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Rsa, carenza strutturale di figure professionali

di Redazione Roma

Tecniche Assistenza OSS

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Nelle residenze sanitarie mancano all’appello il 26% degli infermieri, il 13% degli Oss e il 18% dei medici a causa della carenza strutturale di figure dedicate e di una rivalità tra settore sanitario e sociosanitario nell’attrarre nuove leve. È quanto emerge dal quarto Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi - Essity, che ha coinvolto un campione di 598 persone con età media di 37 anni, e 24 Rsa in tutto il Paese. L’obiettivo da perseguire: fare sì che l’assistenza alle persone non autosufficienti diventi una priorità per l’Italia.

La carenza di personale nelle Rsa compromette servizi di assistenza

Il rischio di non autosufficienza comincia ad essere preso in esame già da giovani e organizzarsi in anticipo diviene, sempre di più, un aspetto prioritario. Ciò emerge dal quarto Rapporto Osservatorio Long Term Care Cergas Bocconi, sponsorizzato da Essity che ha coinvolto un campione di 598 persone (con età media di 37 anni) e 24 Rsa in tutta Italia. Nell’ambito del rapporto “Il presente e il futuro del settore Long Term Care: cantieri aperti”, il 54% del campione esaminato è pronto a organizzarsi per tempo così da fronteggiare il pericolo di non autosufficienza e ad assumere misure preventive (come la sottoscrizione di polizze assicurative). Focus è il settore dell’assistenza degli anziani in Italia, ponendo sotto la lente d’ingrandimento la mancanza di figure centrali tanto nella cura quanto nell’assistenza dei senior.

Infatti, nelle Rsa mancano all’appello il 26% degli infermieri, il 13% degli Oss – nonché il 18% dei medici – a causa di una carenza strutturale di figure professionali e di una competizione tra settore sanitario e sociosanitario nell’attrarre nuove leve. E quelle che ci sono non sono sufficienti per assistere i circa 4 milioni di italiani non più autosufficienti. Questo rischia di declinarsi, concretamente, in una possibile compromissione dei servizi e dell’incremento del settore. Inoltre, il 100% dei gestori delle residenze sanitarie assistenziali partecipanti dichiara di vivere una situazione critica nella gestione delle persone già impiegate a causa della carenza di personale (94%), della motivazione (56%) e dei casi di burnout (38%).

Innovazione nelle Rsa per un’assistenza di successo

Nel momento in cui in Italia si affronta il tema dell’assistenza a lungo termine, non mancano però casi di successo. Il Rapporto ne presenta ben 24, approdo di quattro differenti aree aperte di tipo innovativo: c’è chi sfrutta la tecnologia, chi sperimenta nuovi modelli di servizio per scardinare il modello Rsa tradizionale – strutture che nel nostro paese, in taluni casi, risultano “irregolari” – chi nuove modalità di presa in carico di demenza e Alzheimer insieme, chi mira a rafforzare l’organizzazione con al centro la formazione e la cultura aziendale. Secondo l’Osservatorio della Cergas Bocconi, dunque, le aziende investono sempre di più sulla tecnologia, sulla formazione del personale e su un’organizzazione efficiente.

Innovazioni, queste, che a detta dei gestori delle Rsa possono concretizzarsi soltanto se ci sono competenze interne (64% dei rispondenti) e disponibilità di dati e sistemi di monitoraggio (56%) a dimostrazione della centralità di personale e di sistemi informativi per il successo e l’alleggerimento del settore Long Term Care (in particolar modo se si considera che, nel 2020, le aziende del comparto hanno perso il 6,2% del loro fatturato, un dato in ripresa dal 2021). Quali soluzioni, dunque? Fermo restando che occorre investire nel sistema universitario per formare infermieri, medici e altre professionalità complementari per l’assistenza socio-sanitaria degli anziani non autosufficienti, bisogna agire su differenti leve. Ad esempio, modificando gli standard assistenziali – che non significa in alcun modo ridurli – andando a rimodulare i servizi modificandone l’organizzazione.

Le aziende del settore stanno provando a innovare, ma come possiamo pensare che riescano a farlo se scarseggia il fattore critico di successo principale, ovvero il personale?

Da anni ribadiamo che il settore Long Term Care deve essere protagonista di un cambiamento, sia a livello di sistema sia di servizi offerti. Oggi abbiamo anche i dati circa le percezioni delle famiglie che ci confermano che sono pronte per una diversa visione dell’assistenza, illustra Elisabetta Notarnicola, Associate Professor of Practice, Divisione Government, Health e Not for Profit presso SDA Bocconi School of Management e coordinatrice del Rapporto. Le stesse famiglie, già oggi, fanno sempre maggiori ricorsi alla badante (nel 2020 tali figure erano un milione circa). Chiosa Notarnicola: Anche le condizioni di contesto sono favorevoli, con un maggior dinamismo e possibilità di investimento rispetto al passato, anche grazie a Pnrr. Le aziende del settore stanno provando a innovare, ma come possiamo pensare che riescano a farlo se scarseggia il fattore critico di successo principale, ovvero il personale? Senza le persone il cambiamento non può arrivare.

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Commenti (1)

angycarmelo

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1 commenti

RSA

#1

Il problema che non va nessuno degli operatori è che sfruttano , la paga è di 25/30 euro al giorno con un turno di 7/8 ore .