Il ragionamento clinico è un processo cognitivo continuo, dinamico, sistematico e complesso. È inteso come un modo di pensare che consente ai professionisti sanitari di riunire teoria e pratica. Viene modellato da conoscenze, abilità, esperienza e competenze. L'approccio analitico è graduale - dalla raccolta dati all'identificazione del problema sino alla definizione delle priorità e al processo decisionale – ma poiché l'infermieristica è molto più che malattia e farmaci, esso dovrebbe allontanarsi da un approccio biomedico rigido caratterizzato da una visione dualistica (è presente o non è presente un segno/sintomo).
Ragionamento clinico, l’importanza di imparare un modo di pensare
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Grazie al ragionamento clinico i professionisti sanitari pianificano ed attuano interventi appropriati, intraprendono le azioni necessarie con obiettivi specifici, valutano i risultati e si impegnano nella riflessione nell'apprendimento di questo processo.
Il ragionamento clinico, ossia ragionare sulla pratica, viene praticato dai professionisti con diversi gradi di autonomia e con ritmi diversi.
Tale pensiero critico è biopsicosociale, ossia viene usato per affrontare i problemi di salute fisica, psicologica, sociale e spirituale dei pazienti secondo una visione olistica dell'esistenza umana.
Può essere anche un processo collaborativo ed interattivo che coinvolge altri professionisti del team di cura nonché il paziente nel suo insieme per migliorare l'assistenza sanitaria. Si tratta di uno strumento che permette ad infermieri ed ostetriche di valutare rapidamente ed accuratamente le situazioni di cura raccogliendo spunti, facendo osservazioni precise, elaborando informazioni ed acquisendo una comprensione del problema di una persona.
Grazie al ragionamento clinico essi pianificano ed attuano interventi appropriati, intraprendono le azioni necessarie con obiettivi specifici, valutano i risultati e si impegnano nella riflessione nell'apprendimento di questo processo.
Sebbene sia un approccio ben sviluppato ed apprezzato nell'istruzione medica, il pensiero critico non risulta altrettanto ben integrato nei programmi di studio degli infermieri e delle ostetriche.
Eppure si tratta di uno strumento indispensabile per rispondere rapidamente alle sfide assistenziali prendendo decisioni per adattare il modo di lavorare clinico ed ottenere risultati di cura ottimali, riducendo altresì il rischio di errori.
Esiste inoltre una variazione nelle pratiche di insegnamento ed apprendimento del ragionamento clinico, con prove poco chiare sull'efficacia di alcuni metodi adottati negli attuali programmi dei corsi universitari per formare infermieri ed ostetriche.
Di fronte all'aumento delle complesse esigenze sanitarie delle persone, allele risorse umane inadeguate o limitate, allo scarso finanziamento dei sistemi sanitari, alle cure rapide e limitate nel tempo nonché alle sfide climatiche sarebbe necessaria una migliore implementazione del ragionamento clinico, sviluppando strategie educative e un metodo di valutazione che sia specifico, valido ed affidabile.
Sono i risultati di uno studio qualitativo condotto nel 2023 in cinque paesi dell'Unione Europea (Spagna, Belgio, Portogallo, Polonia, Slovenia) in cui viene esplorata ed analizzata tra i partecipanti, la maggior parte dei quali con background infermieristico, la comprensione del ragionamento clinico, sia nell'istruzione che nella pratica infermieristica e ostetrica.
Obiettivo dell'indagine è migliorare la competenza di tale ragionamento, elemento chiave del processo decisionale, e di conseguenza l'assistenza ai pazienti sviluppando metodologie basate sulle evidenze, anche utilizzando razionalmente risorse limitate.
I ricercatori evidenziano che c'è una generale mancanza di letteratura sulla tematica in Europa, dove le direttive dell'Unione mirano piuttosto ad armonizzare la formazione infermieristica ed ostetrica per consentire il reciproco riconoscimento delle qualifiche e la libera circolazione dei lavoratori all'interno dell'UE.
Sono emerse inoltre alcune barriere all'insegnamento del ragionamento clinico nella formazione dei professionisti sanitari, che risultano legate principalmente alla sua comprensione come concetto, alle pratiche di insegnamento e valutazione, alla mancanza di risorse materiali e alle barriere culturali. Sono state identificate anche differenze e barriere tra insegnanti clinici e docenti universitari.
Ciò appare alquanto significativo considerando che metà del processo educativo di infermieri ed ostetriche viene svolto in un contesto clinico. Ciò dimostra che, sebbene la formazione pratica sia vista come una componente cruciale dei corsi universitari, le competenze cliniche devono essere acquisite dall'esperienza lavorativa.
I ricercatori evidenziano che, nonostante la maggior parte della ricerca indaghi su come gli infermieri ragionano clinicamente, sono invece scarse le ricerche dedicate a mettere in discussione il modo in cui gli studenti infermieri sviluppano le capacità di ragionamento clinico. Come si sviluppa tale ragionamento nella popolazione studentesca e quali fattori influenzano questo sviluppo, utile a prendere decisioni corrette?
Gli autori dello studio sottolineano che tale ragionamento si sviluppa e progredisce nel tempo insieme all'esperienza clinica. Mentre gli esperti possono fare affidamento sulla loro conoscenza, sull'esperienza clinica passata e sulle competenze etiche ed hanno altresì sviluppato un'intuizione, gli studenti e gli infermieri alle prime armi devono approcciarsi in modo sistematico al ragionamento e alle decisioni relative all'assistenza ai pazienti per non rischiare di perdere dati importanti a causa della loro mancanza di esperienza. Il ragionamento clinico si sviluppa pertanto con l'esperienza, non solo in senso professionale ma anche personale.
Gli esperti suggeriscono che gli studenti possono sviluppare e migliorare la propria intuizione clinica anche riflettendo sulle proprie esperienze, imparando a lavorare in diversi ambienti clinici o team con dinamiche e culture diverse, a interagire con pazienti e colleghi e a comunicare in circostanze difficili.
Secondo i ricercatori insegnare il ragionamento clinico non è un'entità didattica teorica a sé stante ma è molto più ampia e profonda, coinvolgendo anche competenze generiche e soft skill che aiutano gli studenti a ragionare nella loro pratica.
Nello studio si sottolinea come, talvolta, gli studenti possono avere difficoltà ad apprendere questo modo di pensare a causa della mancanza di competenza dei docenti nell'insegnamento del ragionamento clinico e alla mancanza di eventi formativi correlati all'infermieristica e all'ostetricia piuttosto che alla medicina.
Anche l'ambiente di apprendimento può essere determinante
L'approccio dovrebbe essere graduale, da semplice a complesso, passo dopo passo e dovrebbe iniziare in un ambiente sicuro, come un laboratorio di simulazione, ma ciò potrebbe non essere sempre fattibile considerando che gli studenti di infermieristica ed ostetricia iniziano la loro formazione clinica in una fase molto precoce dei loro studi.
Inoltre, gli esperti clinici, che li seguono sul campo durante i tirocini, non sono formati generalmente nell'insegnamento del ragionamento clinico e pertanto spesso non affrontano tutte le aeree di apprendimento rilevanti.
Le simulazioni avanzate delle procedure(LINK:) richiedono risorse materiali, umane e finanziarie che non sono accessibili a tutti. Esiste infatti un divario tra paesi ed ambienti in termini di possibilità di realizzare simulazioni didattiche digitali. Spesso i programmi di studio sono già pieni di contenuti obbligatori e può risultare impossibile aggiungerne di nuovi.
Inoltre, il ragionamento clinico viene spesso utilizzato ed insegnato tramite esempi di situazioni urgenti ma ciò non tiene conto della profondità e dell'ampiezza dell'ambito di pratica infermieristica ed ostetrica.
I metodi di insegnamento devono essere altresì flessibili e devono supportare, oltre il modo di pensare strutturato e il comportamento proattivo, anche lo sviluppo di metà-abilità quali la comunicazione, la riflessione, la compassione e la consapevolezza.
Studi futuri potrebbero indagare ulteriormente se l'integrazione dell'apprendimento interprofessionale - scambiandosi informazioni, opinioni e conclusioni sui problemi dei pazienti - migliori le capacità di ragionamento clinico. Tale studio potrebbe altresì rappresentare un'intuizione per educatori e decisori politici per migliorare il pensiero critico istruendo e formando così futuri infermieri e ostetriche più competenti.
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