Nel cuore di Gaza City un ospedale cristiano anglicano è saltato in aria, con tutto il suo carico umano nel pieno della sua attività sanitaria ed umanitaria. L'Al–Ahlì Arabi Baptist Hospital è stato colpito la sera del 17 ottobre, aggravando la tensione mondiale per l'esplosione di un conflitto la cui furia, da una parte e dall'altra, sembra incontenibile. Il Ministero della Sanità palestinese denuncia un massacro di oltre 600 civili, soprattutto donne e bambini molti dei quali risultano ancora sotto le macerie.
Medici ed infermieri sono morti, come innocenti, con gli innocenti
L'uomo del mio tempo sembra dimenticare facilmente, troppo rapidamente, la barbarie e la violenza assassina ed irrazionale che guida le azioni di alcuni uomini .
Laddove prima c'erano feriti e malati distesi persino a terra su pavimenti insanguinati - che i letti non bastano per tutti coloro che cercano cure da dieci giorni - ora ci sono solo corpi, che i sacchi bianchi legati dalla parte del capo e dalla parte dei piedi non bastano a contenere.
Il personale sanitario è saltato in aria – insieme alle tante famiglie rimaste senza casa che avevano cercato in ospedale un riparo dalle bombe - mentre faceva i salti mortali per curare con scarsità di acqua, carburante, dispositivi medici e farmaci.
Mentre continua lo scambio di accuse tra Israele e Hamas sulla responsabilità della strage, Al-Jazeera ha diffuso un reportage in cui documenta un razzo della jihad islamica che, sbagliando il bersaglio, cade sull'ospedale.
Mentre si accertano le colpe, è esplosa un'ondata di rabbia nell'opinione pubblica araba che accusa Israele, insieme ai paesi Occidentali che lo appoggiano, per una disumana punizione collettiva . La violenza su entrambi i fronti è andata oltre i confini del Diritto Internazionale Umanitario.
Mentre le Nazioni Unite chiedono il cessate al fuoco immediato e l'apertura di corridoi umanitari per la popolazione assediata allo stremo, l'Organizzazione Mondiale della Sanità denuncia che la situazione è fuori controllo e peggiora ad ogni ora, preannunciando una catastrofe.
Si perde una vita umana ogni secondo
Secondo i dati di Save the Children, ogni 15 minuti muore un bambino nella Striscia. Tra i tremila morti palestinesi i bambini uccisi dalle bombe sono più di mille. Essi hanno lo stesso valore dei quaranta bambini ebrei decapitati con l'unica colpa di essere nati ebrei.
Non è la quantità a fare la differenza in una mattanza. Gli uomini si equivalgono. Il genocidio di 1400 ebrei in un giorno pesa tanto quello dei tremila palestinesi in dieci giorni. È sufficiente anche una vita soltanto, come quella del professore francese assassinato ad Arras in nome dell'integralismo e del fondamentalismo religioso.
E strappare dalle case e deportare centinaia di ostaggi non è una sorte meno angosciosa di una morte. La Croce Rossa Internazionale continua a richiamare al rispetto del DIU e dichiara di sentirsi, per la prima volta, impotente.
L'impatto emotivo è devastante . Con l'ultima razionalità che rimane viene da dire che non ci può essere pace, né in Medio Oriente né altrove nel mondo, quando si sterminano i bambini. In un campo di concentramento, in una città ucraina, in una Striscia, in un kibbutz. Il tempo della pace, anche la sua illusione, finisce nel momento in cui i bambini di ogni nazionalità vengono massacrati, presi in ostaggio, rapiti alle loro famiglie, deportati.
Non possiamo dimenticare i 16 mila bambini ucraini deportati in Russia. Quando si toccano i bambini e li si oltraggia - togliendo loro la libertà, l'innocenza, la vita – si annienta l'identità del popolo cui appartengono.
Quando si compiono atrocità sulla cosa più bella che l'uomo sa generare – la vita di un figlio - si uccide la parte migliore del genere umano. E tutti ci ritroviamo d'un colpo all'ultima volta che siamo stati bambini, con loro. Ospedali ed operatori sanitari, come i bambini, vengono brutalmente attaccati nel mondo ad ogni guerra. Gaza non è purtroppo il primo caso. I rapporti dell'Oms registrano attacchi a centinaia di strutture sanitarie soltanto in Ucraina .
Quando si uccide il personale sanitario, che per mission cura indistintamente tutti, significa che la violenza tra gli uomini ha raggiunto limiti intollerabili di aberrazione che tolgono ogni speranza all'umanità.
Così che l'uomo di oggi si ritrova davanti all'uomo del tempo di Salvatore Quasimodo. Sei ancora quello della pietra e della fionda, uomo del mio tempo. Eri nella carlinga, con le ali maligne, le meridiane di morte, t'ho visto. Dentro il carro di fuoco, alle forche, alle ruote di tortura. T'ho visto: eri tu, con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio, senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora, come sempre, come uccisero i padri, come uccisero gli animali che ti videro per la prima volta. E questo sangue odora come nel giorno quando il fratello disse all'altro fratello “Andiamo nei campi”. E quell'eco fredda, tenace, è giunta fino a te, dentro la tua giornata. Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue salite dalla terra, dimenticate i padri: le loro tombe affondano nella cenere. Gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore . (Uomo del mio tempo, tratta da Giorno dopo giorno, 1946).
Sembra che anche l'orrore, quando è troppo, generi anticorpi portando a dimenticare la storia. Come un'infezione, l'orrore rende immuni dall'orrore del morbo successivo così che il contagio dilaga senza fare troppo male.
Nessuno avrebbe mai pensato che qualcuno potesse ancora entrare nelle nostre case per portarci via ed ucciderci soltanto perché ebrei , ha dichiarato il presidente della comunità ebraica di Roma durante le celebrazioni nel ghetto in ricordo del rastrellamento di ottant’anni fa (16 ottobre 1943).
La senatrice Liliana Segre, deportata a 13 anni ad Auschwitz partendo dal binario 21 sotto la stazione ferroviaria di Milano in un carro bestiame, è sgomenta. Non avrei mai pensato di rivivere quei giorni . Tra i sopravvissuti allo Shoah emerge l'inquietudine di ritrovare nei fatti del 7 ottobre gli elementi di odio disumano di quell'epoca.
Ma Primo Levi, ebreo deportato ed autore indimenticabile di “Se questo è un uomo”, avvertiva che se comprendere è impossibile, conoscere è necessario, perché ciò che è accaduto può ritornare, le coscienze possono nuovamente essere sedotte ed oscurate, anche le nostre .
David Grossman, scrittore israeliano di fama mondiale, ha dichiarato che questa è una vita insopportabile, sia per gli israeliani che per i palestinesi. Io vi invidio, invidio la pace in cui siete nati, l'idea che neanche ci fate caso, al fatto di vivere nella pace .
E quindi siamo tutti israeliani. Siamo tutti palestinesi
Come da oltre due anni siamo tutti ucraini, anche se dopo 603 giorni di guerra l'opinione pubblica è stanca, la pietà inizia a scricchiolare e ci sono crepe nell'empatia. E siamo stati tutti francesi, dalle stragi di Parigi a quelle di Nizza e davanti ai licei ad ogni professore sgozzato.
L'ultimo, ad un giorno dal terzo anniversario del primo, sembra passato sottotono. Come ventidue anni fa siamo stati tutti americani. E ancor prima siamo stati tutti ebrei, anche se ci identifichiamo tardivamente con quei sei milioni che abbiamo sterminato considerandoli diversamente umani.
Lo abbiamo dimenticato? L'uomo del mio tempo sembra dimenticare facilmente, troppo rapidamente , la barbarie e la violenza assassina ed irrazionale che guida le azioni di alcuni uomini. Forse rimuove, cancella, ignora, semplicemente, per sopravvivenza, va avanti, senza guardarsi indietro e senza approfondire, riflettendo, quel che capita nel mondo sconvolgendolo.
È come se l'uomo del mio tempo non riuscisse a stare al passo di fronte all'incalzare di eventi drammatici - che non c'è mai un momento di pace e di un periodo libero da calamità naturali, disgrazie e crisi – che vanno assurdamente a mescolarsi con la cronaca più leggera.
L'antisemitismo è antico tanto quanto la storia dell'uomo, irragionevolmente. Serpeggia da sempre, anche lontano dalla Striscia. E sta riaffiorando drammaticamente, ovunque.
L'uomo del mio tempo è ancora una volta davanti all'orrore. Tutto dipende da come, stavolta, volgerà lo sguardo e con che animo e con quale memoria, individuale e collettiva, adopererà le mani. Con vari gradi di malvagità ed empatia, ciascun uomo del nostro tempo ne è moralmente responsabile, nel modo in cui si interroga e sceglie di agire.
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?