Rianimazione
L’ennesima aggressione nei confronti di un infermiere di pronto soccorso avvenuta a Vicenza necessita una riflessione sulla necessità di aumentare e potenziare gli atti preventivi per questi fenomeni per garantire una maggior tutela al personale sanitario che esercita in questo delicato ambito.
Aggressioni, in pronto soccorso il 50% delle violenze
È solamente di qualche giorno fa la notizia dell’ennesima aggressione nei confronti di un infermiere di pronto soccorso. Come riportato dal Giornale di Vicenza, un tossicodipendente di 29 anni ha minacciato l’infermiera di triage con una siringa sporca di sangue al fine di rapinarla. Fortunatamente l’infermiera è riuscita a scappare e a dare l’immediato allarme al 112. L’uomo è stato dunque arrestato e accompagnato nel locale carcere di San Pio X.
Solamente poche settimane fa, nello stesso pronto soccorso, una donna tentava di aggredire gli infermieri di triage minacciandoli con una forbice.
Casi come questi avvengono in tutta Italia quotidianamente e vedono il pronto soccorso protagonista, in quanto è proprio in questo reparto che avviene il 50% del totale complessivo degli episodi di violenza verso il personale sanitario. In merito, uno studio condotto su 15 strutture di pronto soccorso di 14 regioni italiane ha fatto emergere come il 90% degli infermieri intervistati riferiscano di essere stati aggrediti verbalmente o di aver assistito ad aggressioni nei confronti di colleghi (95%). Oltre alla violenza verbale, il 35% del campione ha subito atti di violenza fisica e il 52% ne è stata testimone. Fortunatamente poco meno di un terzo degli infermieri ha avuto bisogno di cure mediche a causa di un’aggressione (31%), con prognosi fino a 5 giorni (13%), da 5 a 15 giorni (11%) o superiore a 15 giorni (6%).
A fronte però di questi episodi di violenza subìti, non sempre gli infermieri sporgono regolare denuncia. Questo fenomeno, in letteratura noto come under – reporting, ha dei numeri allarmanti, in quanto i dati fanno emergere come si possa arrivare sino al 90% dei casi in cui gli infermieri non denunciano la violenza subita, sia essa verbale o fisica. Questo dato fa dedurre come sia difficile stimare la reale dimensione del problema; per questo motivo gli episodi di violenza denunciati sono solamente la punta di un iceberg data questa significativa presenza dell'under-reporting che nasconde le reali dimensioni del fenomeno.
Al fine di implementare dei programmi di prevenzione e, soprattutto, di azione contro questi atti di violenza, in letteratura si indica la necessità di conoscere statisticamente il fenomeno. Per questi motivi, mentre in Figura 1 è riportato il sesso e l’età degli assalitori, in Tabella 1 sono riportate le cause scatenanti i comportamenti violenti derivanti da una revisione della letteratura condotta da alcuni infermieri italiani.
Tabella1. Cause scatenanti i comportamenti violenti
da Jenkins et al., 1998 | da Hodge, Marshall, 2007 | da Rintout et al., 2009 | |
Abuso di alcol | Abuso di alcol | Comportamenti mirati a prevaricare | |
Tempi di attesa | Abuso di sostanze stupefacenti | Aggressività premeditata | |
Abuso di sostanze stupefacenti | Tempi di attesa |
Manifestazioni patologiche: - ipossia - delirio - reazioni avverse ai farmaci - infezioni - irritazioni cerebrali |
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Aspettative dei pazienti | Patologie organiche | Abuso di alcol e sostanze stupefacenti | |
Carta dei servizi | Confusione mentale | Problemi/disturbi mentali | |
Atteggiamento del personale sanitario | Ansia | Comorbilità psichiatrica e organica | |
Malattia | Allucinazioni/paranoia | ||
Trasmissioni televisive di medicina | Fastidio/noia | ||
Caldo | |||
Rumore costante o eccessivo | |||
Mancanza di informazioni | |||
Mancanza di diritto di replica | |||
Mancanza di possibilità di scelta | |||
Pressioni del gruppo o altri pazienti | |||
Organici ridotti | |||
Mancanza di conoscenza sui tempi di attesa e sui codici di triage | |||
Ricorso al Ps per smaltire l'effetto di alcol o sostanze stupefacenti | |||
Inadeguata formazione degli infermieri | |||
Percezione negativa sugli atteggiamenti dei sanitari |
In letteratura sono riportate numerose soluzioni per gestire questa importante problematica.
In primo luogo, è indicato come le unità operative adottino dei metodi di accertamento del rischio potenziale di violenza per tutti i pazienti afferenti al pronto soccorso. In merito, un metodo molto utile è il “Triage Violence Risk Assessment Chart” (Tabella 2), ovvero uno strumento composto da tre parti (indagine primaria, osservazione dei comportamenti e ottenimento di un self-report dei sintomi da parte del paziente) che persegue la finalità di individuare i potenziali aggressori: se un utente presenta due o più indicatori forniti dallo strumento, si deve difatti considerare un rischio maggiore di violenza rispetto alla popolazione normale.
Tabella 2. Triage Violence Risk Assessment Chart (Sands, 2007)
Valutazione | Indicatori comportamentali | Dialogo |
Indagine primaria
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Osservazione dei comportamenti
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Self-report del paziente
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Indicatori fisiologici di aggressione imminente | ||
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Se nonostante lo screening dei pazienti a rischio la violenza si manifesta, la letteratura individua come sia necessario che i pronto soccorso si adottino di particolari sistemi di allarme e security. In merito, è universalmente riconosciuto come la presenza a tempo pieno del personale della security sia utile per il controllo delle eventuali situazioni di pericolo, sia come deterrente che come immediata soluzione ad esse. In riferimento ai sistemi di allarme, la letteratura inoltre incoraggia l’adozione di vie comunicative preferenziali con le forze dell’ordine, ovvero bypassando le normali vie di comunicazione. Anche il design del luogo di lavoro sembra influire sul risk management, per esempio con l’utilizzo di vetri di protezione antisfondamento al triage, video monitor, metal detector e allarmi o bottoni anti-panico al bancone del triage, in modo tale che possa essere dato l’allarme in modo semplice e nascosto. Da un punto di vista logistico, è fortemente raccomandato che tutte le aree operative del pronto soccorso siano ad accesso controllato, ovvero ben delimitate e chiuse in tutti i loro ingressi con porte ad esclusiva apertura interna o a distanza, in modo tale che nei locali del triage o degli ambulatori accedano solo ed esclusivamente le persone che ne abbiano titolo e venga impedito l’ingresso a coloro che si manifestano aggressivi.
Infine, è importante sottolineare come la segnalazione degli incidenti e dei pazienti violenti tramite apposite schede sia un punto cardine per affrontare il fenomeno, in quanto solamente in questo modo è possibile quantificarne l'entità e i fattori di rischio e identificare quali giorni della settimana siano a maggior pericolo al fine di ipotizzare soluzioni calate nel singolo contesto operativo e prevenire nuove aggressioni per riaccessi di quei pazienti al pronto soccorso.
Per una completa ed adeguata registrazione degli eventi è importante come la scheda di segnalazione sia adattata al contesto locale e al pronto soccorso. Molto spesso, però, i moduli di segnalazione sono equivalenti per tutti i reparti dell’ospedale, mentre proprio le caratteristiche peculiari del paziente in pronto soccorso e la rilevanza del problema in questo reparto implicano l’utilizzo di una scheda ad hoc. Un esempio è lo strumento utilizzato dal pronto soccorso di Perugia (Figura 2). È importante sottolineare come i dati ottenuti dalla scheda inerenti agli episodi violenti vengono poi integrati con il sistema informatico in uso per la gestione del paziente.
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