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Simeu: problemi sono carenza personale e boarding dei pazienti

di Redazione

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Il vero mastodontico problema dei Pronto soccorso, un vero e proprio macigno, sono la carenza di personale specialistico e la difficoltà di assicurare un posto letto a pazienti che necessitano di essere ricoverati, gestendo la loro permanenza in Ps per tempi scandalosamente indefiniti calcolabili in giorni interi, fenomeno definito boarding. Così la Società italiana di Medicina d'Emergenza Urgenza (Simeu) secondo la quale la causa principale del continuo affanno che vivono i PS italiani non sono i 4 milioni di accessi inappropriati a bassa intensità che si registrano ogni anno, come indicato da Agenas nel suo ultimo report.

Affanno dei Pronto soccorso, Simeu: servono soluzioni programmatiche

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Secondo Simeu la carenza di personale specialistico e la difficoltà ad assicurare un posto letto ai pazienti sono un enorme problema dei Pronto Soccorso.

Non stiamo minimizzando il problema dell'inappropriatezza, che preferiamo chiamare più correttamente non urgenza, ma vogliamo però affermare con forza che tale problema è secondario rispetto ad altre questioni, puntualizza in un comunicato l'Ufficio di Presidenza della Società scientifica che ritiene doveroso correggere questa errata percezione sul fenomeno, nonché di analisi dei dati, che rischia di generare un grave malinteso nell'onda della continua attenzione mediatica cui è sottoposto il Pronto soccorso Italiano.

Il primo problema, la carenza di personale, è in gran parte l'effetto della seconda condizione, ovvero del boarding, che risulta la causa principale di stress lavorativo, conflittualità, disagio psico-fisico. Sono tutti elementi alla base della fuga dei professionisti, si spiega ribadendo che, se anche domattina si azzerassero gli accessi a bassa criticità, i problemi del Pronto soccorso non verrebbero risolti se non in una minima parte.

Agenas definisce inappropriato un accesso con codice bianco o verde non conseguente ad un trauma e che non esita in un ricovero ospedaliero. Questa definizione presenta un errore metodologico in quanto confonde insieme il codice di priorità al triage con l'esito di quell'accesso che è il risultato quanto meno di una valutazione clinica - si specifica nella nota -. Secondo questa definizione allora tutti gli accessi che non generino ricoveri sono ugualmente inappropriati, inclusi quelli gestiti in modalità fast track, ossia con l'accesso diretto ad alcuni specialisti che non grava sul Pronto soccorso generale, e quelli che invece impegnano il Ps in attività cliniche e socio-assistenziali per tempi superiori a quelli attesi.

Secondo le stime fornite da Simeu sono stati 800mila i casi gestiti nel 2022 in Pronto soccorso, per non meno di 72 ore e che non hanno comunque generato un ricovero ospedaliero. È certamente vero che tali accessi sono inappropriati rispetto al mandato della Medicina d'Emergenza Urgenza, ma allora perché non si definisce inappropriato il boarding in Pronto soccorso, clinicamente dannoso per i pazienti?, rimarcano.

Ricordando come gli investimenti di cospicue risorse storicamente riversate sul territorio non abbiano mai prodotto negli ultimi trent’anni neppure un piccolo miglioramento della situazione di affollamento e di lunghe attese in Ps, la Società teme che senza la realizzazione di una Medicina del territorio presente, prossima ed efficace l'aumento dell'offerta, se condotto senza un adeguato governo, produca ancora una volta un incremento delle prestazioni non urgenti senza alcun decongestionamento reale del Pronto soccorso, come già avvenuto in passato.

Sottolineando infine che deve essere la tutela della salute del cittadino e non un'affannosa rincorsa al cieco incremento delle prestazioni a guidare qualsiasi provvedimento atto a gestire la situazione nei Ps - che deve essere sempre più attenta per le scarse risorse messe a disposizione - denunciano una visione parziale della grande questione sanitaria del Paese, che ignora sistematicamente l'insufficienza dell'offerta ospedaliera e degenziale in termini quantitativi e qualitativi.

L'enormità del problema richiede soluzioni competenti, programmatiche e coraggiose che, coinvolgendo tutte le categorie professionali, affrontino la questione con un approccio globale e prospettivo, superando la dimensione degli interventi puntiformi ed emergenziali, concludono.

Constatiamo che dalla discussione sugli accessi inappropriati manca un elemento indispensabile, ovvero l'indicazione di quale sia invece il contesto appropriato per le domande di salute che causano quegli accessi, alle quali deve essere offerta un'alternativa concreta.

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