La fibrillazione ventricolare (FV) è un’aritmia cardiaca maligna caratterizzata da una depolarizzazione ventricolare caotica, con conseguente cessazione della gittata cardiaca a causa della mancata contrazione cardiaca. Nel paziente che presenta FV è di vitale importanza l’utilizzo precoce del defibrillatore al fine di ripristinare il normale ciclo cardiaco.
Cos’è la fibrillazione ventricolare
La fibrillazione ventricolare viene definita come una attività elettrica turbolenta e disorganizzata del cuore tale da causare un cambiamento continuo in forma, ampiezza e direzione del tracciato elettrocardiografico (de Medina, 1978).
Tale disordine elettrico genera una contrazione casuale delle fibre muscolari ventricolari, facendo cessare nell’immediatezza la capacità del cuore di eiettare il sangue al di fuori di esso, con conseguente arresto cardiaco. Dopo pochi secondi, difatti, il paziente diventerà non cosciente e privo di segni di circolo.
Cause di fibrillazione ventricolare ed epidemiologia
Da un punto di vista epidemiologico, la FV rappresenta il ritmo di presentazione in circa il 75% degli arresti cardiaci.
La causa più rilevante di fibrillazione ventricolare è rappresentata dall’ischemia miocardica acuta e, talvolta, può essere la prima manifestazione della stessa.
Oltre all’infarto miocardico, la FV può insorgere in pazienti affetti da cardiopatie strutturali predisposte alle aritmie ventricolari:
cardiomiopatia dilatativa
cardiomiopatia ipertrofica
displasia aritmogena del ventricolo destro
non compattazione ventricolare
Infine, in alcuni casi la FV si può presentare in pazienti con cuore strutturalmente normale, ma affetti da malattie aritmogene ereditarie (sindrome del QT lungo, sindrome di Brugada, tachicardia ventricolare polimorfa catecolaminergica).
Tuttavia, a volte la fibrillazione ventricolare non riconosce una causa scatenante specifica: in questo caso si definisce fibrillazione ventricolare idiopatica.
Come si tratta la fibrillazione ventricolare
La principale terapia della FV è rappresentata dalla defibrillazione precoce. Il defibrillatore, apparecchio sicuro ed efficace anche quando utilizzato da persone laiche con poca formazione, eroga una scarica il cui obiettivo è quello di “azzerare” il caos elettrico ventricolare, facendo ripartire il normale ciclo cardiaco.
Subito dopo il suo utilizzo è fondamentale riprendere immediatamente le compressioni toraciche al fine di ridurre al minimo i tempi di “no flow”.
Oltre alla defibrillazione, le Linee Guida internazionali suggeriscono l’utilizzo di farmaci antiaritmici nel trattamento della fibrillazione ventricolare in corso di arresto cardiaco. La loro somministrazione avviene però solamente in seguito alla mancata risposta dell’aritmia alla defibrillazione, dunque non è immediata ma segue l’erogazione della terza scarica.
Nei casi di FV non reagente alla defibrillazione è consigliata la somministrazione di cordarone (prima dose 300 mg, seconda dose 150 mg) o di lidocaina (prima dose 1 – 1,5 mg/kg, seconda dose 0,5 – 0,74 mg/kg).
È inoltre sconsigliato l’utilizzo di routine del magnesio nell’arresto cardiaco dell’adulto, il quale deve essere considerato nei casi in cui sia presente come ritmo la torsione di punta (tachicardia polimorfa associata ad intervallo QT lungo).
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