Sarà un anno ricco di appuntamenti questo 2025. In primo luogo, è l’anno del Giubileo Universale della Chiesa cattolica. Papa Francesco ha già dato il via all’Anno Santo aprendo non una, ma ben due porte. La prima in Vaticano e la seconda all’interno del carcere di Rebibbia. Un messaggio forte, non privo di valore che conferma la vicinanza del pontefice alle periferie della terra, le stesse da cui lui proviene, invise ai signori del mondo che rimpiangono i predecessori di Francesco e la loro capacità di dare rigidità morale alla Chiesa di Pietro e legittimare profitti, dittature, moralismi di sorta, discriminazioni e molto altro ancora. Il Papa venuto dal Cono Sud non ha dimenticato le sue origini, anche se, il Giubileo del 2025 rischia, a detta di diversi osservatori, di essere l’ultimo, prima di prevedibili scismi da parte di chi guarda già ai muscoli trumpiani, e non solo.
2025, quello che verrà (?)
Al di là delle belle immagini elegiache, però, anche lo stesso Giubileo sembra dimenticarsi delle periferie del mondo, in particolare quelle romane, dove gli affitti e la viabilità, gli sfratti e il costo della vita, sono impazziti, proprio per far trovare l’Urbe pronta ad accogliere al meglio (spremere?) il flusso turistico previsto.
Gli ultimi e i paria della Capitale si ritrovano così ancor più senza garanzie abitative, sbattuti per strada, con la possibilità di muoversi resa più difficile proprio per loro che invece danno vita e sostegno ogni giorno alla città eterna, a favore dei nuovi barbari pronti a calare sulla capitale e a riempire le finanze di Papa Francesco.
Il 2025 sarà anche l’anno che vedrà spiragli di pace concretizzarsi in una fine delle guerre in corso? Difficile dirlo. A Gaza, al di là dei vergognosi giochi semantici sul definire genocidio o guerra, la mattanza umana in corso, muoiono bambini, vecchi, malati, innocenti, donne, giornalisti, vite, e vite e vite ancora.
L’umanità, già morta da ben prima del 7 ottobre, ogni giorno di guerra che passa, ogni ospedale o sanitario ammazzato, irrobustisce la sua struttura di essere solo l’ombra, o meglio lo zombie, di quella specie animale cui tutti apparteniamo.
Oggi è a Gaza, domani perché non potrà essere da un’altra parte? E, presto o tardi, la legge dei soldi facili fatti con il terrorismo in divisa, busserà anche da Noi. Alle porte di questa Europa egoista e fallimentare, che ha mandato al macello migliaia di ucraini per vendere armi e conquistare territori di influenza in un risiko mortale già perso.
Ne saranno felici gli autocrati di ogni ordine e grado che, in questo 2025 vedranno rafforzato il loro potere: in Russia e in Ungheria, in Argentina e negli USA, presto in Germania, Francia e, per chissà quanto tempo ancora, in Italia, patria di duchi, granducati, duci e ducette, di ogni tipo. A destra e a sinistra, per intenderci.
Fuori da ogni facile retorica politica le previsioni di spesa della finanziaria confermano la sottomissione dell’esecutivo agli standard liberisti europei, incapace di gestire una crisi industriale che vedrà la chiusura di nuove fabbriche, e che subirà molto presto le scelte protezioniste dell’amico Trump.
Un esecutivo che sarà unicamente capace di continuare a garantire profitti e regalie alle élite, a fronte di una guerra permanente ai poveri e al welfare. Solo nel mondo sanitario tante sono le rimostranze già sollevate dall’associazionismo del Terzo settore (es. Acli) riguardo la contrazione di risorse, o da sindacati generali e di settore, riguardo stipendi di sanitari e investimenti a sostegno del sistema pubblico.
Già, la sanità pubblica anche in questo 2025 sarà sempre più indietro rispetto a quella privata cui, i signori del Palazzo, continuano a garantire sostegno finanziario ad ogni livello, anche se “qualcuna” ha detto che sono stati messi tantissimi soldi per la sanità pubblica italiana. Le lunghe liste di attesa che continueranno ad allungarsi sono la migliore risposta alle tante balle da regime che si trovano in giro.
Nel 2025 continueranno ad esistere il lavoro povero e l’abbandono scolastico, i femminicidi ed i morti sul lavoro, le discriminazioni e le morti bianche dei migranti, il moralismo e l’arroganza di stato, assieme ai continui tentativi della classe politica al potere di negare ogni tipo di realtà, di fatti, di ragioni ed argomenti (qualcuno direbbe evidenze scientifiche) pur di non disturbare i manovratori del Palazzo.
E poi se la realtà dice qualcosa di contrario e smaschera menzogne e fallimenti, basta stravolgerla, riscrivere la storia ed imprigionare la vita in logiche repressive e securitarie. Nulla di nuovo.
Il Bar Italia, con il suo analfabetismo funzionale continuerà a fare grandi affari, anche se le persone al suo interno saranno le stesse del 2024, del 2023, degli anni del bonapartismo renziano o dell’ultraliberismo di Monti e Draghi, mentre fuori ci sarà sempre più un numero maggiore di donne e uomini che non avranno più voglia di ascoltare balle di ogni sorta.
Ecco, la realtà di questo 2025, mostra il farsi ancora più evidente la consapevolezza dei più che questa democrazia partecipativa non permette più la partecipazione. Che a decidere sono sempre gli stessi da una parte, e a lavorare e a patire sono sempre i soliti, dall’altra.
C’è chi si chiede come rendere attrattiva la professione infermieristica o come far ritornare alle urne un terzo (o la metà?) degli italiani e delle italiane. In fondo basterebbe ridare un po’ di speranza di cambiamento, di alternativa, di orizzonti diversi rispetto al panorama mefitico e dominante di un pensiero unico che toglie prospettive e futuri, sia nelle tasche, sia nel cuore.
Nel 2025 l’ascensore sociale continuerà a restare fermo. Se non peggio, iniziando, o accelerando una discesa verso il basso, per molti di coloro che si sono illusi di conservare il loro piccolo status sociale sacrificando quello degli altri.
Scadenze storiche di questo 2025
Ed allora se all’inizio di un nuovo anno spesso ci si sollazza con riferimenti ad anniversari di ogni tipo, una piccola lista delle “scadenze storiche” di questo 2025 può essere utile per coltivare la memoria, il senso di non restare da soli, la voglia di solidarietà ed inclusione, l’utopia e l’orizzonte perduto di una vita da vivere liberi dai bisogni e liberi con i sogni, propri ed altrui.
Sul centenario della legge per la formazione infermieristica ci si dovrà ritornare con maggiore attenzione. Per il momento non resta che rinnovare l’augurio di Buon 2025 a tutte e a tutti.
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