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Patologia

Steatosi epatica

di Monica Vaccaretti

Si definisce con l'acronimo inglese NAFLD (Non Alcholic Fatty Liver Disease) la steatosi epatica o fegato grasso per causa non alcolica. Si tratta di una patologia – che colpisce il 20% degli adulti e il 15% dei bambini - caratterizzata dall'accumulo eccessivo di grasso, sotto forma di trigliceridi, nelle cellule epatiche.

Che cos’è la steatosi epatica

La steatosi epatica, i cui dati epidemiologici sono in costante aumento, si sviluppa quando la percentuale di grasso, normalmente concentrato nel fegato, supera il 5% del peso dell'organo (che pesa circa 1500 grammi). L'eccesso di grassi nel tessuto è una condizione metabolica che compare generalmente tra i 40 e 60 anni di età, ma l'incidenza sta aumentando in modo preoccupante anche tra bambini e giovani.

I dati statistici evidenziano che il 75% dei pazienti con diabete di tipo 2 e il 70-90% delle persone obese presenta un quadro di steatosi epatica, diagnosticato occasionalmente con una indagine ecografica. È una patologia, nella maggioranza dei casi asintomatica, che nel 10% dei casi può degenerare in steatoepatite non alcolica (NASH), una sofferenza epatica con infiammazione e fibrosi che può portare alla cirrosi epatica, ossia alla cicatrizzazione del tessuto che altera la struttura morfologica del fegato compromettendone tutta la funzionalità.

Le evidenze scientifiche sottolineano che la NAFLD si sviluppa più spesso in soggetti che presentano almeno uno dei sintomi della sindrome metabolica:

Gli acidi grassi diventano tossici per il fegato nel momento in cui, come capita nel diabete e nell'obesità, provengono da un eccesso di zuccheri e grassi che vanno ad accumularsi sotto forma di un eccesso di energia che il fegato non è in grado di metabolizzare. I mitocondri nelle cellule epatiche, pertanto, si ossidano per questo surplus energetico e si danneggiano.

Il fegato, che ha tra le sue funzioni essenziali quella di smistamento e di sintesi dei grassi, va incontro a condizioni di sovraccarico funzionale e ad un'alterazione del metabolismo lipidico che può andare in crisi favorendo l'accumulo di trigliceridi all'interno degli epatociti. Il fegato lavora quindi in condizioni di sforzo massimo e si scompensa.

Cause di steatosi epatica

Fattori di rischio che favoriscono l'accumulo di trigliceridi nel fegato sono il diabete, il sovrappeso e l'obesità (soprattutto quella addominale), malattie ereditarie del metabolismo, una dieta squilibrata non bilanciata ed eccessivamente ricca di grassi. Le cause sono molto spesso dietetiche per abitudini alimentari scorrette: dieta eccessivamente ricca di grassi alcol e zuccheri e carenza di vitamina B12, biotina ed acido pantotenico.

Tuttavia, è bene sapere che la sola dieta ad alto contenuto di grassi non provoca certamente la steatosi epatica. Anche alcuni farmaci come i corticosteroidi, il tamoxifene ed alcuni chemioterapici possono favorire la malattia. Nei mesi finali della gravidanza il grasso può accumularsi nel fegato in maniera patologica, ma la steatosi epatica gravidica è una condizione rara.

Generalmente la malattia è asintomatica nel 90% dei casi dall'esordio sino agli stadi avanzati. Il fegato dà segni del disturbo soltanto quando compare un leggero senso di fastidio temporaneo e di lieve dolenzia localizzata nel quadrante destro dell'addome. Il malessere addominale si accompagna ad un senso di affaticamento e al fegato che tende ad ingrossarsi, come si rileva alla palpazione durante un esame obiettivo.

Diagnosi di steatosi epatica

L'ecografia addominale permette di diagnosticare la malattia soltanto in una fase avanzata – il fegato appare brillante nelle immagini ecografiche per l'anomala luminosità in corrispondenza dell'organo e l'esame riesce a visualizzare la steatosi soltanto quando l'infiltrazione grassa interessa più del 33% delle cellule.

Dagli esami ematochimici, utili anche per una diagnosi differenziale, si rileva un rialzo dei valori della fosfatasi alcalina e delle transaminasi, indice di sofferenza del fegato ma non di malattia. La steatosi potrebbe essere indagata anche con una TAC e una Risonanza Magnetica, ma soltanto una biopsia epatica, considerata l'esame più accurato, può diagnosticare il suo grado di severità e la presenza di eventuali complicanze.

La naturale evoluzione della steatosi non trattata è la degenerazione cellulare che causa l'infiammazione e poi la morte degli epatociti: si tratta della complicanza più grave, la steatoepatite - un quadro clinico caratterizzato da flogosi fibrosi e necrosi del tessuto a causa dell'accumulo di grasso - che degenera poi in cirrosi. Il rischio di questa complicanza aumenta in presenza di dislipidemie (colesterolo e trigliceridi elevati), obesità, sindrome metabolica e insulino-resistenza.

Trattamento della steatosi epatica

Non esiste una terapia farmacologica specifica per il trattamento della steatosi epatica, pertanto la prevenzione risulta essere fondamentale. In assenza di patologie correlate e complicazioni, l'approccio terapeutico per ristabilire una corretta funzionalità del fegato consiste nel riequilibrare la dieta riducendo l'apporto di grassi animali come il burro e i latticini, carne rossa, margarina, alcol e dolci e moderando l'assunzione di grassi vegetali come olio di oliva, olio di semi, frutta secca.

Per la disintossicazione del fegato è buona norma dietetica sostituire la carne con il pesce e prediligere, in una alimentazione povera di grassi, la frutta la verdura e i cereali integrali. Gli effetti benefici di una sana alimentazione possono essere potenziati dall'attività fisica regolare e moderata per la perdita del peso.

Il calo ponderale risulta essere un obiettivo fondamentale: una diminuzione del 5% può ridurre il contenuto lipidico del fegato, un calo del 7% riduce l'infiammazione e la steatoepatite non alcolica, una riduzione del 10% contribuisce anche ad invertire il processo di cicatrizzazione e di fibrosi. Alcuni studi evidenziano che alcuni farmaci prescritti per il diabete, come i tiazolidinedioni, possono essere utili nel trattamento della steatosi epatica anche se il loro utilizzo è controverso per la comparsa di effetti collaterali a lungo termine. Nuove terapie farmacologiche sono attualmente in corso di sviluppo in sperimentazioni cliniche.

La prognosi è buona se si individuano e si trattano le cause. Il grasso in eccesso nel fegato può scomparire di solito entro 6 settimane se si instaura un regime dietetico adeguato e rigoroso, quando ad esempio le persone smettono del tutto di bere alcolici. Se la causa non viene corretta una volta individuata, il danno epatico può essere irreversibile.

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