L’infodemia è avvenuta anche per la pandemia Covid-19 e la disinformazione alimentata da voci, stigma e teorie del complotto può avere implicazioni potenzialmente serie sull’individuo e sulla comunità. Ad esempio, si stima come solamente la voce sull’assunzione di alcol ad alte concentrazioni come cura per il Covid-19 abbia causato la morte di 800 persone e il ricovero di quasi 6.000. In tutto il mondo sono stati segnalati atti di stigmatizzazione nei confronti di personale sanitario, persone asiatiche e persone positive. Per non parlare, poi, di tutte le teorie del complotto emerse in questi mesi.
Infodemia e Covid-19, quanti danni per la salute di tutti
Il termine infodemia, definito come una sovrabbondanza di informazioni - alcune accurate e altre no - che rende difficile per le persone trovare fonti affidabili e una guida affidabile quando ne hanno bisogno
, è stato coniato per classificare alcune delle caratteristiche comuni delle dicerie, stigma e teorie del complotto durante le emergenze di sanità pubblica.
Il segretario generale delle Nazioni Unite ha identificato le voci relative al Covid-19 come un nemico globale dato che in tutto il mondo sono state segnalazioni di voci (informazioni non verificate che possono essere ritenute vere ma che in realtà dopo una verifica risultano completamente false), stigma (processo socialmente costruito attraverso il quale una persona può sperimentare la discriminazione e la svalutazione nella società) e teorie del complotto (convinzioni esplicative su un individuo o un gruppo di persone che lavorano in segreto per raggiungere obiettivi dannosi) legate alla pandemia Covid-19.
Le emergenze di salute pubblica sono tempi stressanti per le persone e le comunità e gestire le voci, dissipare la disinformazione e le teorie del complotto e mitigare la paura e lo stigma diretti verso le persone e i luoghi colpiti sono essenziali per la preparazione e il controllo della pandemia.
Le agenzie sanitarie internazionali, compresa l’OMS, hanno riconosciuto dicerie, stigma e teorie del complotto come minacce emergenti per la preparazione e il controllo delle pandemie e, pertanto, raccomandano misure di monitoraggio e controllo sistematiche.
In questo, Facebook, Twitter e i giornali online sono stati identificati come le migliori piattaforme per monitorare la disinformazione e dissipare voci, stigma e teorie del complotto tra la gente in generale.
Sin dalle prime fasi della pandemia gli utenti dei social media hanno svolto un ruolo in tutte le fasi della traduzione della conoscenza, comprese morbilità e mortalità per Covid-19, interventi, diffusione di voci e teorie del complotto, riportando spesso stigmatizzazione degli eventi.
Per questi motivi alcuni ricercatori hanno seguito ed esaminato le voci, lo stigma e le teorie del complotto relative al Covid-19 che circolano sulle piattaforme online, inclusi i siti web delle agenzie di stampa, Facebook, Twitter e giornali online, cercando di valutarne l’impatto sulla salute pubblica.
Dicerie legate al Covid-19
Tra tutte le categorie di infodemie che sono state monitorate, le voci erano le più diffuse. La maggior parte delle voci che circolano in rete sono relative alla malattia, alla trasmissione e alla mortalità del Covid-19, seguite da interventi incentrati sulla prevenzione delle infezioni e sulle misure di controllo. Ci sono state segnalazioni sul consumo di aglio, sul mantenimento della gola umida, sulla necessità di evitare cibi piccanti e sull’importanza di assumere vitamine C e D per aiutare a prevenire la malattia. Inoltre, sono state segnalate voci secondo cui l’irrorazione di cloro potrebbe prevenire l’infezione da coronavirus.
Oltre a cibo e vitamine per aumentare l’immunità, alcune voci hanno riguardato alcuni possibili trattamenti come soluzioni minerali miracolose che prevedevano la miscelazione di una soluzione di clorito di sodio con acido citrico o l’assunzione di candeggina o alcol per curarsi o per aumentare la propria immunità.
Altre voci legate alle cure giungevano da persone che assumevano tè assieme a urina o sterco di mucca (India), urina di cammello e calce (Arabia Saudita) e piante medicinali (Africa). Infine, il fatto che non riuscire a trattenere il respiro per più di 10 secondi potrebbe aiutare a diagnosticare l’infezione da coronavirus è stato un diffuso mito popolare circolante.
Stigmatizzazioni del Covid-19
In diversi paesi, molte persone - inclusi gli operatori sanitari - sono state vittime di bullismo, insultate o hanno subito discriminazioni da parte dei proprietari della loro casa e/o dei vicini.
Parecchi medici hanno deciso di trascorrere del tempo nei bagni degli ospedali perché hanno perso i loro appartamenti o non potevano entrare negli appartamenti a causa dell’ostilità delle persone della loro comunità. In Australia, un operatore sanitario con origini cinesi è stato stigmatizzato in ospedale da un paziente che ha allungato la mano e poi ha fatto una battuta: Probabilmente non dovrei stringerti la mano, perché potresti avere il coronavirus
.
Assieme alla diffusione del virus, in diversi paesi sono emerse storie su diverse persone di origine asiatica che stavano subendo stigmatizzazione e colpa, tanto che alcune personalità di alto profilo hanno definito il virus come “virus cinese” o “virus Wuhan”. Il Wall Street Journal ha pubblicato un editoriale dal titolo “La Cina è il vero uomo malato dell’Asia”, mentre altri giornali hanno pubblicato titoli inappropriati sulla necessità che gli studenti cinesi stiano lontano dalla scuola, come un giornale australiano che ha pubblicato un articolo dal titolo “I bambini cinesi restino a casa”. Di conseguenza, diverse sono state le segnalazioni di attacchi razziali verbali e fisici contro persone di origine cinese.
Oltre a tutto ciò, ci sono state molteplici segnalazioni di molestie fisiche e attacchi violenti nei confronti di operatori sanitari, persone di origini asiatiche, persone in quarantena o persone che nelle prime fasi della pandemia sono state evacuate da Wuhan. Ad esempio, in Ucraina la popolazione locale ha bloccato la strada e lanciato pietre contro gli autobus che trasportavano 82 passeggeri evacuati da Wuhan.
Infine, sono stati segnalati anche casi di morte associata allo stigma. Ad esempio, un uomo in India si è suicidato a causa dell’idea sbagliata di avere un’infezione da coronavirus e i membri della sua famiglia hanno affermato come avesse un senso di colpa e vergogna per aver contratto Covid-19 e che pensava di poter trasmettere il virus ai membri della famiglia, non riuscendo a reggere all’impressione di come la società attorno a lui avrebbe potuto reagire.
Teorie cospirative sul Covid-19
Sin dalle primissime fasi pandemiche sono circolate diverse teorie del complotto in Cina, Iran, Russia, Regno Unito e Stati Uniti, e alcune di queste erano già diffuse a livello globale. Una di queste teorie suggeriva che il Covid-19 fosse un’arma biologica e che il virus fosse stato progettato da agenzie internazionali. Alcuni sostenevano inoltre che più paesi avessero prodotto e diffuso il virus in Cina come parte di una guerra economica e psicologica contro questo stato.
D’altra parte, altri hanno affermato che il virus fosse stato prodotto in laboratorio come parte di un programma di guerra biologica cinese e che uno scienziato cinese lo avesse personalmente progettato al fine di utilizzarlo come arma.
Nelle fasi successive sono emerse anche numerose teorie del complotto riguardo allo sviluppo di un vaccino contro il Covid-19 o di un farmaco per la cura. Una delle prime teorie promosse era quella secondo la quale un vaccino contro questo virus fosse già stato inventato e che la pandemia non fosse altro che un tentativo di aumentarne la vendita. In Medio Oriente, alcuni funzionari governativi hanno identificato la pandemia come una cospirazione contro la cultura e l’onore di alcune città religiose in Iran. Un’altra teoria che è circolata nei social media era quella secondo cui la pandemia fosse uno schema di controllo della popolazione.
Le conseguenze dell’infodemia sulla salute pubblica
Le dicerie circolanti possono essere confuse come strategie credibili di prevenzione e controllo delle infezioni e avere implicazioni potenzialmente gravi se prioritarie rispetto alle linee guida basate sull’evidenza. Ad esempio, un mito popolare secondo cui il consumo di alcol altamente concentrato potesse disinfettare il corpo e uccidere il virus ha causato la morte di circa 800 persone e il ricovero di 5.876, mentre 60 hanno sviluppato cecità completa dopo aver bevuto metanolo come cura contro il coronavirus. Voci simili sono state riportate come causa di 30 morti in Turchia.
Allo stesso modo, in Qatar due uomini hanno ingerito un disinfettante per superfici o un disinfettante per le mani a base di alcol dopo l’esposizione a pazienti positivi al virus. In India, 12 persone (tra cui cinque bambini) si sono ammalate dopo aver bevuto liquore a base di Datura, un seme tossico, come cura per la malattia da coronavirus.
Oltre alle persone che singolarmente sono colpite dalla disinformazione, ci sono stati anche casi documentati di organizzazioni che hanno seguito consigli inappropriati e fuorvianti. Una chiesa in Corea del Sud, dove un flacone spray è stato utilizzato per spruzzare acqua salata tra i partecipanti della chiesa, ha provocato più di 100 casi di Covid-19 tra i presenti a causa degli spruzzi d’acqua contaminata. Questo in quanto l’ugello del flacone spray è stato messo nella bocca di un seguace, che è stato successivamente confermato come positivo, prima che lo facessero tutti gli altri senza che l’erogatore venisse disinfettato. Pratiche simili sono state osservate in altre chiese ortodosse nel mondo.
In riferimento allo stigma e al timore di discriminazione, questi due fattori potrebbero aver contribuito all’infezione associata all’assistenza sanitaria nell’Asia meridionale. Questo in quanto le persone positive potrebbero nascondere i loro sintomi o le storie di esposizione quando visitano gli ospedali, con il risultato che gli operatori sanitari che curano i pazienti con dispositivi di protezione individuale minimi hanno innescato infezioni associate all’assistenza sanitaria in Bangladesh. A causa della paura dello stigma, le persone evitano anche lo screening, fattore che potrebbe diffondere ulteriormente la diffusione del virus. Lo stigma associato ai pazienti Covid-19, principalmente correlato alla paura del contagio, ha portato a negarne l’ammissione negli ospedali in Uganda.
Infine, il numero crescente di casi di Covid-19, la carenza di operatori sanitari e risorse e il loro legame con la trasmissione nella comunità hanno provocato violenza non solo contro gli operatori sanitari, ma anche contro strutture sanitarie.
La diffusione di voci, stigma e teorie del complotto non riguarda solo gli individui, ma può anche avere conseguenze a livello sociale, compreso il sistema sanitario. La voce di un lockdown completo si era diffusa in diversi paesi del mondo, provocando un acquisto di panico che ha fatto aumentare i prezzi di alcuni beni essenziali, come maschere per il viso, disinfettanti per le mani e carta igienica, diventati in alcuni casi al di fuori della portata di molte persone. A causa dell’aumento dei prezzi e dell’estrema carenza dei suddetti prodotti, l’acquisto di panico può aver contribuito alla trasmissione ospedaliera e domiciliare del virus in diversi paesi del mondo.
La fiducia tra operatori sanitari e comunità è essenziale per affrontare la crisi pandemica. Tuttavia, le teorie cospirative possono portare a sfiducia nei confronti dei governi e degli operatori sanitari, provocando un impatto negativo sul comportamento delle persone. In precedenza, è stato anche dimostrato che le teorie del complotto possono motivare le persone a non farsi vaccinare o ricevere antibiotici.
Per questi motivi è necessario che, parallelamente alla lotta contro la diffusione del virus, i governi e le altre agenzie governative riconoscano e comprendano gli schemi delle voci, dello stigma e delle teorie del complotto circolanti relative a Covid-19, in modo da poter sviluppare messaggi di comunicazione del rischio appropriati.
Infine, è necessario che gli Ordini dei professionisti sanitari vigilino strettamente sull’operato dei propri iscritti, prendendo seri provvedimenti nei confronti di coloro che diffondono false notizie in ambito sanitario che potrebbero causare danni molto seri alla salute della popolazione. Questo in quanto un conto è che una voce o una teoria cospirativa arrivi da una persona qualsiasi, non esperta dell’argomento e dunque meno credibile, un altro è che giunga da un operatore sanitario, il cui ruolo è riconosciuto come autorevole dalla società.
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