Come raccontare ad un giovane che si appresta a scegliere il suo prossimo percorso di studi che cos’è il corso di laurea in Infermieristica e cosa si fa durante quei tre intensi e apparentemente lunghi anni? Come divulgare loro il viaggio formativo che è necessario svolgere e, al tempo stesso, la professione - quella infermieristica - che inizieranno a praticare durante i tirocini e che saranno chiamati a padroneggiare sempre meglio nel loro futuro lavorativo, dopo il conseguimento del titolo? Sono questi i quesiti che mi sono posto e da cui sono partito per tentare di dare un barlume di risposta, un conatus responsivo, alle domande che più volte mi sono state poste da coetanei che avevano gettato un’occhiata incuriosita verso la professione infermieristica.
I tre anni di Infermieristica in sintesi
Non ho la pretesa di essere esaustivo, anche perché - come ben sappiamo - l’esperienza di studiare Infermieristica in Italia e di praticarla, lavorativamente parlando, cambia spesso da ateneo ad ateneo, da struttura a struttura, da regione a regione se non da provincia a provincia.
Ciò non ci vieta di condividere qualche considerazione e di aprire un dialogo a riguardo, condividendo il nostro vissuto personale di aspiranti-studenti infermieri, studenti-infermieri o professionisti.
Il corso di laurea in Infermieristica è il percorso di studi, ad obbligo di frequenza, che è necessario svolgere per ottenere il titolo di infermiere e poter quindi esercitare la relativa professione sanitaria, previo il superamento della prova finale, con valore di esame di Stato abilitante, al termine dei tre anni didattici e l'iscrizione all’ordine professionale.
Il percorso formativo è fondamentale per definire le conoscenze e le competenze che possono, e devono, essere possedute e praticate da un infermiere. Insieme al profilo professionale e al codice deontologico, infatti, la formazione di base (e, in seguito, quella post-base) definisce chi è e che cosa fa l’infermiere nella sua attività lavorativa, qual è il suo ruolo in sanità, nella comunità, nella società di cui tutti noi facciamo parte.
Infermieristica è un corso di laurea ad accesso programmato: per potersi immatricolare sarà quindi necessario svolgere e superare con esito positivo la prova di ammissione obbligatoria - il test di professioni sanitarie - risultando all’interno dei posti limitati messi a concorso per Infermieristica ogni anno dall’ateneo - ma più specificatamente dal polo didattico - in cui e per cui si concorre.
Il corso offre una preparazione fondamentale - che quindi si pone l’obiettivo di generare delle iniziali fondamenta per tutto quello che dovrà essere costruito successivamente nella vita professionale dell’infermiere, in una concezione di lifelong learning - nelle scienze di base e cliniche per la comprensione dei fenomeni fisiologici e patologici che rispettivamente caratterizzano e colpiscono gli individui, le famiglie e le comunità a cui è rivolto l’intervento preventivo, educativo, curativo, assistenziale, riabilitativo, palliativo, organizzativo, intellettuale e di ricerca dell’infermiere.
Com’è organizzato il CdL in Infermieristica
Lo studente avrà modo di iniziare ad apprendere attraverso lo studio autonomo, le lezioni frontali, i laboratori professionali, i tirocini professionalizzanti e altre attività didattiche, come affrontare e analizzare i problemi di salute della persona con una visione unitaria, non solo quindi focalizzata sugli aspetti fisici di salute-malattia-cura ma che getta uno sguardo interessato anche sugli aspetti psicologici, sociali, culturali.
Lo studente avrà l’occasione di conoscere le metodologie proprie dell’intervento infermieristico e di sperimentarsi nella loro applicazione nei contesti laboratoriali e di tirocinio; di sviluppare competenze tecnico-pratiche; di acquisire capacità educativo-relazionali da mettere in gioco nella relazione con gli assistiti ma anche con i colleghi infermieri, medici e delle altre professioni, con cui collaborerà ogni giorno; di iniziare a costruire una consapevolezza riguardo alle dimensioni etiche, deontologiche e giuridiche della professione infermieristica; di apprendere ed essere in grado di utilizzare una seconda lingua europea, oltre all’italiano, nell’ambito professionale specifico e per lo scambio di informazioni generali.
Sbocchi occupazionali di Infermieristica
Il corso mira quindi a formare figure professionali competenti nell'ambito della prevenzione delle malattie, dell'assistenza ospedaliera e territoriale e della presa in carico dei malati integrandosi con le altre figure professionali socio-sanitarie.
I laureati in Infermieristica potranno trovare occupazione in strutture sanitarie e socio-assistenziali pubbliche o private (ospedali, servizi di emergenza territoriale, strutture per post acuti, di lungodegenza, residenze sanitarie assistite, servizi sanitari territoriali e domiciliari).
Gli studenti della triennale avranno inoltre la possibilità di proseguire gli studi universitari iscrivendosi alla magistrale o ai master di I° livello disponibili. Il conseguimento della triennale è quindi solo l’inizio del percorso: un apprendere come stare in piedi nella professione, uno sforzo per costruire le basi del nostro movimento, un primo passo.
Quali materie si studiano ad Infermieristica
Nel triennio la didattica frontale occuperà circa la metà dei CFU totali, mentre il resto delle ore verrà dedicato principalmente allo studio autonomo, al tirocinio professionalizzante, a sessioni di tutorato su discussioni di casi clinici e di problem solving, a laboratori didattici per l’apprendimento di abilità tecniche e relazionali, a seminari, ad attività a scelta dello studente, allo studio guidato, alla produzione di report e della tesi finale. Ci sarà pure la possibilità di svolgere esperienze di Erasmus.
Chi insegna al CdL in Infermieristica
I professori che troverai in università saranno principalmente medici e chirurghi, specializzati preferibilmente nella disciplina d’insegnamento o comunque in un campo affine, ma troverai anche infermieri (tutor didattici e non) che ti insegneranno le discipline spiccatamente infermieristiche.
Potrai trovare in cattedra anche psicologi, biologi, filosofi e altri professionisti sanitari per quanto riguarda altri moduli d’insegnamento. In molti saranno attivi nella pratica clinica quotidiana, quindi potranno fornirti approfondimenti aggiornati e punti di vista puntuali, più focalizzati sul mondo reale e presente che sulla torre d’avorio, sul mondo teorico.
Ovviamente noi studenti non possiamo esimerci dal tentativo di mantenere un approccio attivo - e non per forza appassionato - rispetto alle materie che verranno affrontate. Essere attivi nell’apprendimento, porre la nostra concentrazione sulla materia - quindi, essenzialmente, essere presenti nel tempo dedicato all’apprendere - potrà avere come effetto collaterale, inaspettato, la passione, l’interesse, il coinvolgimento, il desiderio di saperne un po’ di più.
Le varie discipline (moduli) vengono raggruppate in insegnamenti
Ogni singolo esame include tutte le discipline dell’insegnamento e può essere svolto in varie modalità, a discrezione dei docenti - scritte, orali o misti - che richiedono il superamento di tutti moduli per superare l’insegnamento o che tengono conto dei parziali dei singoli moduli.
Alcuni insegnamenti potrebbero essere considerati propedeutici o di sbarramento, ovvero il loro superamento è necessario per poter svolgere ulteriori futuri insegnamenti, per proseguire con il percorso di studi.
Un consiglio è quello di spingere affinché i docenti esplicitino in modo chiaro le modalità d’esame già all'inizio delle lezioni frontali, durante il cosiddetto “contratto d’aula”, in modo tale da evitare incomprensioni ed inconvenienti.
Il consiglio, nel caso in cui si voglia approfondire il percorso formativo offerto dal proprio ateneo e polo didattico, è sempre quello di consultare i siti ufficiali del corso di laurea, i regolamenti e i syllabus - ovvero, i programmi degli insegnamenti. Questo perché spesso esistono differenze minime o, a volte, addirittura sostanziali tra i vari corsi di laurea di Infermieristica offerti dai vari atenei.
Non è raro che uno studente laureato in una determinata università, provincia o regione abbia una formazione diversa - quantitativamente e qualitativamente - rispetto a un altro studente che ha studiato in un contesto - didattico e sanitario - differente.
Laboratori professionali
Una buona e importante parte delle ore di formazione verrà spesa in laboratori professionali, in cui si avrà la possibilità di sperimentarsi per le prime volte in un ambiente di apprendimento controllato, a basso rischio, nelle varie abilità tecnico-pratiche e nell’applicazione di metodologie assistenziali, organizzative, relazionali, educative e di problem solving.
Ovviamente, le conoscenze acquisite durante i laboratori professionali saranno oggetto di valutazione e di certificazione tramite esami teorici e/o pratici. Le attività di laboratorio saranno svolte solitamente in piccoli gruppi guidati da tutor didattici e la loro effettuazione e successivo superamento, in un momento d’esame dedicato, saranno un requisito indispensabile per l’attività di tirocinio e per il proseguimento del percorso di studi.
Sfruttare questi momenti di laboratorio per porre domande, fugare ogni dubbio teorico e pratico, è un’ottima cosa da fare. Non aver paura di metterti in gioco: farlo o non farlo fa davvero la differenza.
Tirocinio infermieristico
Il tirocinio professionale invece rappresenta la modalità privilegiata ed insostituibile per apprendere il ruolo professionale dell’infermiere, attraverso la sperimentazione pratica e l’integrazione delle conoscenze teoriche con l’attività operativa tipica della professione, calata in un contesto organizzativo di tipo sanitario.
Il tirocinio per lo studente è un’occasione per sperimentarsi attivamente in un contesto reale che presuppone la presenza del paziente, dei famigliari, di altri professionisti; una possibilità per sperimentare la complessità del reale; una possibilità di imparare a prendere decisioni, a selezionare interventi appropriati per ogni particolare situazione, ad organizzare e gestire il proprio tempo, ma anche di responsabilizzarsi rispetto alla propria formazione.
Una possibilità di mettere in pratica i principi teorici appresi, ma anche la possibilità di recuperare dalla pratica i principi teorici attraverso l’osservazione attiva e riflessiva delle situazioni clinico-assistenziali reali; una possibilità di sperimentarsi in ripetute esperienze osservando pazienti in svariate situazioni in modo da applicare la conoscenza in circostanze differenti; un'opportunità attraverso la collocazione nel lavoro reale di sviluppare le conoscenze e le attitudini di un professionista all’inizio dell’attività, di comprendere cosa voglia dire lavorare come infermiere.
Durante i tre anni si svolgeranno diverse esperienze di tirocinio in contesti clinici differenti, aumentando progressivamente di anno in anno la complessità delle unità operative in cui svolgerai tirocinio, il numero di ore effettuate e i relativi CFU conseguiti, la laboriosità degli obiettivi didattici che ti verrà richiesto di raggiungere.
Un esempio: 360 ore (12 CFU) al primo anno, 480 ore (16 CFU) al secondo anno e 630 ore (21 CFU) al terzo anno di tirocinio effettivo con un numero variabile di esperienze di tirocinio (potremmo fare per esempio 2 esperienze di tirocinio al primo anno, 3 al secondo e 4 al terzo, ma l’organizzazione dipende dal singolo ateneo, polo didattico e struttura/e sanitaria/e con cui è convenzionata la nostra università).
Durante il periodo di tirocinio effettivo, con il tutor didattico di riferimento verranno svolte inoltre attività correlate al tirocinio come esercitazioni, attività tutoriali come sessioni di discussione di casi clinici e di problem solving ed elaborazioni scritte come il diario e il piano di apprendimento o il report di tirocinio.
In ogni esperienza di tirocinio verrai affiancato a una o più guide di tirocinio, ovvero uno o più infermieri del reparto in cui sarai collocato che hanno svolto uno specifico percorso formativo per seguire gli studenti-infermieri durante la pratica clinica.
La guida di tirocinio ha la responsabilità di supportarti nell’inserimento in reparto, di guidarti inizialmente al suo interno e, progressivamente, di stimolarti ad acquisire sempre più autonomia, che rimane pur sempre supervisionata. La guida di tirocinio dovrebbe avere anche un ruolo di dialogo, confronto, stimolo alla riflessione e all’incontro consapevole con i propri limiti e le proprie potenzialità e punti di forza in termini di competenze teoriche, metodologiche, tecnico-pratiche, relazionali, educative, deontologico-professionali.
Scheda di valutazione del tirocinio
Durante l’esperienza la guida di tirocinio, insieme alla tutor didattica di riferimento, avrà il compito di valutare il tuo percorso e, al suo termine, di redigere la scheda di valutazione del tirocinio.
Quest’ultima non è altro che una serie di raggruppamenti (es. area del giudizio clinico, dell’applicazione dei processi diagnostico-terapeutici, dell'auto-apprendimento, della relazione assistenziale, dell’educazione terapeutica, delle competenze tecnico-assistenziali) di obiettivi attesi a cui viene assegnato un indicatore di valutazione (es. A, autonomia supervisionata; B, parzialmente autonomo; C, collabora alle attività; D, insufficiente; NS, non sperimentato) legato all’autonomia dimostrata durante la pratica professionale.
Anche durante il tirocinio è da tenere ben presente che le persone - tutor didattici, guide di tirocinio, altri professionisti (infermieri e non) e colleghi studenti - con cui entrerai in contatto e con cui costruirai una relazione impatteranno enormemente sulla qualità della tua esperienza formativa.
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