Rianimazione
La pressione intraddominale di solito non ha l’attenzione che merita. Spesso sottovalutato e misurato solo in certi pazienti nelle terapie intensive, invece il monitoraggio della pressione intraddominale è fondamentale anche per tenere sotto controllo i fattori di rischio per lo sviluppo dell’ipertensione intraddominale e della sindrome compartimentale.
Pressione intraddominale, Malbrain e Pelosi spiegano la necessità del monitoraggio
"Monitoraggio e gestione della pressione intraddominale nel paziente critico”. Questo il titolo dell’evento organizzato da ConvaTec con la partecipazione di Manu Malbrain, professore della facoltà di medicina dell’università di Bruxelles, e di Paolo Pelosi, dell’Irccs di Genova. I due luminari hanno spiegato l’importanza della misurazione della pressione intraddominale. La misurazione e il monitoraggio costante della pressione intraddominale hanno, infatti, acquistato un’importanza crescente nel corso degli anni. È stato calcolato che la prevalenza di sindrome compartimentale addominale nei reparti di terapia intensiva varia dall’1 al 15%, mentre quella dell’ipertensione intraddominale dal 2 al 33% in relazione alla tipologia dei pazienti, alla durata media della degenza e alle terapie utilizzate.
Dopo aver lavorato in tre diversi ospedali – ha detto il prof. Manu L.N.G. Malbrain, direttore dell’Icu e Md PhD Internist Instensivist a Bruxelles oltre che professore nella facoltà di Medicina belga - credo ci vogliano in media cinque anni per far capire l’importanza del monitoraggio giornaliero della pressione intraddominale nella cura dei pazienti ricoverati in terapia intensiva. C’è bisogno quindi di coinvolgere il personale infermieristico, che si occuperà della misurazione; c’è bisogno che tutto il team di professionisti che operano in terapia intensiva sia convinto dell’importanza che riveste la pressione addominale; infine anche il team dei chirurghi, ovviamente
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È vero ed indubbio – ha specificato Paolo Pelosi, del Department of Surgical Sciences and Integrated Diagnostics del San Martino Policlinico Hospital, Irccs for Oncology Università di Genova - che la misura della pressione intraddominale, seppur studiata ormai da parecchi anni, non viene routinariamente utilizzata nelle differenti terapie intensive in particolare in Italia. Le motivazioni sono probabilmente varie. Innanzitutto è assolutamente necessaria una integrazione culturale tra le varie componenti che operano in tale settore, vale a dire il medico intensivista, l’anestesista che lavora in sala operatoria, il chirurgo e gli infermieri. Spesso le metodologie di rilevazione e di misura della pressione intraddominale sono varie e possono produrre eventualmente risultati numerici differenti, che possono causare una certa titubanza e difficoltà nell’applicazione di tale tecnica dal punto di vista clinico. Quindi una standardizzazione delle tecniche per la misura della pressione addominale è a mio parere assolutamente necessaria. Ritengo anche che sia necessario un continuum educazionale di training dai colleghi che lavorano in sala operatoria fino alla terapia intensiva e non limitare il ruolo di tale tecnica esclusivamente al paziente critico ricoverato in terapia intensiva
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