Fermate il massacro a Gaza. L'appello di medici e infermieri
Il 17 ottobre è stato bombardato l'ospedale battista Al Ahli di Gaza City .
Il famoso giornalista britannico Phillip Knightley, nel suo libro “Il dio della guerra ”, scrisse quasi cinquanta anni fa che la prima vittima di ogni guerra è la verità . Un fatto noto che non ridarà vita ai morti, serenità ai superstiti, pace ad una terra martoriata che merita il popolo degli uomini e delle donne che la abitano nonostante debbano subire violenza e corruzione, militarismo e sfruttamento, morte e distruzione, illegalità diffusa modulata dall’unica legge seguita: quella del più forte.
Verrebbe da chiedersi se la vita di un israeliano valga più di quella di un palestinese, ma non si può cadere nella trappola retorica degli stessi che intendono la politica come strumento di vendetta, oppressione e, soprattutto, profitto personale.
Il Segretario Generale delle Nazioni Unite Antonio Guterres ha precisato che le azioni terroristiche dei gruppi militari di Hamas non danno legittimità alla punizione collettiva in atto a spese della popolazione palestinese. L’immediato cessate il fuoco è il minimo che si possa chiedere.
Più passano i giorni e maggiore è la sensazione del bisogno urgente di una soluzione di de-escalation, invece di aspettare un attacco di terra che avrà esiti catastrofici. Tacciano le armi, finisca lo stato d’assedio per le popolazioni dell’area, tornino a casa gli ostaggi e si inizino negoziati per dare pace, dignità e futuro a tutta l’area.
In tal senso è interessante – per il piccolo mondo dell’italica repubblichetta - l’iniziativa portata avanti di un appello firmato da oltre un migliaio di sanitari, da parte di Medicina democratica , la quale chiede, di fronte all’emergenza umanitaria , di fermare immediatamente il massacro.
Medicina democratica è un’associazione storica nel panorama socio-sanitario italiano e da sempre è presente in prima fila per difendere i diritti e la salute dei più deboli, degli ultimi, dei lavoratori.
L’appello, sottoscritto da medici, infermieri, oss e altro personale sanitario, al momento in cui si scrive, è arrivato a 1738 firmatari . Pochi? Tanti? Più che altro: importanti, in quanto sottolineano come la difesa della salute passa per un coinvolgimento attivo nella difesa della società, dell’umanità, dei valori condivisi di tutti e delle diversità di tutti.
Quello di Medicina democratica non è il solo appello importante lanciato in questi giorni di guerra in Medio Oriente. Una presa di posizione arriva anche dall’ICN, l’International Council of Nurses, associazione internazionale che raccoglie la rappresentanza infermieristica di oltre 130 paesi.
Chiara è arrivata la condanna dell’ICN del bombardamento dell’ospedale di Gaza , di cui si riportano alcuni passaggi:
Il Consiglio Internazionale degli Infermieri (ICN) condanna con la massima fermezza il bombardamento dell'ospedale battista Al-Ahli a Gaza che ha ucciso centinaia di persone, tra cui pazienti feriti, operatori sanitari e sfollati. La presidente dell’ICN, Dott.ssa Pamela Cipriano, ha dichiarato: “L’ICN condanna ogni forma di violenza, di attacchi contro gli operatori sanitari, gli ospedali e le ambulanze che lavorano nelle zone di conflitto, il cui unico scopo è fornire assistenza, cure e conforto ai malati, ai feriti e ai morenti. Chiediamo a tutti i governi e i combattenti di sostenere le leggi internazionali che proteggono gli operatori sanitari coinvolti nella campagna […]”
Il CEO dell’ICN, Howard Catton, ha dichiarato: L’ICN si unisce ad altre organizzazioni internazionali nel chiedere un accordo urgente sull’attuazione di un passaggio sicuro per le popolazioni coinvolte nella violenza e l’attuazione di un piano per portare forniture mediche e aiuti umanitari a Gaza, dove il sistema sanitario sta subendo una devastazione, come dimostra quest’ultimo terribile attacco […] Deploriamo le violenze e i bombardamenti che hanno causato tanta morte e distruzione; siamo solidali con gli infermieri in prima linea; e chiediamo la pace e la riconciliazione
Sono ore tragiche quelle che si stanno vivendo a Gaza e in Israele
Ore che possono essere rappresentate, oltre all’enormità delle morti e delle distruzioni, anche da piccoli, ma non meno drammatici passaggi. Immagini, testimonianze, scritti o filmati di pochi secondi che fanno toccare quasi con mano il dolore.
In tal senso si può cogliere, una fra le troppe testimonianze, la disperazione di un’infermiera di Gaza , una settimana fa, dopo aver trovato il corpo del marito fra i morti di un attacco. E mentre il mondo occidentale sta dando il peggio di sé, con tanti piccoli e meschini episodi di bagarre da talkshow, fra i quali si possono ricordare attaccando il pensiero critico e solidale di un ebreo – Moni Ovadia – o escludendo una scrittrice palestinese – Adania Shibli – dalla fiera del libro di Francoforte, ci si può lasciare con un monito di speranza e di memoria storica e politica.
Ovvero quello legato alle parole, dette nel discorso televisivo di fine anno del 31 dicembre del 1983, da parte dell’ex-presidente della Repubblica Italiana, il socialista e partigiano Sandro Pertini: Una volta furono gli Ebrei a conoscere la “diaspora”. Vennero dispersi, cacciati dal Medio Oriente e dispersi per il mondo; adesso sono invece i Palestinesi. Ebbene io affermo ancora una volta che i Palestinesi hanno diritto sacrosanto a una patria ed a una terra come l’hanno avuta gli Israeliti .
Chissà, forse anche per queste parole, oltre che per essere stato fra i firmatari della condanna a morte di Mussolini, si possono trovare le vere ragioni da parte della maggioranza di governo della città di Lucca di aver negato la titolazione di una via al presidente partigiano. Una figura, fra le tante, irrinunciabile in un tempo in cui il fascismo delle armi, fra attacchi terroristici in Medio Oriente e in Europa, e le armi del fascismo un po’ ovunque, sembrano le uniche leggi a regolare questo brutto mondo.
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