Rianimazione
Appena il tempo di rendersi conto della gravità dei primi feriti e poi ci è scoppiato tutto in faccia, è stata una cosa devastante
. L’inferno di Bologna l’ha vissuto sulla sua pelle anche Massimiliano Zagni, infermiere di 118 che ha prestato i primi soccorsi sul posto. C’era un ragazzo – racconta - la sua maglietta bruciava, stava letteralmente andando a fuoco. Ho prestato i soccorsi e poi, poi sono crollato a terra anche io, quando non c’era più niente che potessi fare
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Massimiliano, infermiere di 118: Ho sentito la mia divisa bruciare
Ha ustioni di secondo grado alle braccia, al capo e alle gambe Massimiliano Zagni, l’infermiere del 118 che si è trovato in mezzo allo scenario apocalittico dell’esplosione sul raccordo autostradale di Borgo Panigale, a Bologna.
Stava rientrando all’ospedale di Loiano, il suo posto di lavoro, quando di fronte a sé ha visto l’impressionante colonna di fumo nero che ha paralizzato tutti. O quasi. Sì, perché di fronte a questa terribile maxiemergenza la macchina dei soccorsi è stata eccezionale.
Quando sono arrivato io sul posto – racconta l’infermiere – i camion stavano già bruciando. C’erano feriti da soccorrere. I due poliziotti che erano lì avevano già creato un’area di sicurezza, ma giusto il tempo di capire qual era la gravità dei feriti e dell’intera situazione e poi ci è scoppiato tutto in faccia. È stato devastante
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Bozza Zagni from ComuniCare on Vimeo.
L’istinto e le nozioni che mi sono state date per proteggermi
hanno fatto gettare a terra Massimiliano, che alla fine è stato fortunato o scaltro, non lo so. So che quando ho sentito la mia divisa bruciare, sentivo calore dappertutto e ho avuto la prontezza di buttarmi tra i new jersey dell’autostrada
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Mi fanno male le ustioni, ma sto bene. Ho fatto il mio lavoro, il lavoro che mi piace e che ci tengo a fare. Soccorrere le persone
Poi dopo, quando mi sono rialzato – continua – c’erano ancora fuoco, fumo e fiamme, ma non c’era più quella cosa di calore che ci ha investito. Mi sono trovato che c'erano due camionisti gravemente ustionati due poliziotti ustionati e un altro camionista che era stato colpito proprio dallo spostamento dell'aria
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Abbiamo dato un primo soccorso a queste persone
, poi sono arrivate le ambulanze, mentre l’elisoccorso è stato costretto a tardare a causa delle condizioni avverse. Troppo fumo e troppo calore
, racconta Massimiliano, che in quei 35 minuti dopo l’esplosione in cui è rimasto lì sul posto, ha fatto una specie di triage, ho fatto caricare i due poliziotti e i due camionisti più gravi, poi ho dato quel po’ di consegne e poi… poi alla fine sono andato a terra anche io, perché orami non c’era niente da fare più
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Adesso ogni tanto mi fanno un po’ male le ustioni, mi sa che mi faranno male per parecchio tempo però mi sento bene: uno, perché riesco a raccontare, due perché penso che ho fatto il mio lavoro ho fatto il lavoro che mi piace fare che ci tengo a fare
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Sta già pensando a tornare in azione, Massimiliano, perché – dice – anche se qualcuno mi prenderà per matto, sto pensando a come cavarmi dal discorso dell’infortunio
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Il bilancio - un morto, 145 i feriti dei quali 4 in gravi condizioni, ma nessuno in pericolo di vita - avrebbe potuto essere ancor più spaventoso. Ma quello del 6 agosto scorso è stato un inferno che l’Ospedale Maggiore ha gestito in maniera eccellente – insieme all’intervento delle forze dell’ordine e dei vigli del fuoco - solo una manciata di giorni dopo le commemorazioni della strage della stazione di Bologna, una ferita ancora aperta per una città che, comunque, non molla. Mai.
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