Eziologia e fattori di rischio di osteosarcoma
L'osteosarcoma è un tumore con elevata malignità, che tende ad infiltrare i tessuti e metastatizzare a distanza per via ematica.
Colpisce l'apparato scheletrico ad ogni età, senza differenze di genere nell'incidenza annuale in età pediatrica e prevalente nei maschi dopo la pubertà. Secondo i dati epidemiologici risulta più frequente tra i bambini, gli adolescenti e i giovani adulti di età compresa dai 10 ai 20 anni. Si manifesta pertanto nel periodo di massima crescita dell'osso e, come emerso da alcuni studi osservazionali, la crescita rapida dell'osso è considerata un importante fattore di rischio , tra le cause eziologiche ancora poco conosciute.
Altri fattori di rischio di sviluppare un osteosarcoma sono l'esposizione a radiazioni per trattamenti radioterapici - cui ci si sottopone per curare altri tipi di tumore – e mutazioni nei geni oncosopressori p53 e RB1, responsabili anche della comparsa di altri tipi di tumori e di sindromi ereditarie che predispongono al tumore (sindrome di Li-Fraumeni, sindrome di Rothmund-Thompson). In alcuni casi l'oesteosarcoma può originare da precedenti lesioni ossee come la malattia di Piaget e la displasia fibrosa.
Tipologie di osteosarcoma
A seconda dell'aspetto che il tumore assume all'indagine radiologica e microscopica, l'osteosarcoma è classificato in tre tipologie:
basso grado di malignità
intermedio grado di malignità
alto grado di malignità
I dati statistici evidenziano che 8 osteosarcomi su 10 sono ad alto grado, la forma più comune, e presentano cellule anomale che si moltiplicano velocemente. Nella forma a basso grado le cellule hanno un aspetto simile agli osteoblasti normali ed il tumore appare ben differenziato con divisioni cellulari più lente e meno numerose.
L'osteosarcoma può colpire tutti i segmenti ossei ma sono interessate, in individui giovani, soprattutto le ossa che hanno fisiologicamente una crescita rapida come le parti terminali delle ossa lunghe del femore e del braccio. Ginocchio, bacino, spalla e mandibola sono altre sedi, generalmente nei soggetti anziani, dove si può manifestare il tumore.
Sintomi di osteosarcoma
Il dolore all'osso è il sintomo principale di osteosarcoma . Si accompagna a gonfiore localizzato e tumefazione con cute arrossata e calda. Il grado della sintomatologia dolorosa è variabile e dipende dalla dimensione e dallo stadio della malattia. Debole ed intermittente agli esordi, peggiora progressivamente di intensità diventando continuo ed ingravescente.
L'osso può diventare talmente fragile e debole che si possono verificare fratture patologiche , in assenza di eventi traumatici. La disseminazione del tumore può causare sintomi sistemici come anemia , calo ponderale, astenia e decadimento generale.
Diagnosi di osteosarcoma
La diagnosi è per immagini, inizialmente con una radiografia della regione sospetta seguita da una scintigrafia ossea o dalla tomografia ad emissione di positroni (PET) , che consentono di stabilire l'origine della lesione e di rilevare la presenza di eventuali metastasi in regioni diverse.
Anche la tomografia computerizzata (TC) e la risonanza magnetica sono utili per diagnosticare l'osteosarcoma. La conferma è data dalla biopsia ossea , un prelievo di tessuto osseo. Gli esami di laboratorio evidenziano un aumento dei valori delle fosfatasi alcaline.
Stadiazione
Per determinare quanto l'osteosarcoma è esteso ed avanzato , la stadiazione - ossia assegnare uno stadio alla malattia - è semplificata in tumore localizzato (il tumore è limitato all'osso dal quale ha avuto origine), metastatico (il tumore si è già esteso in altre sedi, generalmente nel polmone) e recidivante (il tumore ricompare dopo un primo trattamento).
Secondo il sistema di classificazione di Enneking, anche per l'osteosarcoma come per gli altri tipi di cancro si può assegnare uno stadio in base al grado del tumore (G), all'estensione del tumore originario (T) e alla diffusione di metastasi (M). E secondo la classificazione dell'American Joint Commissione on Cancer (AJCC) la classificazione dell'osteosarcoma può essere valutata anche per la diffusione del tumore ai linfonodi (N).
Terapia per l’osteosarcoma
A seconda dell'aggressività e allo stadio di malattia, esistono varie opzioni di trattamento. Le probabilità di guarigione dipendono da diversi fattori, quali la possibilità di asportare completamente il tumore con l'intervento chirurgico e le condizioni generali di salute del paziente.
La chirurgia e la chemioterapia , spesso combinate, sono i principali trattamenti. Se la diagnosi è precoce, la chirurgia è conservativa e consente di rimuovere solo la parte malata dell'osso sostituendola con un innesto costituito da un osso prelevato da un'altra parte del corpo (del paziente o di un donatore) o da una protesi (metallica o di altro materiale) che, nei casi di soggetti ancora in crescita, deve essere periodicamente sostituita adeguandosi alla crescita.
La chirurgia moderna consente oggi di rimuovere con efficacia anche ostesarcomi posizionati in regioni più difficili come la mandibola, le vertebre o le ossa del bacino. La chemioterapia è sistemica, neoadiuvante (prima dell'intervento chirurgico per ridurre le dimensioni del tumore e favorire la chirurgia conservativa) e adiuvante (dopo l'intervento per eliminare eventuali cellule malate sfuggite alla chirurgia).
Non risulta essere particolarmente efficace la radioterapia che può essere tuttavia adottata a scopo palliativo per alleviare i sintomi dolorosi nelle fasi più avanzate della malattia. Sono in corso studi su nuove terapie, come quelle immunomodulanti, che spingono il sistema immunitario del soggetto colpito ad attaccare e distruggere il tumore.
Il farmaco mifamurtide , che agisce come stimolatore della risposta immunitaria, ha dimostrato buoni risultati. Tuttavia, la terapia chemioterapica convenzionale risulta essere ancora la più efficace perché, a causa della complessità genetica dell'osteosarcoma che provoca alterazioni molecolari multiple, non è facile individuare terapie mirate a specifici bersagli.
La complicanza maggiore dell'osteosarcoma è la metastasi che peggiora la prognosi e rende difficile la cura. I trattamenti chemioterapici causano inoltre effetti a breve e lungo termine che impattano in maniera importante a livello fisico e psicologico e che necessitano di gestione accurata ed attenta per alleviarli e rendere tollerabile la qualità di vita. Poiché l'eziologia non è ancora ben nota, non è possibile attuare misure di prevenzione efficaci per ridurre il rischio di sviluppare osteosarcoma.
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