Lei si chiama Elisabeth. È un’infermiera in pensione. Per anni ha lavorato presso l’ospedale di Dundee, in Scozia. Qualche giorno fa ha lanciato un grido di denuncia, alto per quanto straziante, soffocato dalla potenza con cui i rumori di una guerra riescono a soffocare qualsiasi ragione di vita. Elisabeth si è trovata bloccata in Palestina, nella striscia di Gaza, mentre con il marito, Maged, era in visita presso la sua famiglia.
Le persone sono bloccate in ospedale e bombardano
Molte sono state le voci che si sono levate a difesa di una maggioranza di innocenti che sta pagando per i crimini di una banda di terroristi.
Ha visto il crescere degli orrori dei bombardamenti e il montare del terrore verso l’imminente operazione di guerra annunciata dal governo israeliano.
Elisabeth, come altri osservatori internazionali, ha affermato che è in atto una strage di civili dalle dimensioni orrende, nei fatti una catastrofe umanitaria per la popolazione del territorio amministrato – in maniera dittatoriale - da Hamas.
Tutti sanno che la striscia di Gaza è un piccolissimo fazzoletto di terra fra i più densamente popolati al mondo. L’ultimatum del governo israeliano vorrebbe che più di un milione di persone si muovesse verso sud, in un esodo di massa che preannuncia sciagure e disastri. Un quadro già visto.
Quando negli USA furono deportati i nativi nelle varie ed inospitali riserve. Quando in Anatolia prese il via il genocidio contro gli armeni. E quando, in Europa, milioni di ebrei furono deportati nei campi.
Elisabeth ha affermato: Dove sono i cuori delle persone nel mondo, per lasciare che ciò accada al giorno d’oggi? Dov’è l’umanità? Le persone sono bloccate in ospedale e bombardano . La popolazione di Gaza per il 50% è composta da bambini e l’80% dei palestinesi vive in condizioni di povertà.
L’infermiera in pensione ha ricordato che: […] la punizione collettiva di 2,2 milioni di abitanti di Gaza semplicemente non può essere giustificata . Le stesse Nazioni Unite hanno definito devastante l’ultimatum del governo di Netanyahu.
E sono decine i commentatori occidentali che hanno sottolineato come all’orrore terroristico della strage provocata da Hamas e ai suoi ricatti fatti sulla pelle degli ostaggi israeliani, una operazione di terra non risolverà niente.
Anzi, come tutte le guerre, peggiorerà la situazione. Una tragedia già vista in Ucraina dove le ragioni dei contendenti sono pesate sulla bilancia degli armamenti, da un lato e sul sacrificio delle vite di chi non è abbastanza ricco da fuggire dalla guerra.
Elisabeth ha alzato la sua voce, sperando che, come donna, infermiera ed anche come suocera del Premier di Edimburgo, possa essere maggiormente ascoltata. Già, Elisabeth è la madre di Nadia, giovane moglie palestino-scozzese di Humza Yousaf, leader del partito nazionalista scozzese a capo dell’esecutivo della regione del Regno Unito; quella che, assieme all’Irlanda del Nord, voleva rimanere in Europa.
Molte sono state le voci che si sono levate a difesa di una maggioranza di innocenti che sta pagando per i crimini di una banda di terroristi. Tra queste, c’è stata quella di un giornalista inviato della BBC Arabic – Adnan Elbush - che, mentre stava realizzando il suo servizio sulla situazione dell’ospedale Al Shiva, di Gaza City, è scoppiato a piangere di fronte allo spettacolo dei tanti morti e feriti presenti nella struttura e alla disperazione dei sanitari che non hanno più nulla : né personale, né medicine, né viveri, né posti letto.
Già dormire in terra, lungo i corridoi di reparti intasati oltremodo, per chi è sfollato, è una fortuna. Con il blocco dell’energia e la chiusura della fornitura di acqua la situazione nella struttura, come di tutta l’area, sarà destinata a peggiorare. Molti sanitari temono l’esplodere non solo delle bombe, ma di ogni sorta di epidemia visto il peggiorare delle condizioni socio-sanitarie della popolazione.
Presso l’ospedale di Al Awada la stessa direttrice di Medici senza frontiere ha affermato, in un tweet, che l’ultimatum di evacuazione dall’ospedale entro due ore è stato semplicemente oltraggioso.
Chi scrive non ha dubbi sui commenti che potranno originare le parole tracciate
La maggioranza delle persone è diventata, purtroppo, indifferente agli orrori della guerra, perché è qualcosa che riguarda sempre: “Quelli là”. Un cattivo sentimento che è presente da tempo e sembra essersi ben impiantato negli italiani e negli europei dimentichi degli orrori della Seconda guerra mondiale e, forse, già criminalmente indifferenti a partire dai genocidi fatti nella ex-Jugoslavia.
Ci sono poi coloro che non trovano di meglio che appellarsi, ad alta voce, al diritto di Israele di difendersi. Giusto! Un fatto che però riguarda Hamas e i suoi soldati. Riguarda la capacità di uno dei governi con il miglior servizio segreto al mondo di essere in grado di sapere in anticipo le mosse dei suoi nemici.
Riguarda, se si vuole, la possibilità del governo israeliano di impedire la vendita di armi e il sostentamento, in qualsiasi modo, di Hamas operata da non pochi paesi. Riguarda tanti fattori e tanti responsabili, ma non riguarda, e non può riguardare certo milioni di innocenti ed inermi esseri umani. Così è e così è sempre stato.
La storia sta lì a dimostrarlo. A ricordarci che i morti sotto i bombardamenti alleati a Dresda o a San Lorenzo, a Hiroshima o in qualsiasi altra città rasa al suolo in nome della democrazia, beh! Quei morti non erano certo responsabili delle colpe dei dittatori dei governi dell’asse nazi-fascista di quasi un secolo fa.
Il diritto di difendersi da parte di Israele non può non comprendere l’obbligo agire politicamente, militarmente ed economicamente al fine di prevedere un futuro di mediazione e di pace. Altrimenti si è solo di fronte alla vendetta di stato e basta. Legittima? Mah!
La storia dei potenti legittima da sempre massacri di ogni tipo con una precisa visione dicotomica: sono efferati quelli che subiamo noi, mentre sono inevitabili (ricordate la guerra chirurgica?) quelli cui sottoponiamo gli altri. Insomma, c’è sempre un Noi e un gli Altri (Quelli! qualcuno ama chiamarli). Alla fine, basta saperlo.
Basata chiarirsi su quale paradigma filosofico ci si voglia sintonizzare: quello dei macellai armati, di qualsivoglia parte, o quella di chi esercita in ogni maniera una professione di aiuto, un’azione di solidarietà, un atto di umanità.
Israeliani o palestinesi, medici, infermieri e sanitari degli ospedali dove sono arrivate le vittime degli attacchi terroristici di qualsivoglia parte, sanno dove sta la ragione. Come i loro colleghi ucraini e russi, o di qualsiasi altra patria da salvare nei bagni di sangue di un’umanità resa schiava di governanti assassini e corrotti, e di terroristi corrotti ed assassini parimenti.
E dunque nel giorno dell’anniversario del rastrellamento del Ghetto di Roma , di cui si è già scritto, con la consapevolezza che proprio in Israele maggiori sono state le critiche alle scelte belliche di Netanyahu, è giusto richiamare una strofa di una canzone di Francesco Guccini quale promemoria della gravità dell’oggi, con la consapevolezza delle tragedie passate, continuando a sperare in un qualche futuro migliore. La canzone è Auschwitz: Ancora tuona il cannone / Ancora non è contento / Di sangue la belva umana / E ancora ci porta il vento .
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