Inibitori della sintesi di prostaglandine - Indometacina
L’indometacina è un FANS inibitore della sintesi delle prostaglandine e quindi delle contrazioni miometriali.
È commercializzato in capsule rigide, supposte e in fiale per la somministrazione endovenosa . È consigliato di non somministrare più di 200 mg/die per ridurre gli effetti collaterali.
Va somministrato in fase acuta con: 50 mg e.v. in 250 cc di SF 120ml/h ogni 8 ore per 6 dosi o 100-200 mg/dì per via rettale.
L’inibizione delle prostaglandine può determinare gravi effetti avversi fetali , quali: oligoamnios, emorragia intraventricolare, displasia broncopolmonare, distress respiratorio, ipertensione polmonare primaria e in particolare la chiusura precoce del dotto arterioso fetale di Botallo.
Bisogna limitare l’uso di tale farmaco entro la 32° settimana di gestazione senza difetto di crescita fetale e con liquido amniotico normale.
Il trattamento non deve superare le 48-72 ore, in caso contrario si raccomanda la valutazione del volume del liquido amniotico e del dotto arterioso.
È controindicato in caso di patologia epatica o renale, ulcera peptica , ipertensione non controllata, disordini della coagulazione, asma associata ad intolleranza ai FANS.
Effetti collaterali degli inibitori della sintesi di prostaglandine
Gli effetti collaterali degli inibitori della sintesi di prostaglandine possono essere:
nausea
bruciore di stomaco
gastrite
proctite con ematochezia
alterazione della funzione renale
emorragia post-partum
mal di testa
vertigini
depressione
Questo farmaco in Italia è considerato off label, poiché non è stato registrato per il blocco dell’attività contrattile uterina.
Va conservato ad una temperatura non superiore dei 30 C° e lontano dalla luce.
Calcio antagonisti – Nifedipina
La nifedipina è un farmaco vasodilatatore che agisce sulla membrana plasmatica inibendone il passaggio di calcio; la sola sospensione della terapia annulla l’effetto.
È commercializzato in capsule rigide da 10 a 60 mg. È consigliato di non somministrare più di 160 mg/die per ridurre gli effetti collaterali.
Va somministrato in fase acuta con: dose iniziale 20 mg per os, da ripetere per 2 volte ogni 30’ se le contrazioni persistono. Se la PA è stabile somministrare successivamente 20 mg ogni 6-8 ore per max 48 ore.
Le recenti review sistematiche sulla nifedipina versus beta-mimetici hanno evidenziato come i calcio antagonisti abbiano una eguale efficacia nel dilazionare il parto per più di 48 ore, ma il primo farmaco causa un’esposizione del feto ad una maggiore incidenza di mortalità in utero.
Sono controindicati in caso di patologia cardiaca e ipotensione che può peggiorare in corso di contemporaneo utilizzo di magnesio solfato.
Effetti collaterali della nifedipina
Gli effetti collaterali causati dalla repentina vasodilatazione sono molteplici (cefalea, ipotensione, fibrillazione atriale materna, bradicardia fetale), ma i più temuti sono rappresentati da edema polmonare e infarto miocardio materno e morte fetale improvvisa.
Questo farmaco in Italia è considerato off label, poiché non è stato registrato per il blocco dell’attività contrattile uterina. Va conservato a una temperatura non superiore dei 30 C° e lontano dalla luce.
Beta-simpaticomimetici: Ritodrina e Terbutalina
La ritrodina e la terbutalina esplicano la loro azione agendo sui recettori b2-adrenergici dell’utero rilasciando così la muscolatura liscia del miometrio attraverso una riduzione dei livelli intracellulari di calcio.
Vanno somministrati in fase acuta con:
ritrodina , 50-100 mg/min e.v., aumentare di 50 mg/min ogni 10’ fino alla scomparsa delle contrazioni o comparsa degli effetti collaterali. Dose max 350mg/min;
terbutalina 0.25 mg s.c. ogni 20’ fino a 3 ore o comparsa effetti collaterali (FC materna > 120 bpm).
Attualmente non sono più considerati farmaci di prima a causa dei numerosi effetti avversi sia materni che fatali.
Sono controindicati se associati a corticosteroidi ed eccessiva idratazione e.v. poiché possono aumentare il rischio di edema polmonare.
Gli effetti collaterali ad alte dosi possono significativamente alterare la fisiologia del sistema cardiovascolare materno (ipotensione, aritmia, ischemia miocardica, edema polmonare) e fetale (tachicardia fetale e riduzione della variabilità).
Non c’è una speciale precauzione per la conservazione.
Antagonisti dell’ossitocina – Atosiban
L’atosiban è l’unico farmaco in grado di inibire l’effetto dell’ossitocina , bloccando sia i recettori che stimolano la contrazione del miometrio mediante l’attivazione dei canali del calcio sia la produzione di prostaglandine a livello della decidua e delle membrane fatali.
L’atosiban è considerato il farmaco tocolitico di primo livello in quanto può prolungare la gravidanza per circa 7 giorni e il suo uso è associato ad una minore insorgenza di effetti avversi materni e fetali.
Inoltre la somministrazione del bolo (6,75 mg/0,9 ml) è utilizzata anche in caso di ipertono uterino (contrazione con durata > 120 secondi) con o senza alterazioni del CTG.
È commercializzato in flaconi da 6,75 mg/0,9 ml e 37,5 mg/5 ml. Va somministrato in fase acuta con: dose iniziale in bolo 6,75 mg in un minuto e seguito da un’infusione di 18 mg/h per 3 ore e poi 6 mg/h per 45 ore.
La più frequente reazione avversa riportata dalle madri è stata la nausea mentre nel neonato gli studi clinici non hanno rivelato alcuna reazione avversa.
Va conservato tra i 2 e gli 8 C° e lontano dalla luce.
Solfato di Magnesio
Il solfato di magnesio è utilizzato per la prevenzione e controllo degli attacchi convulsivi in gravidanza, ma agisce anche riducendo i livelli intracellulari di calcio e quindi sulla contrattilità del muscolo liscio.
È il tocolitico più utilizzato negli USA, ma pochissimo in Europa in quanto ha un effetto tocolitico inferiore agli altri agenti; è associato ad un aumento della mortalità neonatale e pertanto non viene raccomandato per questa indicazione.
È commercializzato in fiale da 1, 2 e 2,5g/10ml concentrato di soluzione per infusione. Va conservato a una temperatura non superiore dei 30 C° e lontano dalla luce.
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