Le demenze sono condizioni di disfunzione cronica e progressiva delle funzioni cerebrali, ad insorgenza lenta, che portano ad un declino delle facoltà cognitive della persona, generalmente irreversibili ed incurabili. Non rappresentano una fase del normale processo di invecchiamento ma si tratta di sindromi, cioè un insieme di segni e sintomi, in cui almeno una capacità mentale viene compromessa con effetti sulle attività quotidiane. Sono alterate la memoria, l'orientamento spazio-temporale, il giudizio critico, la capacità di astrazione. Ai sintomi cognitivi si accompagnano anche sintomi comportamentali quali depressione, apatia, agitazione, aggressività, vagabondaggio, deliri e allucinazioni.
Le demenze sono malattie neurodegenerative a carico del cervello
Non esiste ancora un trattamento in grado di arrestare e far regredire il processo di neurodegenerazione caratteristico delle demenze.
Sono classificabili in demenze primarie – che non derivano da un altro stato morboso - e demenze secondarie, che compaiono successivamente ad altre patologie dal carattere neurologico, traumatico, vascolare o infettivo.
Sono il risultato di una complessa interazione tra fattori genetici, modificazioni neurochimiche ed alterazioni con altre malattie.
Studi istochimici hanno evidenziato che si manifestano anche delle demenze miste, cioè delle situazioni in cui il malato presenta congiuntamente i sintomi caratteristici di più tipi di demenza. La demenza mista più frequente è la malattia di Alzheimer con un deficit cognitivo e una demenza vascolare.
Le condizioni neuropatologiche - come la degenerazione dei tessuti neurali, i processi infiammatori e le disfunzioni vascolari – sono comuni nelle diverse forme di deterioramento cognitivo globale, soprattutto nella fase di esordio della malattia. Non esistono quindi differenze significative e distinzioni nette.
Risulta pertanto difficile formulare talvolta una diagnosi clinica precisa sin dall'inizio. Una demenza può insorgere a qualsiasi età ma colpisce principalmente gli anziani. Secondo i dati epidemiologici, dall’1% al 5% della popolazione sopra i 65 anni di età soffre di demenza. La prevalenza è maggiore al di sopra degli 80 anni, raggiungendo il 30%.
L'eziologia delle demenze non è chiaramente nota
Di certo si verifica la morte delle cellule nervose cerebrali e un loro malfunzionamento a livello di comunicazione intercellulare.
In alcune forme (Alzheimer, Lewy e frontotemporale) si sono rilevati anomali aggregati proteici detti inclusioni, costituiti soprattutto dalla proteina APP (proteina precursore della beta-amiloide) che forma delle placche che si interpongono tra neurone e neurone creando dei grovigli neurofibrillari.
In altre forme sono responsabili disturbi della circolazione vascolare, mutazioni di una proteina chiamata prione (Creutzfeldt-Jacob), mutazioni genetiche ereditarie (Corea di Huntington), ripetuti traumi alla testa, il virus dell'Aids che fa degenerare la materia bianca in seguito all'infezione.
La sintomatologia delle varie demenze include amnesie, deficit di concentrazione, pianificazione e ragionamento. Il pensiero è lento. Si ha difficoltà a prendere decisioni e ad eseguire semplici attività quotidiane.
I comportamenti possono essere bizzarri, gli sbalzi d'umore sono frequenti così come i cambiamenti di personalità. Si manifestano difficoltà nel linguaggio, disturbi visivi, problemi di equilibrio e di movimento.
L'evoluzione delle demenze porta alla morte che sopraggiunge spesso per una complicazione. La durata del declino è variabile, da pochi mesi a qualche anno.
La diagnosi si pone con la storia clinica, l'esame obiettivo, l'esame neurologico, l'esame cognitivo e neuropsicologico, gli esami di laboratorio. La RMN e la TAC evidenziano il processo di atrofia degenerativa, generalizzata o limitata ad alcune aree e la presenza di alterazioni cerebrovascolari o di ematomi subdurali. Il trattamento è rivolto a migliorare il quadro sintomatologico.
Demenze: tra le prime cause di disabilità e perdita di autonomia
Le demenze sono tra le prime cause di disabilità e perdita di autonomia tra le persone anziane. Inoltre, hanno enormi ricadute sanitarie, sociali ed economiche. Pesano sui malati, sulle famiglie e sui caregiver che si prendono cura di loro.
Causa di oltre la metà delle istituzionalizzazioni degli anziani, la demenza colpisce prevalentemente la memoria – a differenza del delirium che colpisce l'attenzione - ed è in genere causata da cambiamenti strutturali nel cervello e non da tossicità o malattia acuta. La perdita di memoria in una demenza non è pertanto la fisiologica compromissione della memoria legata all'invecchiamento, anche se le prime manifestazioni sono simili.
Il peso demografico delle demenze è notevole
Esse impattano notevolmente sulla collettività per l'impegno assistenziale e per gli elevati costi della spesa sanitaria. Una stima della spesa evidenzia che esiste una notevole variabilità territoriale nei costi della demenza.
Il costo medio annuo per un paziente che soffre di una qualche forma di demenza è pari a oltre 70mila euro. La cifra è comprensiva dei costi a carico del Servizio Sanitario Nazionale, dei costi che ricadono direttamente sulle famiglie e dei costi indiretti ossia gli oneri di assistenza che pesano sui caregiver, compresi i mancati redditi da lavoro dei pazienti.
Poiché i malati di Alzheimer e le persone affette da demenza senile in stato avanzato hanno sempre bisogno di prestazioni socio sanitarie ad elevata integrazione sanitaria, tutta la spesa è a carico del SSN.
I malati con diagnosi di demenza godono di una esenzione che deve essere richiesta all'Asl di residenza. Viene loro concessa anche l'indennità di accompagnamento, dimostrando la gravità della patologia che impedisce l'autonomia nelle attività di vita quotidiana: viene erogato dall'INPS un importo di 527,16 euro senza alcuna trattenuta.
Una struttura che accoglie pazienti con demenza costa mediamente circa 2500-4500 euro al mese, con un costo giornaliero che varia da 90 a 150 euro. La legge 104/92 prevede delle agevolazioni fiscali per le spese mediche e di assistenza.
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