Un numero infinito di vite, e un numero uguale di morti, riempiva il mondo
. Il pensiero dello scrittore Murakami mi fa pensare a quel che resta del mondo, alla fine di un altro giorno di pandemia, di lavoro a far tamponi e di viaggi miliardari nello spazio. Se fossi stata a bordo della navetta Blue Origin insieme a Capitan Kirk di Star Trek mi sarebbe venuta in mente questa frase nel guardare la Terra dalle stelle per due minuti. Che esperienza incredibile stare fuori dal mondo e lasciare il Covid laggiù. E quanto sono diverse le vite e le opportunità di alcune persone, anche in una Gaia pandemica, lontane anni luce da miliardi di altre.
Quel che resta oggi dopo 20 mesi di pandemia racconta una cruda realtà
Dagli ultimi dati OMS (fonte Health Emergency Dashboard, 11 ottobre) e del Ministero della Salute i morti totali nel mondo superano oggi i 5 milioni di cui 1,5 milioni in America Latina e i casi confermati sono oltre 237 milioni. Che i Paesi più colpiti sono Stati Uniti con 705 mila decessi e soltanto oggi 2225, l'India, il Brasile, il Regno Unito, la Russia con quasi mille morti al giorno e una copertura vaccinale soltanto al 30%. Che il contagio dilaga nell'Europa Orientale e che la quarta ondata è devastante in Romania.
Che ci sono stati ben 50 mila morti in 7 giorni nel mondo e che negli ultimi 14 giorni sono calati i contagi ovunque, tranne che in Europa e in Russia. Che negli Usa, ci sono stati nel 2021 più morti che nel 2020. Che l'Italia ha perso 131 mila italiani e che oggi si sono contati soltanto 2668 nuovi casi e 40 morti.
Che in Italia il quadro epidemiologico, forse per le politiche prudenti e più rigorose che altrove, sembra migliore anche se con una media di 30-50 morti/die dovremmo avere circa 20-30 mila casi al giorno, secondo le proiezioni matematiche confrontate con la situazione in Gran Bretagna, una discrepanza tra casi e decessi, come denunciato dal professor Crisanti, che si spiega forse con una minore capacità di testing e tracciamento rispetto agli inglesi.
Che ad oggi sono state somministrate oltre 6 miliardi di dosi di vaccino anti Covid-19, quasi tutte nei paesi sviluppati e che in Africa soltanto il 3,5% delle persone è vaccinata. Che nel mondo hanno completato la vaccinazione soltanto 2,8 miliardi di persone e che altre 3.7 miliardi hanno almeno una dose.
Siamo in 9 miliardi. Soltanto il 35,9% delle persone ha una vaccinazione completa. L'Oms denuncia che l'obiettivo di vaccinare tutti è lontanissimo dall'essere raggiunto entro la fine del 2022. Che l'immunità di gregge, come denunciato anche dalla Fondazione Gimbe, non esiste ed è soltanto una chimera poiché troppe persone non sono vaccinate.
Dalle mappe interattive dell'OMS, della John Hopkins University e della ECDC e dai Report Internazionali con i dati forniti ogni giorno dagli Stati, si evidenzia come la pandemia sia ancora ben diffusa nel mondo e con diversi e variabili gradi di rischio. Il Centro Europeo per la prevenzione e il controllo delle malattie colora oggi l'Italia di verde, quindi a basso rischio, ma Veneto ed Emilia-Romagna diventano gialle. Di molte parti del mondo non ci sono dati certi, la reale situazione epidemiologica è sottostimata.
Stasera, prima della fine del turno, ho sentito alcuni infermieri, che collaborano con me, dire che il nostro lavoro al Punto Tamponi è concluso se non inutile, perché con l'1% dei contagi, la pandemia è finita. Pertanto, non ha più senso fare tamponi, tanto meno per il green pass.
Ho pensato che fosse la stanchezza a far elaborare certe insulse considerazioni, quindi ho riportato cifre e fatti in giro per il mondo per sottolineare che qui la situazione può essere considerata al momento sotto controllo con una copertura vaccinale dell'80%, ma che la pandemia è ben lontana dall'essere dichiarata finita se prima non scompare il virus grazie ad una vaccinazione di massa globale accompagnata dalle misure anti contagio.
Guidando verso casa in mezzo ad un traffico pazzesco, peggiore di quello anti Covid, ho pensato che se anche gli infermieri non capiscono quel che sta capitando e come gira il mondo e cosa dice la scienza, allora, mi son detta, cosa vuoi che capisca la maggioranza delle persone qui fuori? Forse soffrono in tanti di infodemia, la nuova patologia correlata a Sars-Cov-2.
Letteralmente una epidemia di informazioni - si tratta della circolazione di una quantità eccessiva di dati e notizie - spesso non affidabili e fuorvianti, che rendono difficile la conoscenza di un argomento per la difficoltà di individuare fonti affidabili. Alla luce della sofferenza cognitiva che sento in giro, credo che molti neppure si informino o abbiano smesso di farlo.
È un argomento che ha stancato, esasperato, saturato. Io credo di saper documentarmi su fonti accreditate. Per infermieri che hanno studiato metodologia della ricerca, che devono avere pensiero critico e visione olistica per capacità professionali, che devono stare dentro al problema per mandato e necessità di tutela della salute pubblica, che hanno l'obbligo di aggiornarsi ed informarsi per saper fare e saper educare, trovo che azzardare a dire con convinzione, se non con leggerezza, che la pandemia è finita è assai preoccupante. Forse non si informano con le mie stesse fonti o non hanno la mia stessa percezione del problema. Siamo fatti di teste diverse, ma i dati sono chiari ed inequivocabili; forse l'analisi dei fatti può avere interpretazioni diverse a seconda della proiezione delle personali prospettive.
Pensare che la pandemia sia finita è immorale
Ad avvalorare la mia idea a tarda notte, così da non farmi sentire fuori di testa e fuori dal mondo, è la dichiarazione di un portavoce dell'Organizzazione della Sanità secondo il quale è immorale e stupido, da parte dei Paesi ricchi, pensare che la pandemia sia finita. La stanno soltanto tenendo sotto controllo grazie alla campagna vaccinale. È immorale, perché non c'è equità nell'accesso e nella distribuzione dei vaccini.
È immorale, perché ci si permette il lusso, pur essendo dei privilegiati, di rifiutare la propria dose mentre altri tra i poveri non la possono avere neanche pregando e muoiono. Europa ed America hanno acquistato la maggior parte delle dosi e, pur avendone a disposizione in eccesso con il rischio che scadano senza essere utilizzate, non le destinano (se non in percentuale ridicola) ai paesi più poveri.
È stupido, perché sembra non si rendano conto che avere ancora miliardi di persone non vaccinate in estese e popolose aree geografiche del Pianeta non li rende immuni dal Covid-19, che potrebbe mutare presto in una più pericolosa e contagiosa variante in grado di annullare la copertura della prima e della seconda dose. Dicono che sia soltanto questione di tempo. Persino la terza somministrazione - che l'Oms al momento non approva perché non ha senso farla se prima gli altri non hanno fatto nemmeno le altre due - potrebbe risultare acqua fresca di fronte ad una variante che nasce dalle popolazioni non vaccinate. E allora tutto lo sforzo del mondo, da quando la scienza ha scoperto la formula del vaccino, risulterà vano e ricomincerà tutto daccapo.
L'Oms si dice indignato per le disuguaglianze nella distribuzione delle dosi di vaccino a livello globale, nonostante il programma di cooperazione Covax. La definisce “apartheid vaccinale”. Si dice allarmato per la cecità del mondo ricco tale da non capire che la pandemia finirà soltanto quando ogni persona ovunque - e sottolinea ovunque - avrà accesso alla vaccinazione, oltre a cure adeguate e tempestive.
Ha denunciato come in molti Paesi manchino ancora dispositivi di protezione individuali, farmaci, ventilatori, ossigeno. In un mondo virale che ha ripreso a girare vorticosamente, anche se non completamente a regime, con una notevole mobilità delle persone tra vari continenti che non hanno uguale copertura vaccinale e con diversi quadri epidemiologici, non si può assolutamente dichiararsi fuori pericolo.
Nessuno è sicuro, finché non lo siamo tutti
No one is safe, until everyone is safe
, nessuno è sicuro, finché non lo siamo tutti
. È l'appello dell'Oms contro la disparità vaccinale. Europa ed America hanno ricevuto e somministrato più vaccini, restano drammaticamente indietro Asia Oceania Africa.
Perché è così tanto difficile capirlo, mi chiedo. È sotto gli occhi di tutti, basta aprirli. Forse non lo si vuole più vedere né sentire tutto il dolore del mondo. Secondo l'Oms si tratta di egoismo. In effetti le persone dei paesi sviluppati si comportano come se fosse davvero finita o fosse soltanto marginale ormai. Come avessero dimenticato tutto. Non solo il lockdown, che mai il mondo si era fermato prima, ma hanno dimenticato i morti.
L'orrore che è stato qui e che adesso è altrove, ma non è passato. Forse ne hanno visto troppo e lo vogliono rinnegare come meccanismo di difesa per andare avanti senza voltarsi indietro. È umano, per ciascuno di noi, volersi riprendere la vita e tornare a vivere, ma diventa immorale nel momento in cui per andare avanti si dimentica l'umanità per chi resta indietro, senza fiato per respirare. Si dimentica il passato che è soltanto ieri. Si dimentica in nome di una pizza, delle ferie, del business. Mio Dio, si parla solo di Covid. E basta con questa dittatura sanitaria
. Sento dire da tanti e non solo alla tv. È terrificante.
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