Zona gialla. Zona Rossa. Non capiterà a noi. La Cina è lontana. La Cina adesso siamo noi. Ci sembrava tutto così lontano, adesso è tremendamente vicino, al di fuori e dentro le nostre case ed è lì che dobbiamo restare se vogliamo ridurre i contagi. Isolamento e contenimento, nient’altro. Non abbiamo nient’altro. Cosa ci resta? La fede? La speranza? L’intelligenza? Le mani di coloro che tutti i giorni ora dopo ora si stanno prodigando per salvare delle vite da un qualcosa che ancora nemmeno conosciamo?
Coronavirus, nessuno vuole sentire che siamo in pericolo ma lo siamo
Quanto ci riguarda questo cambiamento epocale delle nostre vite? Tantissimo, non ne abbiamo ancora compreso l’importanza così come non abbiamo compreso la potenzialità protettiva del nostro gesto.
Rischio. Emergenza. Maxiemergenza. La mexiemergenza è qualcosa di cui normalmente non si ha percezione, sembra solo che possa riguardare una remota possibilità, qualcosa di estremamente lontano che spesso rimane confinato ad una simulazione. I sanitari che stanno lavorando senza sosta, i miei colleghi stanno urlando in coro di stare a casa.
Hanno paura? Molta. Alcuni la rivelano, altri forse provano a nasconderla, per difendere sé stessi, per non diffondere il panico, per farsi speranza l’un l’altro.
Le terapie intensive sono luoghi in cui nessuno vorrebbe transitare, la vita dipende da delle macchine e da operatori che fanno di tutto per farle funzionare al meglio. Sono posti chiusi, mediamente con poche finestre, dove il tempo sembra non scorrere mai. Adesso il tempo invece è velocissimo, frenetico, i posti letto non bastano, i malati aumentano, il bisogno assistenziale è incessante.
Pensiamo di essere invincibili? Ci sbagliamo. Pensiamo che tutto questo non ci tocchi perché stiamo bene? Altro errore. Pensiamo di non poter finire mai? Illusi
Chi percorre le corsie di un ospedale conosce bene la vita e la morte, le ha incontrate spesso, ci ha dialogato, se ne è preso cura, di tutte e due, fino alla fine. Sa di cosa parliamo. Forse molti però non lo sanno e continuano a vederle solo come entità diverse e distaccate. Sciocchi.
Nessuno vuole sentire che siamo in pericolo. Ma siamo in pericolo e dobbiamo farci i conti, con le nostre azioni, la nostra coscienza e la nostra responsabilità. Stiamo uniti insieme, in ospedale, come solo una grande squadra può fare. Stiamo uniti insieme, a casa, e prepariamoci a riaccogliere coloro che stanno facendo uno sforzo enorme per non far cedere il nostro sistema sanitario nazionale di cui tanto andiamo orgogliosi.
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