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ACE-inibitori

di Chiara Vannini

Gli ACE–inibitori sono una famiglia di farmaci antipertensivi molto diffusa ed utilizzata. L’acronimo “ACE” sta per “Angiotensin–Converting Enzyme”, ovvero “enzima di conversione dell’angiotensina”. Comunemente assunti per via orale in compresse, gli ACE-inibitori vengono metabolizzati dal fegato ed escreti per via renale.

Come agiscono gli ACE-inibitori

Ramipril, una tra le molecole più diffuse di ACE-inibitori

Nel nostro organismo è presente l’ormone angiotensina II, che ha effetto vasocostrittore ed ipertensivo; gli ACE–inibitori, andando ad agire sul sistema renina–angiotensina, ne inibiscono il rilascio, con un conseguente effetto ipotensivo.

Fisiologicamente l’attività simpatica renale libera renina, che a sua volta consente la trasformazione dell’angiotensinogeno in angiotensina I, che viene poi convertita dall’ACE (Angiotensin – Converting Enzyme) in angiotensina II.

L’angiotensina II provoca vasocostrizione e la liberazione di aldosterone che si attiva in caso di calo pressorio. Andando a bloccare l’enzima ACE (attraverso i farmaci ACE–inibitori), si impedisce la trasformazione di angiotensina I in angiotensina II e di conseguenza si blocca il rialzo pressorio.

Inoltre l’enzima ACE è in grado di degradare la bradichinina, neurotrasmettitore che stimola la produzione di prostaglandine e ha effetto vasodilatatore. Gli ACE-inibitori potenziano quindi l’attività della bradichinina, che esercita a sua volta effetto ipotensivo.

L’acronimo “ACE” sta per “Angiotensin–Converting Enzyme”, ovvero “enzima di conversione dell’angiotensina”.

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