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Patologia

Sindrome cardionefrometabolica

di Monica Vaccaretti

La sindrome cardionefrometabolica (CKM) è un disturbo attribuibile, secondo i criteri dell'American Heart Association, alla sovrapposizione di quattro condizioni ovverosia obesità, diabete, malattia renale cronica e malattia cardiovascolare. Il disturbo è caratterizzato dagli effetti tipici delle malattie cardiovascolari (C) e di quelle renali (K) associati all'impatto del diabete di tipo 2 e dell'obesità, note come condizioni metaboliche (M).

Caratteristiche della sindrome cardionefrometabolica

cardionefrometabolica

Lo screening della sindrome CKM prevede due approcci complementari: lo screening dei fattori biologici e dei determinanti sociali.

Si tratta di una condizione progressiva che inizia nella prima fase di vita. La sindrome cardionefrometabolica è un disordine sistemico che origina comunemente dall'accumulo di tessuto adiposo in eccesso disfunzionale che secerne adipochine, ad azione pro-infiammatoria e pro-ossidativa, che danneggiano i tessuti arteriosi, cardiaci e renali e provocano insulino-resistenza e steatosi epatica.

La sindrome si associa a disfunzione metabolica che amplifica la flogosi sistemica e l'insulino-resistenza. Queste condizioni fisiopatologiche facilitano lo sviluppo di aterosclerosi coronarica subclinica, danno d'organo miocardico e declino progressivo della funzionalità renale, predisponendo ad un elevato rischio di malattie cardiovascolari, insufficienza renale, disabilità e decesso.

L'approccio terapeutico alla CKM dipende dallo stadio

Pazienti in stadio 0

Nei pazienti in stadio 0 l'obiettivo è mantenere peso, glicemia, pressione arteriosa e profili lipidici normali sin dall'infanzia per ridurre al minimo il rischio di sviluppo di CKD e malattie cardiovascolari.

Pazienti in stadio 1

Nello stadio 1 l'obiettivo è ridurre il tessuto adiposo o disfunzionale, soprattutto addominale, per prevenire lo sviluppo di fattori di rischio metabolico.

Una riduzione del 5-10% del peso si associa infatti a miglioramenti della PA, glicemia e lipidi mentre una riduzione del 10% si associa a riduzione degli eventi cardiovascolari.

Farmacoterapie come gli agonisti del recettore GLP1 (glucagon-like peptide 1 receptor agonist) riducono di oltre il 15% la perdita di peso e migliorano il profilo metabolico.

La chirurgia bariatrica si associa a riduzione dei fattori di rischio metabolico, degli eventi cardiovascolari e della mortalità.

Pazienti in stadio 2

Nello stadio 2 l'obiettivo è trattare insieme i fattori di rischio metabolico (ipertensione, iperglicemia, sindrome metabolica, diabete) e la CKD con l'obiettivo principale di prevenire la progressione verso la malattia cardiovascolare subclinica e clinica.

Pazienti in stadio 3

Nello stadio 3 l'obiettivo è intensificare le misure preventive nei pazienti con malattia cardiovascolare subclinica, CKD ad alto rischio o alto rischio cardiovascolare per prevenire la progressione a malattia cardiovascolare ed insufficienza renale.

In presenza di coronaropatia subclinica, evidenziata da un aumento del calcio coronarico, dovrebbe essere instaurata una terapia con statine ad alto dosaggio.

Possono essere considerati altri trattamenti in base al rischio di malattia aterosclerotica, come l'aspirina, gli omega3 per l'ipertrigliceridemia, la terapia antipertensiva e gli agonisti del recettore del GLP1.

Per i soggetti con disfunzione sistolica ventricolare sinistra subclinica è raccomandato il trattamento con ACE inibitori/sartani e beta-bloccanti.

Pazienti in stadio 4

Nello stadio 4 l'obiettivo è ottimizzare la gestione di pazienti con malattia cardiovascolare, fattori metabolici e CKD, intensificando gli approcci terapeutici.

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