Gli infermieri sono razzisti? Prima di rispondere è necessario prendere in esame alcuni elementi di contesto. L’Assessore al welfare della Regione Lombardia, Guido Bertolaso, durante un convegno pubblico a Milano sul tema dell’alimentazione del bambino, ha sottolineato il problema dell’inverno demografico in atto nel paese, affermando: L’inverno demografico è drammatico e non ci aiuta, anzi rischia di far scomparire la razza italica. È quello che ci dicono i nostri esperti . Immaginarsi il coro di critiche e rimbrotti – il minimo sindacale – arrivati da più parti, sia a livello regionale che nazionale. Allo stesso modo si sono innescati i soliti automatismi tesi a sminuire il fatto, volti a far ricadere la colpa sull’opposizione che, come sempre, strumentalizza e fa attacchi violenti a chi, in fondo, voleva fare solo una battuta. Un’iperbole, insomma.
Goccia dopo goccia, l’odio sostituisce i diritti
L’inverno demografico è drammatico e non ci aiuta, anzi rischia di far scomparire la razza italica .
La terra di questo pianeta è piena dei resti di barzellette e battute di ogni genere, nelle ceneri dei forni dei campi di sterminio, nei massacri turchi di armeni, nello sterminio di africani e amerindi ad opera degli europei, nei dimenticati sotto le macerie di Gaza.
E questo accade a pochi giorni dall’inchiesta di Fanpage sui rigurgiti di diversi ragazzotti e ragazzotte di Gioventù Nazionale, amanti del divertimento a suon di “sieg heil” inneggianti le gesta del duce e di terroristi neri con punte di genuino odio verso gli ebrei.
Come se non bastasse, a rendere il senso depravato dell’umorismo (bullismo) nazionale, ci si è messo anche il simpatico Vittorio Feltri, che ha paragonato Ilaria Salis ad una cameriera di Catanzaro. Niente di che, anche in questo caso, probabilmente, si è trattato di una boutade, figlia di quel tipico odio di classe e di antimeridionalismo cui ci hanno abituato le nostre classi dirigenti.
Si sta esagerando nella lettura del presente?
Affatto, considerando che, oltre il richiamo all’identità italica a rischio di sostituzione etnica di qualche tempo fa tirata in ballo dal Ministro dell’Agricoltura, ci si trova in un’Europa in cui le idee di destra (sì, forse il termine idee è un po’ esagerato) in tema di odio e discriminazioni sembra che vadano per la maggiore, in Germania, in Europa orientale e nella tesissima Francia in piene elezioni dove, l’estrema destra, erede dei fascisti di Vichy, rispolvera la lotta al velo islamico e mette al bando la doppia nazionalità, se riguardante però un paese extraeuropeo.
Insomma, è sempre più difficile affermare di trovarsi di fronte a casi isolati, cadute di stile, qualche rigurgito ignorante o goliardico. Al contrario, sembra di trovarsi di fronte ad una distopia ogni volta più solida , dove il razzismo e l’ignoranza manifestate impunemente paiono avere due scopi. In primo luogo, rappresentare armi di “distrazione di massa”.
Si parla delle fregnacce dette dall’uomo di potere del momento, senza porre attenzione a ciò che, invece di dire, dovrebbe fare. Per intendersi.
L’Assessore Bertolaso, oltre farsi attraversare da rigurgiti di razzismo, dovrebbe porre attenzione ai stringenti problemi della sua regione. Invece dell’inverno demografico si dovrebbe interessare dell’inverno estivo, e delle sue tempeste che flagellano le strade di Milano e di molti altri centri della Lombardia, ricordandosi che l’ambiente è una questione di salute collettiva , di vere e proprie politiche di welfare che non possono più non essere le punte di diamante contro lo sfruttamento e la devastazione del territorio.
Chissà se nei Centri Avis della Lombardia fanno differenza fra sangue lombardo, nordico, italico, europeo o invece sono rimasti alla vecchia classificazione dei gruppi AB0, nonostante gli “esperti” a disposizione di cui l’assessore va cianciando.
Ma la stirpe italica è più longobarda, veneta, sicula o salentina? Mah! Forse l’autonomia differenziata ce lo dirà . Nell’attesa di maggiori lumi, e dell’arrivo dei tanto decantati sanitari dal Sud America , il caro assessore si dovrebbe preoccupare delle liste di attesa e delle carenze del personale, così come ricorda in merito la Cgil lombarda.
O, ancor più, della carenza di medici di medicina generale e la conseguente sofferenza della sanità territoriale. O di come, molto presto, lo squilibrio fra sistema sanitario regionale pubblico e quello privato non sarà più sostenibile, richiedendo impossibili accelerazioni verso modelli iperliberistici e privatistici, o importanti interventi pubblici di ampio respiro, ma non solo stretti fra le Alpi e il Po.
Per ritornare alle solite sparate istituzionali, con cadenza quasi settimanale queste non solo fanno dimenticare i problemi esistenti, e per i quali non si fa nulla, ma piano piano veicolano una visione della realtà distorta, bugiarda, tossica. In una sola parola legittimano la cattiveria e la bruttura, l’ignoranza e la forza bruta, sotto ogni loro aspetto.
Una battuta razzista non fa ridere, non serve neanche come iperbole . È bullismo, bullismo istituzionale. Una battuta razzista va censurata con decisione ad ogni livello. Una battuta razzista fa passare giorno dopo giorno la narrazione velenosa di un dualismo fra l’esistenza e la non esistenza di concetti violenti e bugiardi.
La razza, condannata dalla storia e dalla scienza, ritorna ad essere reale attraverso la finzione . Goccia dopo goccia, fino al momento in cui si sceglierà di mettere il voto nell’urna, oggi in Francia, ieri in Germania, e da troppo tempo in Italia e in Ungheria, o in altri posti, perché quelli è ora che se la fanno finita . Goccia dopo goccia, l’odio sostituisce i diritti , la frustrazione e il rancore la ragione e la solidarietà.
Quasi un secolo fa, il 14 luglio 1938 , veniva pubblicato “Il manifesto della razza ”, sottoscritto da dieci scienziati di italica stirpe. Anticiperà di poche settimane la pubblicazione delle leggi razziali del fascismo.
Fra le tante perle scritte tra le righe di dieci capoversi del manifesto, si possono ritrovare i seguenti concetti: le razze esistono, e ci sono quelle superiori e quelle inferiori. Il concetto di razza è puramente biologico ed esiste una pura razza italiana, di origine ariana, ed è ora che gli italiani si proclamino francamente razzisti, mentre gli ebrei non appartengono alla razza italiana.
Una miscellanea utile a ricordare, a chi ama definire antisemiti i progressisti, che razza di idee in casa loro si sono sempre coltivate (Siegh Heil!)
Quel manifesto fu firmato da dieci scienziati, fra cui anche uno zoologo. Uno di questi eccelsi prodotti dello scibile umano si chiamava Arturo Donaggio, direttore della clinica neuropsichiatrica dell'Università di Bologna, presidente della Società italiana di psichiatria e aggregato anche ai rinomati collaboratori della rivista “L’Infermiera italiana ”, organo ufficiale del Sindacato Nazionale Fascista delle Infermiere Diplomate, aderente alla Confederazione Fascista dei professionisti e degli artisti.
Questo significa che allora gli infermieri erano razzisti? O peggio, che oggi gli infermieri sono razzisti? E veniamo così alla domanda di apertura.
Gli infermieri sono l’espressione del contesto sociale, culturale e politico in cui vivono. Se tale contesto vede l’affermarsi di idee antiscientifiche e antiumane, e il farsi avanti di comportamenti prevaricatori ed arroganti, quali sono i dati che possono essere presi in considerazione per affermare che gli infermieri sono immuni dal razzismo?
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?