Rianimazione
Gli infermieri che intervengono su un paziente critico non sono più tenuti a richiedere subito l'intervento del medico, come previsto dagli schemi regionali
, ma anzi possono attuare azioni di supporto delle funzioni vitali e talora anche diagnostico terapeutiche, senza contestuale richiesta di intervento medico, ritardandone in questo modo sistematicamente la fisica presenza e posponendola
. Il sindacato medico Snami attacca le nuove linee guida emesse dall'Ausl Bologna per la gestione delle emergenze, che tra le altre cose rendono standardizzata la figura del medico che viene consultato al telefono dagli infermieri: È contrario alla deontologia e alle linee guida nazionali
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Diagnosi critiche al telefono, ecco perché allarmano medici Bologna
La consulenza del medico link, intesa come televalutazione anche finalizzata alla prescrizione da remoto di farmaci, è una procedura non coerente con le raccomandazioni di buona pratica clinica che non prevedono la telemedicina per l'assistenza di pazienti critici e instabili come standard ordinario
, se non in situazioni eccezionali.
Eppure, stando alle linee guida dell'Ausl di Bologna, spiega lo Snami, il medico link dovrebbe delegare sistematicamente l'esecuzione di atti medici tra cui la valutazione e l'inquadramento diagnostico anche a fini prescrittivi, basandosi unicamente su informazioni riportate e filtrate da altri, peraltro in un contesto spesso caotico dove si assistono pazienti non noti e spesso con poche informazioni disponibili
.
Questa prescrizione farmacologica remota a mezzo telefono su pazienti non noti, critici- contesta il sindacato - costituisce un modello eccezionale che non ci risulta esser opportuno o possibile far divenire lo standard, in sostituzione all'équipe medico-infermieristica in loco, peraltro in un'Ausl che non soffre carenza di personale medico 118
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Questa impostazione del medico link, insiste lo Snami, sarebbe quindi in contrasto sia con il codice di deontologia medica
sia con le linee guida nazionali che chiariscono le rispettive competenze del medico di centrale operativa e del medico addetto all'emergenza territoriale
. Secondo il sindacato, peraltro, lo stesso principio si dovrebbe applicare anche agli algoritmi infermieristici
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Gli infermieri che intervengono su un paziente critico, sottolinea lo Snami, non sono più tenuti a richiedere subito l'intervento del medico, come previsto dagli schemi regionali
, ma anzi possono attuare azioni di supporto delle funzioni vitali e talora anche diagnostico terapeutiche, senza contestuale richiesta di intervento medico, ritardandone in questo modo sistematicamente la fisica presenza e posponendola
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Procedure di questo tipo, sottolinea lo Snami, non sono a noi note in letteratura, nemmeno in ambito ospedaliero
. Per il sindacato in nessun caso
si può pretendere che i medici di centrale operativa deleghino sistematicamente e per via telematica atti medici, o mediante procedure algoritmiche automatiche e standard che non contemplino la complessità biologica del paziente
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C'è poi il problema dei farmaci usati nelle procedure di emergenza, ricorda lo Snami, la cui somministrazione il più delle volte è prevista solo da parte di medici esperti
. Il sindacato cita in particolare situazioni critiche come persone in overdose o in crisi epilettica, ma anche l'utilizzo di morfina per il trattamento del dolore.
Il tempestivo trattamento del dolore acuto è un passaggio essenziale - afferma lo Snami - ma la prescrizione di stupefacenti e psicotropi non si ritiene possa essere indipendente da un'accurata valutazione clinica e prescrizione terapeutica secondo le vigenti norme. Peraltro, è esperienza comune dei medici di emergenza che lo schema proposto non sia quello migliore e più appropriato a tutti i casi, essendo la scelta della strategia terapeutica molto più articolata caso per caso
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