La PET ovvero la Tomografia a Emissione di Positroni è una tecnica diagnostica di medicina nucleare che utilizza sostanze radioattive con isotopi positron-emittenti. Vengono iniettate per via endovenosa sostanze normalmente presenti nell'organismo come glucosio, metionina o dopamina, ma "marcate" con molecole radioattive. Queste emissioni radioattive rendono visibili le aree patologiche in cui la sostanza si accumula.
PET, l’esame che permette di diagnosticare tumori e metastasi
Il radiofarmaco più utilizzato è il 18F-FDG (fluoro-deossi-glucosio). Dato che le cellule tumorali o infiammatorie sono caratterizzate da un elevato consumo di glucosio, accumuleranno il radiofarmaco e renderanno l'area di accumulo ben evidente al tomografo PET. Questo servirà per confermare una diagnosi di tumore o verificare la presenza di metastasi, ma anche a constatare l'efficacia di una terapia, nel caso in cui non sia più presente un accumulo di glucosio radiomarcato in una sede in cui era stato in precedenza identificato.
Bisogna specificare però che non tutti i tumori sono ben valutabili con questo sistema, per esempio nel caso di tumori al cervello in cui la concentrazione di glucosio nell'organo esaminato è già molto elevata o nei tumori alla prostata in cui le cellule neoplastiche non sono avide di glucosio. In questi casi, per ovviare al problema è stata recentemente inserita la possibilità di utilizzare radiofarmaci diversi come la fluoro dopa o la fluoro colina che sono comunque radiofarmaci marcati con il fluoro, ma seguono vie mataboliche diverse, per permettere di ottimizzare la diagnosi di neoplasie cerebrali (la dopa) e neoplasie prostatiche (la colina).
Indicazioni all'esecuzione della PET
- caratterizzazione delle lesioni individuate in precedenze con indagini radiologiche tradizionali, precisando la natura (maligna o benigna);
- identificazione della stadiazione e dell'estensione della malattia per permettere il giusto approccio terapeutico, personalizzato al singolo paziente;
- individuazione tempestiva di una recidiva/ripresa della malattia, attraverso una diagnosi differenziale con esiti cicatriziali/fibrotici conseguenti alla radioterapia o alla chirurgia;
- valutazione dell'efficacia della terapia già dopo pochi cicli di chemio o radioterapia permettendo immediate variazioni.
PET, modalità di esecuzione
Prima di iniziare la preparazione all'esame il paziente viene ricevuto dal medico nucleare, che effettua una valutazione della documentazione clinica presentata e, dopo un’adeguata informazione su tutto ciò che riguarda la procedura, fa firmare il consenso.
Viene reperito poi un accesso venoso che consentirà una idratazione ottimale, oltre che la somministrazione successiva del radiofarmaco. Il controllo dei valori glicemici è fondamentale prima di poter procedere. Il paziente viene dunque fatto distendere su un lettino, garantendo un ambiente silenzioso e confortevole, per assicurare un rilassamento muscolare.
Dopo la somministrazione della soluzione contenente il radiofarmaco, si richiede al paziente di limitare i movimenti quanto più possibile, in quanto le contrazioni muscolari provocano l'accumulo nei muscoli di sostanza radioattiva, compromettendo l'interpretazione delle immagini.
Dopo circa 40 minuti, il paziente viene invitato a vuotare la vescica e successivamente accompagnato in sala tomografica, dove avrà inizio il vero e proprio esame.
È importante ricordare che la tempistica di esecuzione dell'intero processo è rigorosa, in quanto il radiofarmaco dimezza la propria attività nel giro di 109 minuti.
Durante l'acquisizione delle immagini, il paziente sdraiato su un lettino a scorrimento fluido deve restare fermo. Verrà costantemente monitorato da una telecamera interna e resterà in contatto con il personale sanitario mediante un interfono. Una volta terminato l'esame, che ha una durata variabile dai 20 ai 60 minuti circa in base al sito da esaminare, il paziente verrà fatto accomodare in sala di attesa interna per permettere al medico nucleare e al personale tecnico di controllare che non ci siano stati artefatti o errori nell'acquisizione delle immagini.
Dopo la conferma della corretta acquisizione, il paziente può tornare a casa senza nessuna limitazione. Viene consigliato comunque di evitare il contatto diretto con donne incinta e bambini subito dopo l'esame.
PET, il ruolo dell'infermiere
L'accoglienza del paziente è certamente la fase più delicata. Oltre a raccogliere tutta la documentazione clinica, l'infermiere deve saper riconoscere il suo stato d'animo. Il paziente che esegue la PET infatti è spesso affetto da una neoplasia. L'infermiere potrà dunque trovarsi davanti una persona scoraggiata, preoccupata, ansiosa e sfiduciata. Un semplice atteggiamento di comprensione potrebbe rendere più serena l'esecuzione dell'intero iter. Se il paziente si mostra particolarmente sofferente o ansioso, è necessario incentivarlo e supportarlo con farmaci sedativi o O2 terapia. Spiegare, poi, semplicemente come avverrà l'esame.
L'esecuzione della PET
Durante l'esecuzione l'infermiere in collaborazione con il medico nucleare e il tecnico di radiologia monitora il paziente attraverso la telecamera. Il paziente resterà comunque in contatto con gli operatori tramite un microfono. Durante l’acquisizione delle immagini il paziente deve restare fermo per evitare di interrompere l’esame e allungare i tempi nel caso in cui debba essere ripetuto.
Al termine della procedura il paziente viene accompagnato in sala di aspetto interna, il tempo necessario per permettere al medico di valutare la qualità delle immagini. Successivamente può tornare a casa senza nessuna limitazione, se non l’accortezza di evitare il contatto diretto per qualche ora con donne incinta o bambini.
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