Il decision making è l’atto di decisione, da parte di un individuo, rappresentato da un ragionamento che richiede la valutazione di almeno due alternative, che differiscono tra di loro rispetto a qualche attributo, al fine di scegliere l’alternativa migliore. In genere, la decisione è messa in atto per risolvere un problema, anche se i due processi sono distinti. Spesso accade di dover prendere decisioni in condizioni di incertezza, in tal senso la presa di decisione è strettamente legata al ragionamento probabilistico, un ragionamento inferenziale induttivo che ci permette di stimare la probabilità che un dato evento all’interno di determinate condizioni si possa realizzare.
Gli studi sulla decisione fanno riferimento a due teorie
Gli studi sulla decisione, come processo individuale, fanno riferimento a due teorie:
Teorie normative
Postulano come le persone dovrebbero ragionare secondo le leggi della statistica:
- Teoria della scelta razionale: in condizioni di incertezza, ci rappresentiamo le alternative in termini di utilità attesa (ogni scelta corrisponde ad una conseguenza che si associa ad un certo valore di probabilità di verificarsi). Si valuta in modo razionale l’utilità della propria scelta e la probabilità associata
- Teoria dell’utilità attesa (Von Neumann e Morgenstern, 1944): afferma che le persone dovrebbero tendere a massimizzare il risultato atteso; chi compie una scelta dovrebbe optare per l’alternativa che comporta la maggiore utilità (calcolo del valore atteso)
- Secondo Simon (1956) l’essere umano non riesce a ragionare in modo assolutamente perfetto, perché vincolato da alcuni limiti (interni, memoria Breve Termine limitata, attenzione selettiva, ed esterni, come qualità, quantità e chiarezza delle informazioni). L’insieme di questi limiti cognitivi fa sì che spesso ci si accontenti di prestazioni non ottimali ma soddisfacenti (satisfycing)
Teorie descrittive
Traducibili nel contributo di Twersky e Kahneman (1973; 1980): tali ricerche si concentrarono sui processi di decisione in condizione di incertezza e rischio, sottolineando la presenza di errori sistematici e bias che di fatto violano gli assunti della teoria della scelta razionale.
È un contributo importante per evidenziare che gli errori sistematici, agendo in una precisa direzione e in particolari circostanze, sono prevedibili.
Processi decisionali individuali: aspetti cognitivi
Strategie compensatorie
- Modello dei pro e i contro, che esamina esaustivamente un’alternativa prima di passare all’ altra (tiene conto della somma degli attributi positivi e negativi delle due alternative)
- Modello delle differenze, che esamina ogni singolo attributo nelle due alternative contemporaneamente (calcola la differenza tra l’una e l’altra alternativa)
Strategie non compensatorie
Prevedono una procedura di eliminazione per aspetti, che esamina la lista di attributi secondo un criterio restrittivo in cui il primo aspetto negativo trovato comporta l’eliminazione dell’intera alternativa.
Percezione del rischio ed euristiche
Sul corso del processo decisionale può influire la percezione del rischio, per la cui valutazione le persone ricorrono ad informazioni tratte dalla propria esperienza tramite le euristiche, ovvero scorciatoie cognitive che semplificano la complessità del valutare la probabilità di un evento e consentono di prendere una decisione in modalità più rapida.
- Nell’euristica della disponibilità, le persone valutano le probabilità di un evento giudicando la facilità con cui riescono a ricordarsi i casi con cui si è verificato
- Le euristiche della rappresentatività, in cui la probabilità di un evento è stimata in funzione del grado di somiglianza con le proprietà essenziali della popolazione cui appartiene. Insieme alle euristiche diversi autori parlano di Bias, un errore nel ragionamento probabilistico, definito come discrepanza tra il giudizio di una persona e una norma
- L’euristica di ancoraggio e aggiustamento: l’ancora è un naturale punto di partenza come prima approssimazione per il giudizio, aggiustata poi per modulare le implicazioni derivanti dall’ acquisizione delle informazioni addizionali. Il giudizio finale, per quanto in parte corretto rispetto alla stima iniziale in base alle informazioni aggiuntive, sarà sempre molto vicino a tale stima e quindi “ancorato” ad essa
Locus of control
Altro aspetto importante riguarda la tendenza naturale degli individui a credere di avere una qualche forma di controllo sugli esiti delle proprie scelte anche quando effettivamente non ne hanno alcuno (“locus of control interno”), mentre altri invece tendono ad attribuire gli altri o al caso le conseguenze di ciò che succede loro (“locus of control esterno”).
Il locus of control di ognuno influirà sul processo decisionale; un’eccessiva fiducia nella propria capacità di controllo può indurre un bias ottimistico, che può portare alla presa di decisioni azzardate in contesti ad alto rischio.
Frame
Rilevante appare anche il concetto di frame, effetto d’incorniciamento, che consiste in una rappresentazione mentale delle conseguenze delle alternative, così che tali conseguenze possano essere considerate come guadagni o perdite rispetto a un punto di riferimento; è il modo con cui gli individui si rappresentano i problemi decisionali.
Emozioni
Tra gli elementi che influenzano le decisioni, le emozioni hanno un ruolo fondamentale in quanto determinano lo stato emotivo della persona. Inizialmente si pensava che il buon decisore fosse caratterizzato da un temperamento freddo e in quest’ottica le emozioni erano un fattore di disturbo.
Con gli studi di Janis (1982) tale impostazione viene messa in discussione: infatti spesso prendiamo delle decisioni perché motivati da un determinato stato emotivo. Grazie alle emozioni possiamo capire anticipatamente se la scelta che stiamo compiendo sarà motivo di piacere oppure no.
Esperienza passata
Per prendere decisioni in nuove circostanze l’uomo fa spesso riferimento al proprio passato; il passato diventa esperienza quando l’individuo, riflettendo circa le proprie scelte, costruisce e si appropria di nuovi elementi che utilizzerà in occasioni future simili.
Inoltre, spesso gli individui agiscono in un determinato modo perché hanno sempre agito così e vogliono quindi continuare a soddisfare le aspettative altrui: l’individuo ha sempre bisogno di riconoscimento sociale.
Errori nei processi decisionali
La tendenza alla verifica consiste nella tendenza a ricercare quelle informazioni che più si addicono alla nostra ipotesi di partenza e al nostro schema mentale, scartando invece le informazioni contrarie. Poiché basato sulle nostre conoscenze personali, anche il ragionamento euristico non sempre risulta esatto.
L’individuo, quindi, spesso può commettere errori, determinati da sovrastima e grande fiducia (overconfidence) nelle proprie abilità decisionali.
Decisioni prese in contesti di gruppo: aspetti sociali
La presa di decisione è mediata non solo da fattori di tipo personale (locus of control, emotività, esperienza passata), ma anche dal contesto sociale cui l’individuo fa parte, su questo aspetto molto importante è lo stile di Leadership.
Lewin, Lippit e White (1939) descrissero tre stili di leadership:
- Autoritario (fornisce indicazioni molto precise, attribuisce a ciascuno i compiti; segue le attività da vicino e dà le istruzioni via via; severo critico e distaccato dalle attività di gruppo)
- Democratico (promuove e incoraggia decisioni di tipo collegiale, non partecipa direttamente alle attività rimanendo comunque vicino al gruppo, dà la possibilità di scegliere i compiti da svolgere, obiettivo nelle valutazioni)
- Lassista (lascia completa libertà di decisione sul da farsi, minimi interventi, non esprime valutazioni, fornisce poche idee non partecipa alle discussioni)
In generale, quando si valuta l’influenza di un leader sulla presa di decisione del singolo, occorre tener presente le caratteristiche personali di quest’ultimo, il canale attraverso cui è veicolato il messaggio e le caratteristiche affettive ed informative di questo.
Lo studio dei processi decisionali e degli errori in medicina ha condotto alla realizzazione di una serie di modelli in grado di descrivere i processi di scelta, e di una serie di strumenti (tools informatici) definiti “supporti decisionali”. In ambito sanitario conoscere i principali meccanismi alla base dei processi decisionali aiuta quindi il professionista nelle scelte migliori da intraprendere attraverso un mix vincente tra ragionamento critico e valutazione clinica.
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