Per certi versi è paradossale come il nostro Paese, nelle emergenze, ritrovi e riscopra i suoi punti di forza, le sue capacità, le “eccellenze” che costituiscono la sua spina dorsale. In questi giorni di “emergenza Coronavirus” mi sono venute in mente alcune considerazioni che ho esternato sui Social e che vorrei riproporre in maniera un po' più articolata. Giorni, quelli che stiamo vivendo dal punto di vista della salute pubblica, caratterizzati dal forte rumore di timori e critiche di gestione della vicenda. In questi rumori risalta l'assordante silenzio nel quale urla la propria voce e presenza la figura degli infermieri.
Professionisti sempre in prima linea, raffreddore o coronavirus che sia
Quelli di corsia. Quelli del 118. Gli infermieri. Infermieri che ho definito come la "prima linea".
Il primo vero, forte, importante appiglio per chi è in difficoltà con la salute. Fisica e psicologica. Ovviamente (lo sapete meglio di me e lo dice anche la logica) nessuno entra mai in ospedale con l'animo leggero.
Quando sei costretto a salire su un'ambulanza, il cuore batte forte. La pelle trema. Quando bisogna fronteggiare un problema di salute crescono paure che non si pensava nemmeno di avere.
Per questo loro, gli infermieri, sono il tramite tra il timore e la rassicurazione. Non sono semplicemente i "cecchini" delle vene per fastidiose iniezioni, prelievi o somministrazioni di medicinali (figura che spesso alberga nell'immaginario collettivo).
Dietro gli infermieri c'è la quotidianità di un lavoro e di un'assistenza che nemmeno possiamo comprendere appieno nella sua importanza
Sempre con la forza di una umana delicatezza e sensibilità dovendo anche scardinare le porte di intimità fisiche costrette alla "violazione" nei momenti di difficoltà della salute. Infermieri pronti a sostituirsi a figure famigliari per sopperire ad esigenze e necessità per le quali a volte nemmeno un famigliare riesce ad avere la forza di fare fronte.
Ecco allora che l'infermiere diventa "uno di famiglia". Capace di non farti pesare che hai bisogno di un estraneo. Ma ti dice che puoi fare forza sulla complicità di un estraneo che irrompe così nel calore della tua famigliarità.
Gli infermieri sono quella mano pronta a stringere la tua quando hai paura. Sono quella lenta, ripetuta e leggera carezza sulla fronte quando in ambulanza o in corsia hai paura.
Ti accarezzano pronti a dirti: andrà tutto bene
. Sono quella certa presenza che arriva dopo che hai suonato il campanello della corsia.
Perché hai bisogno.
Non fa differenza tra giorno e notte. Sono quelli che in corsia, almeno per gli ignari visitatori, hanno l'ingrato compito di dire e ridire più volte "signori, è ora di uscire". Tutti ignari, però, che dietro quell'imperativo si nasconde il passionale e serio lavoro di assistenza verso il malato.
Compito per niente semplice. Per niente. Sono quelli che anche in questi giorni di Coronavirus sono in prima linea.
Perché sono la prima linea. Come sempre. Raffreddore o Coronavirus che sia. Loro non possono avere paura. E non hanno tempo di avere paura.
A loro nessuno chiede cosa provano. Silenziosi ci sono
Pronti a regalare una carezza sulla fronte di chi ha bisogno. Pronti a stringere la mano per dire nei momenti più difficili: andrà tutto bene
.
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