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L’infermiere e la simulazione: stato dell’arte in Italia

di Redazione

All’interno del panorama sanitario italiano la simulazione sta acquisendo sempre più spazio e importanza: simulare è ampiamente considerata una priorità dal punto di vista formativo e sono disponibili molti dati che affermano come la simulazione offra un contributo significativo ai metodi tradizionali di formazione in sanità.

Tutti i vantaggi della simulazione

simulazione sala operatoria

Simulazione in sala operatoria

Attualmente sta cominciando a svilupparsi l’introduzione della simulazione nei piani di studio per la formazione dei professionisti in ambito sanitario: tuttavia, poiché si possa comprendere a fondo il valore della simulazione, l'opinione è che questa venga sviluppata sia nell’ambito della formazione universitaria di base, ma anche con l’adozione di percorsi formativi specifici durante la carriera professionale degli operatori, con la creazione di apposita offerta formativa quali master infermieristici di primo livello.

I professionisti sanitari nella loro totalità e per quello che ci riguarda nello specifico gli infermieri, devono affrontare continuamente sfide significative per ridurre gli errori, migliorare la qualità dell'assistenza ai pazienti e migliorare gli effetti sugli stessi dello loro prestazioni. In termini generali l'assistenza infermieristica è un processo ad alta complessità, con numerose variabili che impongono sfide alla fornitura di un'assistenza infermieristica continua e di alto livello qualitativo: da questo punto di vista non è da trascurare l’elevato numero di decisioni che i professionisti infermieri sono chiamati a prendere all’interno dell’équipe clinico – assistenziale durante lo svolgimento delle attività, durante il lavoro e rispetto agli altri professionisti coinvolti nel processo. La domanda da porsi è se l’introduzione e lo sviluppo della simulazione nella formazione e crescita professionale degli infermieri italiani possa portare ad un miglioramento della qualità assistenziale.

Per cercare di rispondere a questa domanda dobbiamo partire da un presupposto che è quello relativo al perché si è cominciato a fare simulazione nel complesso panorama della sanità italiana: la crescente attenzione alla sicurezza del paziente ha dimostrato che in media il 70% degli errori sono imputabili a “Human Factor” e, purtroppo, sono un fenomeno riconosciuto nell'assistenza sanitaria.

Gli ospedali stanno diventando luoghi di lavoro sempre più complessi con importanti implicazioni per l’assistenza del paziente: alcune motivazioni sono legate all’aumentato volume di pazienti oltre a un declino “nella qualità dell'assistenza” lungo il percorso assistenziale che la persona compie durante il ricovero ospedaliero. Rappresentando un'ulteriore conferma dell'ambiente nel quale i professionisti della sanità operano: ovviamente, la natura dell'ambiente sanitario e le sue condizioni sono solo un fattore in gioco: vi sono altri aspetti coinvolti nel percorso di assistenza al paziente. Sull'onda dell'attuale incremento della consapevolezza che sia inappropriato effettuare procedure e gestire eventi per la prima volta su un paziente, si può imparare molto dalla lunga esperienza e dall’uso della simulazione che si è avuto in settori non medici: interessante notare come questi settori, ad esempio quello aeronautico, vengano considerate organizzazioni sicure ed affidabili con sistemi di salvaguardia e un tasso di fallimento basso in relazione ai rischi.

Oggi lo sviluppo tecnologico ha fatto nascere nuove possibilità nella formazione degli operatori sanitari: non ultimo fra questi progressi è il grado con cui i simulatori (manichini) possono sostituire e replicare le risposte fisiologiche realistiche ad un numero sempre maggiore di interventi assistenziali definiti. Gli infermieri/istruttori possono creare, controllare e sviluppare scenari e casi tramite appositi software informatici implementando nuove opportunità di formazione. L’aspetto preponderante è quello che la simulazione permette di stabilire uno o più standard assistenziali rivolti a una determinata popolazione di pazienti/utenti, in base al quale tutte le prestazioni infermieristiche erogate possono essere misurate e standardizzate. Possiamo quindi definire la simulazione come una tecnica per sostituire o riportare casi reali con esperienze guidate che replichino aspetti fondamentali della pratica assistenziale in modo interattivo, apportando alla stessa numerosi vantaggi quali:

  • la replicabilità pressoché infinita degli interventi assistenziali simulandoli in ambienti realistici. Manichini di ultima generazione permettono di apprendere molto più di semplici nozioni o tecniche fini a se stesse, perché tali procedure possono essere replicate e perfezionate
  • addestrare il singolo professionista infermiere in équipe multiprofessionali. Ad oggi non era previsto un addestramento specifico che permettesse di valutare l'efficacia/efficienza del singolo all’interno di un gruppo, mentre la simulazione consente di affrontare questo tema in modo esclusivo rispetto alle altre metodologie
  • personalizzare sul singolo professionista l’apprendimento, simulando l'opportunità di ricreare casi reali e riproducibili nei quali partecipare attivamente e non come osservatore, è un aspetto importante della simulazione
  • ambiente controllato. Un ambiente simulato controllato permette una qualità di insegnamento e apprendimento migliore rispetto al contesto reale, dove però poi si potrà trasferire quanto appreso durante le simulazioni.
  • apprendimento prevenendo gli errori grazie alla ripetizione. Punto forte del simulare è l'opportunità di “lavorare” e fare pratica, migliorando le proprie capacità tecnico/relazionali e dove “il ripetere” offre l'opportunità di correggere errori, migliorando le performance e acquisendo le competenze assistenziali necessarie al paziente.

Quanto riportato rafforza gli aspetti positivi della simulazione in ambito sanitario dimostrando quanto sia in crescita la formazione del personale attraverso questa metodica: la sanità italiana può essere imprevedibile e può porre differenti ostacoli a tutto il personale che vi opera, anche a quello con maggiore esperienza. Pertanto è fondamentale considerare la simulazione come uno strumento per aggiornare la formazione professionale e affrontare le responsabilità in capo agli infermieri all’interno dell’équipe multiprofessionale.

Dott. Roberto Vacchi

Infermiere

Comitato Direttivo Aniarti

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antoiade

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1 commenti

Libro “La simulazione nell’infermieristica” edito da CEA, autori Iadeluca Antonio e Anna Sponton

#1

Per chi volesse fare degli approfondimenti in merito consiglio questa lettura. Semplice, veloce e permette di entrare nel mondo della simulazione in “concreto” comprendendo quali siano i reali meccanismi che sottendono la progettazione di un evento formativo con simulazione.