Mi chiedo perché gli infermieri non possano fare "solo" gli infermieri
Ho scelto di essere infermiera, non di sopperire alle mancanze di un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti
Tutte le volte che penso al mio lavoro lo faccio con rabbia e con l’impulso irrefrenabile di mandare una lettera di dimissione in cui dichiaro tutte le ingiustizie professionali che mi spingono a voler compiere tale decisione.
Mi chiamo Alessandra, ho 26 anni e sulla carta sono un’infermiera da quattro anni. Sono un’infermiera perché il corso di laurea che ho frequentato si chiama CdL in Infermieristica . Sono un’infermiera perché sono iscritta all’Ordine delle Professioni Infermieristiche e pago annualmente la tassa.
Sono un’infermiera perché l’ospedale in cui lavoro mi ha assunta come tale figura professionale. Nella realtà dei fatti, però, io sono numerosi altri lavori camuffati sotto la divisa di un’infermiera .
Nella realtà quotidiana del mio lavoro sono un’infermiera solo per un paio d’ore a turno, il tempo di passare la terapia e di fare i prelievi, poi si corre a fare il lavoro di altre figure mancanti nel reparto. Durante il turno di mattina, con la presenza di quattro infermieri, se siamo fortunati, si inizia fare il “giro letti” e si cambiano circa trenta pannoloni, nel mentre del giro letti si imboccano i pazienti non autosufficienti e si risponde ai campanelli dei pazienti impazienti di essere cambiati e imboccati a loro volta, con annesse lamentele e mortificazioni professionali.
In tutto questo cerca di farsi spazio la somministrazione della terapia , il riposizionamento degli accessi venosi periferici , dei cateteri vescicali , gli elettrocardiogrammi e la pianificazione infermieristica altamente mortificata e spesso sacrificata dalla mancanza di tempo che realmente necessiterebbe.
A volte capita che pazienti allettati debbano fare la preparazione per la colonscopia e allora il paziente che hai cambiato pochi minuti prima ha rievacuato e si torna indietro a lavarlo, sentendo il peso dello scorrere del tempo, perché in un batter d’occhio sarà mezzogiorno e bisognerà somministrare ulteriore terapia, misurare le glicemie e contemporaneamente preparare i pazienti per il pranzo e imboccare di nuovo.
Il turno di mattina è una corsa contro il tempo . Alle otto iniziano ad arrivare i portantini per portare i pazienti a fare gli esami del giorno, la maggior parte di essi necessita di andarci in barella, allora ci si ferma per mettere il paziente in barella e successivamente per “sbarellarlo”, poi come api operaie si ritorna dove ci si era fermati.
Nel frattempo i medici iniziano a fare il giro delle visite ed iniziano ad arrivare ulteriori nuove richieste rispetto a quelle già in atto. Spesso mi ritrovo a domandarmi perché i medici abbiano la possibilità di fare solo i medici , mentre io sono contemporaneamente infermiera, oss, ausiliaria e archivista , in quanto ogni notte vanno stampati i decorsi clinici e le somministrazioni giornaliere di tutti i pazienti e inserite all’interno della cartella clinica, perché gli addetti all’archivio sono oberati di lavoro e allora la direzione ha deciso che potevano farlo gli infermieri durante il turno notturno.
Gli Oss nel mio reparto non ci sono, quindi noi infermieri dobbiamo sopperire alla loro mancanza, ma a fine mese la busta paga non vede la somma del lavoro di tutte queste figure, ma solo quella di un infermiere.
Lo stipendio è mortificante ; mi è capitato di lavorare tutti i festivi natalizi, tutti i festivi pasquali, tutte le domeniche del mese, mi è capitato di avere più volte in un mese i riposi soppressi dopo aver smontato dalla notte, il tutto per la cifra tonda di 1600 euro al mese .
Mi sono sentita dire che le mia è stata una scelta, quasi come non avessi il diritto di lamentarmi di tali ingiustizie, mi sono sentita dire che ero troppo giovane per essere già in burnout , per provare tutta questa rabbia nei confronti del mio lavoro, per essere sempre nervosa e per aver voglia di piangere per la settima mattina consecutiva che andavo al lavoro senza mai avere un giorno di riposo.
Io ho scelto di essere un’infermiera, non di sopperire alle mancanze di un sistema sanitario nazionale che fa acqua da tutte le parti e utilizza noi per tappare i buchi, per far quadrare i conti alla fine dell’anno
Ho preso laurea triennale, successivamente la laurea magistrale e un master, eppure quello che da fuori vedono gli altri, volendo riprendere la citazione di un altro collega, è un inserviente specializzato e purtroppo spesso ci si sente proprio così.
Alessandra Z. | Infermiera
1 commenti
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