Molte immagini hanno accompagnato la fine del 2024, un anno troppo denso di orrori, così grandi per un mondo così piccolo. Due istantanee in particolare, fra le tante, toccano l’animo generale, ma in particolare quello dei sanitari. Sono quelle che mostrano l’evacuazione dell’ospedale Kamal Adwan di Behit Lahia, nel Nord di Gaza. L’operazione militare dell’esercito israeliano ha portato alla definitiva distruzione ed evacuazione dell’ospedale. La prima foto mostra una fila di persone seminude che attraversa un mondo in macerie. Non si vedono i militari o i tank che li minacciano. Non si sentono le grida dei pazienti e dei sanitari che hanno freddo e stanno male.
L’immagine però riesce a trasmettere tutto questo
Un comunicato ufficiale israeliano precisa che, nell’operazione, sono stati arrestati 240 terroristi all’interno delle mura del nosocomio.
Ma la realtà è un’altra nelle parole di un infermiere, Ismail al Kahlout: Non ci hanno dato acqua, né consentito di usare il bagno. Viviamo nell’umiliazione, siamo esausti, basta1
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Una decina di sanitari sono morti nel tentativo di domare l’incendio sviluppatosi in una parte dell’ospedale distruggendo l’area dell’emergenza, quella delle sale operatorie e diversi laboratori.
L’altra immagine simbolo è quella del Dott. Hussam Abu Safiya, pediatra e Direttore sanitario dell’ospedale. Lo si vede con il camice bianco, di spalle, mentre si muove in mezzo alle macerie, in direzione di due mostri d’acciaio che lo tengono sotto tiro.
Il medico è stato arrestato e, al momento attuale, di lui non si hanno più notizie.
La foto è molto simile ad un’altra che parla sempre di morte, genocidio, distruzione, guerra e deportazione: quella della locandina del film “Il pianista” del 2002 di Roman Polanski2, con Adrien Brody nella parte di un pianista ebreo che riesce a sopravvivere all’odio razzista dei nazisti; quelli di ieri.
L’attacco all’ospedale.
L’ultimo rimasto in funzione nella martoriata striscia di Gaza, si inserisce in un contesto dove ormai l’orrore della guerra travalica il senso di assuefazione per un mondo senza empatia, obnubilato in una pietas umana anestetizzata anche davanti alla morte per freddo di cinque neonati cui, evidentemente, mancava anche il semplice calore della Palestina in cui si colloca il presepe della Sacra famiglia, lo stesso difeso con strenuo piglio dai chiacchieroni nostrani, ma affatto rivendicato per i profughi della martoriata Terra Santa.
Nonostante ciò, non poche voci si sono alzate per condannare l’ennesimo attacco ad una struttura sanitaria palestinese, in una guerra asimmetrica che finora ha causato direttamente la morte di oltre 45.000 vittime fra i gazarioti ed almeno quattro volte di più, secondo gli esperti, decessi per fame, malattie, freddo, etc.
Fra le voci che si sono levate è decisamente degna di nota quella della FNOMCeO ad opera del suo presidente – Filippo Anelli – che, in un comunicato del 27 dicembre scorso ha espresso la ferma condanna della guerra condotta contro le strutture sanitarie3, ricordando l’obbligo di rispettare la Convenzione di Ginevra, salvaguardare il personale sanitario il quale si fa portatore dell’eroismo della normalità che è il senso delle professioni sanitarie […] presenti sullo scenario di guerra per salvare vite umane e alleviare sofferenze
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Viene ricordato poi il monito di Papa Francesco a non voltarsi dall’altra parte di fronte all’orrore della guerra che distrugge scuole ed ospedali e – sempre nel comunicato della FNOMCeO - si esorta il Ministro degli esteri italiano a: […] intervenire nei confronti del Governo israeliano per sottolineare l’impegno al rispetto delle Convenzioni di Ginevra e alla salvaguardia del personale medico e sanitario
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