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L'intervista

Il Pronto soccorso del futuro sarà un Pronto soccorso etico

di Mimma Sternativo

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L'empatia, anche se difficilissima da far passare come biglietto da visita ai miei colleghi, ripaga sempre e comunque, anche in un pronto soccorso. A dirlo è Mario Guarino, ex direttore del Pronto soccorso del San Paolo di Napoli e consigliere Simeu. L'abbiamo intervistato e ci ha fatto sognare. Mario sta collaborando alla creazione di un nuovo Pronto soccorso al CTO di Napoli, uno di quelli che si vedono solo nei film e che si sognano ad occhi aperti. Quel Ps che tutti noi, professionisti e pazienti, vorremmo.

Un pronto soccorso etico a Napoli, sogno o utopia?

Mario Guarino

Il mio Pronto soccorso non sarà paziente-centrico, ma person-focused care. Le persone forse non ricorderanno gli esami fatti, le radiografie alle quali si saranno sottoposte, i farmaci assunti. Ma probabilmente ricorderanno come sono stati accolti e presi in carico.

Le persone ricordano cosa gli hai fatto sentire. Questo vorrei che fosse il PS che sto organizzando. A cominciare dalle mura e dai colori delle pareti. Con gli architetti abbiamo studiato la combinazione di colori e abbiamo disegnato delle onde con il linoleum sulle pareti e sul muro. La visione di curve riduce lo stress, mentre gli spigoli e gli angoli lo incrementano.

In sala d'attesa ci saranno le prese Usb per ricaricare gli smartphone, proprio come in un aeroporto. Ci sarà una piccola libreria in sala d'attesa e in post-triage e ad inaugurarla sarà lo scrittore Maurizio De Giovanni.

In tutte le zone di attesa e ricovero (familiari, post-triage, obi) ci sarà musica di sottofondo scelta con attenzione verso brani che riducono lo stress ed il dolore. “Comfortably numb” dei Pink Floyd ad esempio... C'è della letteratura su questo.

Nella dock-station della dimissione ci sarà un libro bianco per raccogliere i pensieri delle persone che andranno via dopo averci conosciuti. Non un libro dove raccogliere complimenti o proteste e lamentele. No. Nulla di tutto questo. Ma emozioni, racconti, pensieri sulla loro esperienza in un momento difficile della vita che li ha portati a chiedere aiuto a medici ed infermieri (altre persone) senza conoscersi prima. Affidando, spesso, la loro vita in mani ignote attraverso un patto reciproco di rispetto ed impegno.

Nel "mio" Ps ci sarà la stanza delle bad-news e della comunicazione del lutto. Semplice, senza barriere, Sedie alla stessa altezza, un telefono per consentire di comunicare, dell'acqua e tanta, tanta empatia. Sul bancone del triage ci saranno le caramelle, come in albergo, sì, proprio come in albergo.

Accettare e magari condividere caramelle (cose dolci con effetto antidepressivo rapido per via dell'assorbimento sub-linguale) da uno sconosciuto al quale ti affidi, ha un non so che di empatica complicità.

In sala d'attesa ci sarà il monitor con indicazione dei tempi d'attesa previsti e la lista dei pazienti. Accanto ci sarà un televisore sul quale girerà un video che mostra i medici e gli infermieri del mio Ps alle prese con manichini, e phantom vari per mostrare come ci alleniamo, come impariamo a fare la nostra professione. L'ho già fatto nel mio vecchio PS.

È bellissimo vedere le persone che una volta entrate ti riconoscono. "Dottò, però siete ingrassato rispetto al filmino, eh?!" Così mi hanno detto una volta. Vorrei che ci scegliessero. Vorrei che venissero nel mio Ps non perché è il più vicino, non perché è il migliore, ma perché è quello che li fa sentire meglio come persone!

Ma un Pronto soccorso dei sogni basterà a tenere tranquilli quei pazienti in attesa di visita da sei/sette ore?

Premessa: il mio Ps è in costruzione. Dovremmo aprire nei prossimi mesi. Al momento è un cantiere in dirittura d'arrivo. Da febbraio conduco quest'impresa. Per 17 anni ho lavorato al Ps del San Paolo di Napoli.

Eccellente scuola di medicina d'urgenza condotta da Fernando Schiraldi (mago dell'equilibrio acido-base) e Fiorella Paladino (attuale primario di Ps e Medicina d’Urgenza del Cardarelli di Napoli).

La mia esperienza in posti di frontiera come il Loreto Mare ed il San Paolo mi porta a dire che l'empatia (anche se difficilissima da far passare come biglietto da visita ai miei colleghi) ripaga sempre e comunque.

Quando abbiamo introdotto la libreria al triage del San Paolo, ha funzionato subito. Ti dirò che i nostri tempi sono molto bassi (un bianco non attende più di un'ora), perché la giostra del Ps gira come una ruota dentata che fa parte di un meccanismo (reparti, 118, territorio), che deve adattare i suoi tempi al Ps.

Non è facile e non ti nascondo che i conflitti con gli altri reparti ed i servizi erano quotidiani.

Certo non c'è musica, libro o altra diavoleria che renda accettabile 6-7 ore di attesa, ma credo che un Ps etico non debba consentire questi tempi.

Le barelle non devono stazionare in Ps. Con il Cittadinanzattiva, noi di Simeu abbiamo prodotto il decalogo del buon Ps. Tempo massimo di permanenza, dal triage alla conclusione del percorso diagnostico-terapeutico, 6 ore. Poi se il paziente ha concluso il percorso o si ricovera, o si trasferisce o si dimette.

Mai boarding in Ps. Le barelle (in caso di mancanza di posto letto fisico) vanno portate nei diversi reparti. Questo serve anche ad accelerare le dimissioni nei vari reparti di medicina interna, pneumologia, cardiologia, etc.

Speriamo allora che il sogno diventi realtà e che presto un ospedale del sud possa diventare modello per tanti altri.

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