Neoplasia urologica più comune dopo il tumore della prostata, il tumore della vescica consiste nella trasformazione maligna delle cellule che rivestono la superficie interna dell'organo, che raccoglie l'urina filtrata dai reni prima di essere eliminata dal corpo. Secondo i dati epidemiologici questa neoplasia rappresenta il 4% di tutti i tumori ed è in aumento. Colpisce più frequentemente il sesso maschile, soprattutto tra i 60 e i 70 anni. Dalle stime del Registro Tumori, in Italia ogni anno si verificano circa 27000 nuovi casi.
Tipologie di cancro alla vescica
Si distinguono due tipi di cancro alla vescica: superficiale (che tende a recidivare) e invasivo o infiltrante.
In circa l'80-90% dei casi la neoplasia è un carcinoma uroteliale a cellule transizionali cioè si sviluppa da cellule di transizione della vescica. I rimanenti casi sono rappresentati da carcinomi a cellule squamose o da adenocarcinomi.
Il tumore della vescica compare solitamente sulle pareti laterali dell'organo ed ha un aspetto papillare ossia come piccole escrescenze. Può avere tuttavia anche una forma piatta o nodulare.
Il tumore alla vescica superficiale è noto anche come cancro alla vescica non muscolo invasivo, nel senso che non si sviluppa negli strati più profondi della parete vescicale.
In base alla localizzazione delle cellule tumorali, il carcinoma della vescica viene definito:
- Non muscolo invasivo: le cellule tumorali sono localizzate solo nell'epitelio e nella sottomucosa
- Muscolo-invasivo: le cellule tumorali si sono diffuse nello spessore della parete attraverso lo strato muscolare
- Localmente avanzato: le cellule tumorali si sono diffuse al di fuori della vescica raggiungendo tessuti e/o organi adiacenti
- Avanzato: le cellule tumorali hanno raggiunto tessuti o organi vicini ma non adiacenti alla vescica oppure organi lontani
Fattori di rischio
Attualmente il principale fattore di rischio è il fumo di sigaretta: il rischio è proporzionale al numero di sigarette fumate. Altri fattori di rischio sono l'esposizione a carcinogeni ambientali (coloranti, sostanze per la concia della pelle, inchiostri, vernici), calcoli vescicali, pH urinario elevato, dieta ricca di colesterolo, radioterapia pelvica, metastasi di una neoplasia della prostata, del colon, del retto (negli uomini). Alcuni studi evidenziano una componente genetica come fattore predisponente.
Diagnosi
La valutazione diagnostica può essere eseguita con una cistoscopia, la procedura d'elezione, un'urografia escretoria, una TAC, un'ecografia. Le biopsie del tumore e della mucosa adiacente sono le procedure diagnostiche definitive per una valutazione istologica.
Il carcinoma a cellule di transizione e il carcinoma in situ rilasciano cellule tumorali identificabili, pertanto, un esame citologico dell'urina o di una soluzione salina utilizzata per l'irrigazione vescicale forniscono informazioni sulla prognosi del paziente, soprattutto di quelli con maggiore rischio di recidiva di tumori vescicali primitivi.
Terapia farmacologica
La terapia farmacologica prevede la combinazione di farmaci chemioterapici (metotrexate, 5-fluorouracile, vinblastina, doxorubicina, cisplatino), spesso associati alla radioterapia.
Tale terapia si è dimostrata efficace nel produrre una remissione parziale del carcinoma a cellule transizionali della vescica. La chemioterapia topica è intravescicale e consiste nell'instillazione nella vescica di agenti antineoplastici che entrano in contatto diretto con la parete della vescica.
Viene usata nei casi ad alto rischio di recidiva, in presenza di un carcinoma in situ o quando la resezione del tumore è stata incompleta. Espone il tumore ad un'alta concentrazione di farmaci (tiotepa, doxorubicina, mitomicina, etoglucide, BCG) e ne facilita la distruzione.
Il BCG è attualmente considerato l'agente più efficace per la somministrazione intravescicale, perché stimola la risposta immunitaria contro il tumore. Prima dell'instillazione il paziente può bere e mangiare; l'assunzione di liquidi sarà limitata durante il periodo di permanenza in vescica del liquido instillato, circa 2 ore, per evitare lo stimolo ad urinare. Al termine del trattamento si consiglia al paziente di urinare e di bere in abbondanza per rimuovere i farmaci dalla vescica.
Prima dell'intervento si può irradiare il tumore così da ridurre la microdiffusione delle cellule neoplastiche e la loro vitalità e di conseguenza anche il rischio di un nuovo sviluppo tumorale nell'area circostante o di una sua propagazione per via ematica o linfatica.
La radioterapia può essere usata in combinazione con la chirurgia o per controllare la malattia nei pazienti con tumore inoperabile. Il cancro a cellule transizionali risponde scarsamente alla chemioterapia. Cisplatino, doxorubicina e ciclofosfamide, che sono stati utilizzati in vari dosaggi e regimi di somministrazione, sembrano essere i farmaci più efficaci.
Se trattata, la sopravvivenza a cinque anni è di circa l'80%. Attualmente non esistono programmi di screening per diagnosticare precocemente la neoplasia. Risulta pertanto fondamentale la prevenzione promuovendo sane abitudini di vita, evitando i fattori di rischio.
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