! Proviamo per un attimo ad immaginare se dovessimo incrociare veramente le braccia, eludendo anche la precettazione alla quale incorreremmo, diventando REALMENTE INVISIBILI, cosa accadrebbe REALMENTE? Immaginiamo poi di lasciare ai soli medici la gestione di tutto l’ospedale, aggiungendo sulle loro spalle il nostro fardello! Non si paralizzerebbe tutto il SSN? Per ciò che riguarda il loro video tendenzioso, beh ai posteri l’ardua sentenza! L’importante è che per il 20º anno consecutivo, siamo PRIMI IN CLASSIFICA, con distacco vertiginoso dai medici ad essere considerati dalla popolazione nazionale PER ONESTÀ ED ETICA DELLE PROFESSIONI DIC 2021! Quindi la GENTE INFORMATA sa chi siamo! Non basteranno ne video, film e ne serie tv per oscurarci! Però chiederei con garbo alla FNOPI di svegliarsi un po’!