Il settimo rapporto annuale “Countdown, Conto alla rovescia”, pubblicato su the Lancet nell'ottobre 2022, conferma che il cambiamento climatico sta influenzando la salute delle persone in tutto il mondo: direttamente con una maggiore esposizione a condizioni meteorologiche estreme - che sono aumentante di frequenza ed intensità - e indirettamente con impatti devastanti sui sistemi fisici, naturali e sociali da cui dipende la salute.
Il cambiamento del clima non è emergente, è già qui
I cambiamenti del clima determinano cambiamenti nella distribuzione geografica delle malattie infettive sensibili al clima, influenzano la sicurezza alimentare e idrica, peggiorano la qualità dell'aria, danneggiano i sistemi socioeconomici, compromettono gravemente le infrastrutture costruite, rendendo deboli i servizi essenziali e i mezzi di sussistenza.
Dopo 30 anni di negoziati, gli indicatori di Lancet Countdown mostrano che governi ed aziende, nell'escogitare modi per riprendersi dalle numerose crisi attualmente coesistenti, continuano a fare scelte che minacciano la salute e la sopravvivenza delle persone in ogni parte del mondo.
Nonostante l'aumentata consapevolezza e sebbene ci sia l'impegno formale a limitare il riscaldamento globale ben al di sotto dei 2°C, le attuali politiche mettono invece il mondo sulla buona strada per un catastrofico aumento di 2,7°C entro al fine del secolo. Un futuro sano e vivibile, a basse emissioni di carbonio, è sempre più lontano.
Il documento “The Lancet Countdown: tracking progress on health and climate change” presenta i risultati di una valutazione, condotta con la collaborazione internazionale e transdisciplinare di ricercatori indipendenti, sui progressi in materia di salute e cambiamento climatico legati agli obiettivi dell'Accordo di Parigi del 2015, con il consenso scientifico di 99 massimi esperti e di 51 importanti istituzioni accademiche ed agenzie delle Nazioni Unite.
I risultati di questo rapporto - che analizzando ben 43 indicatori di vulnerabilità monitora il cambiamento del profilo sanitario del cambiamento climatico - mostrano l'urgenza dell'azione sinergica per il clima con una risposta allineata verso tutte le crisi attuali.
Pur ribadendo con forza che il cambiamento climatico rappresenta la più grande minaccia per la salute globale, esso può tuttavia essere considerato anche una opportunità per definire nuovi determinanti socio-economici ed ambientali da cui dipende la buona salute.
L'autrice senior dello studio è la dottoressa Marina Romanello, con un dottorato di ricerca presso l'Institute for Global Health della University College London. Facendo il punto sugli impatti sulla salute dell'azione per il clima, il rapporto ha l'obiettivo di aiutare i Paesi a far sì che l'accordo di Parigi possa ancora diventare il più importante accordo di salute pubblica del secolo.
Il cambiamento climatico avanza senza sosta
Dal rapporto emerge che il cambiamento climatico si sta intensificando senza sosta, complice anche una persistente dipendenza eccessiva dai combustibili fossili. Esso sta peggiorando gli impatti sulla salute e sta aggravando altre crisi internazionali coesistenti. I sistemi di supporto vitale del mondo sono minacciati da crisi convergenti.
Le popolazioni mondiali sono sempre più vulnerabili, perché sono esposte non soltanto alla crisi globale dell'energia e del costo della vita aggravata dall'instabilità dovuta a conflitti geopolitici, ma anche alle minacce sanitarie concomitanti. Nel momento in cui sta aumentando la necessità di assistenza sanitaria, Paesi e sistemi sanitari sono ancora alle prese con gli impatti sanitari, sociali ed economici della pandemia di Covid-19 e stanno affrontando ripetuti shock sistemici, profondi e simultanei.
Sono infatti aumentati gli eventi meteorologici estremi (come successo con l’alluvione che ha flagellato l’Emilia-Romagna) – inondazioni, incendi, temperature record - che causano devastazioni in tutti i continenti. Le popolazioni sono sempre più esposte al rischio aumentato di malattie emergenti e co-epidemie a causa della diffusione di malattie infettive favorita dal cambiamento climatico.
Dalle indagini condotte risulta inoltre che le acque costiere stanno diventando sempre più adatte alla trasmissione dei Vibro patogeni e che è aumentato notevolmente il numero di mesi adatti alla trasmissione della malaria e della dengue.
Le prove sono inequivocabili. Dall'analisi emerge che le compagnie petrolifere e del gas non rispettano i limiti di emissione compatibili con 1,5°C di riscaldamento globale e i governi continuano ad incentivare la produzione e il consumo di combustibili fossili stanziando importi spesso paragonabili o addirittura superiori ai propri budget sanitari complessivi.
I Paesi più ricchi non stanno rispettando l'impegno, secondo l'Accordo di Copenaghen, di sostenere l'azione per il clima dei paesi in via di sviluppo. Pur continuando a cercare alternative e soluzioni a lungo termine, gli sforzi per il clima sono vanificati anche da una profonda scarsità di finanziamenti, necessari per consentire una giusta e diffusa transizione climatica. Tali sforzi sono deviati da sfide internazionali concepite come più immediate, dimenticando che il cambiamento climatico è una priorità.
Gli esperti ritengono che affrontare isolatamente ciascuna delle crisi concorrenti rischia di alleviarne una, mentre ne peggiora un'altra. Anziché mitigarlo, sembra che l'azione dell'uomo, ferma ai buoni ma lenti propositi, stia accelerando il cambiamento climatico.
I dati sono allarmanti
In rapporto alla popolazione mondiale più fragile, nel 2021 si sono registrati 3,7 miliardi di giorni di ondata di caldo in più rispetto ad un qualsiasi anno nel periodo 1986-2005. I decessi correlati al caldo sono aumentati del 68% tra il 2000-2004 e il 2017-2021, anche se il bilancio delle vittime è stato aggravato notevolmente dalla confluenza della pandemia.
L'esposizione al calore ha portato a 470 miliardi di ore di lavoro perse a livello globale con potenziali perdite di reddito e di produzione economica. Attualmente l'indice di sviluppo umano è basso e i lavoratori risultano più vulnerabili agli effetti delle fluttuazioni finanziarie. Gli eventi metereologici estremi verificatisi nel 2021 hanno causato danni per 253 miliardi di dollari.
Il cambiamento climatico impatta inoltre sulla sicurezza alimentare, perché le temperature elevate minacciano i raccolti, abbreviando le stagioni di crescita, alterando le condizioni favorevoli e rendendo fragili le catene di approvvigionamento.
Sono in pericolo la disponibilità, l'accesso, la stabilità e l'utilizzo del cibo. Le analisi del rapporto suggeriscono che il caldo estremo ha portato 98 milioni di persone in più a segnalare insicurezza alimentare da moderata a grave. Risulta difficile eliminare la fame nel mondo se il clima estremo peggiora la stabilità dei sistemi alimentari globali.
La prevalenza della denutrizione è aumentata: 161 milioni di persone hanno dovuto affrontare la fame nel 2020 e se ne stimano altri 13 milioni nel 2022 a causa delle ripercussioni della guerra in Ucraina sulla produzione agricola internazionale. Milioni di persone non hanno accesso all'energia necessaria per mantenere le loro case a temperature sane, vivere in ambienti salubri, conservare adeguatamente cibo e farmaci.
La salute è ancora in balia dei combustibili fossili per la produzione e il consumo di energia. L'intensità del carbonio del sistema energetico globale è diminuita di meno dell'1% e le energie rinnovabili contribuiscono soltanto all'8.2% del totale mondiale. Così non è possibile raggiungere l'obiettivo di sviluppo sostenibile garantendo l'accesso a energia pulita, economica, affidabile e moderna in tutto il mondo.
Risulta purtroppo che soltanto il 51% dei Paesi hanno almeno valutato le proprie esigenze di adattamento. Nella risposta al caldo estremo l'adattamento proattivo è scarso ovunque. Ad esempio, sinora soltanto il 27% dei centri urbani globali ha aumentato gli spazi verdi per raffreddare l'isola di calore nelle città e ridurre l'inquinamento atmosferico. Le emissioni di gas serra continuano.
È aumentato del 66% il numero delle famiglie nel mondo che ha installato l'aria condizionata. Il carico di malattia è notevole, con l'aria nelle case delle persone che supera le linee guida dell'Oms per le concentrazioni sicure di inquinamento atmosferico da particolato di piccole dimensioni, il PM 2,5. Si stima anche che il 59% delle strutture sanitarie nei paesi a basso e medio reddito non abbia ancora accesso all'elettricità affidabile necessaria per fornire assistenza di base.
Per proteggere la salute umana non disgiuntamente da quella di ogni ecosistema, prevenire la sofferenza delle persone e degli animali in un clima che cambia ed arginare una rapida crescita di perdite di vite umane, gli autori di Countdown ribadiscono che occorre rafforzare la resilienza del sistema sanitario. Servono azioni intersettoriali rapide, decisive e coerenti nel rispetto della Convenzione quadro delle Nazioni Unite che stabiliva già 30 anni fa precisi interventi di prevenzione e contrasto agli effetti del cambiamento del clima sulla salute e il benessere umano.
Il mondo, che è in un momento critico, ha pertanto bisogno di una risposta concreta ed immediata incentrata sulla salute. Occorrerebbe davvero ragionare con la salute in testa e non con il profitto per garantire alle popolazioni non solo di sopravvivere, ma anche di prosperare.
Poiché agire sul clima ha benefici sul miglioramento della vita e del benessere delle persone, ci si dovrebbe allontanare prontamente dai combustibili fossili, ridurre la dipendenza da mercati fragili internazionali di petrolio e gas, accelerare la transizione verso fonti di energia pulita. Intervenire in termini di salute ridurrebbe la probabilità degli impatti più catastrofici, migliorando altresì la sicurezza energetica, creando al contempo un'opportunità per la ripresa economica e offrendo benefici immediati per la salute.
Una transizione energetica incentrata sulla salute migliorerebbe i viaggi a basse emissioni di carbonio e aumenterebbe gli spazi verdi urbani, promuovendo l'attività fisica, la salute fisica e mentale, diete equilibrate e più vegetali. Riducendo le emissioni derivanti dagli allevamenti animali destinati al consumo di carne, si ridurrebbe anche il rischio di malattie zoonotiche. Questi cambiamenti incentrati sulla salute ridurrebbero l'onere delle malattie trasmissibili e non trasmissibili, riducendo la pressione sugli operatori sanitari e porterebbero a sistemi sanitari più solidi.
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