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Siamo infermieri e siamo figli del nostro Tempo

di Redazione

A volte essere un bravo infermiere vuol dire anche saper gestire il tempo. Il tempo, quel concetto astratto, ma anche molto reale, che a tutti noi sembra sempre sfuggire dalle mani e che fa parte della nostra vita in modo indissolubile.

Svolgere la nostra professione oggi non è come farlo nel mondo di ieri

Io sono infermiera dal 2011. Non è tanto tempo, ma neanche poco.

Noi siamo figli del nostro tempo: come infermieri siamo il prodotto di ciò che è stata la storia dell’assistenza prima e dell’assistenza infermieristica poi. Siamo il frutto di un percorso lungo diversi secoli come assistenza e poi pochi anni se pensiamo alla storia degli infermieri nelle università, all’infermiere come lo conosciamo oggi.

Siamo figli del contesto in cui viviamo, perché svolgere la nostra professione oggi non è come farlo nel mondo di ieri. Oltre al Tempo con la T maiuscola, abbiamo anche un tempo individuale, che riguarda la nostra storia: l’infermiere Giuseppe, l’infermiera Marianna, la Coordinatrice infermieristica Rossella e così via.

Il tempo, quel concetto astratto, ma anche molto reale, che a tutti noi sembra sempre sfuggire dalle mani e che fa parte della nostra vita in modo indissolubile.

Pensiamo alla nostra giornata lavorativa: il tempo della terapia, il tempo dell’intervento, il tempo del colloquio, il tempo imprevedibile dell’urgenza… diciamo sempre: non ho avuto tempo di fare quello o quell’altro e tutto viene rimandato al turno successivo o al giorno successivo.

Rimandare così da entrare nel tempo di un’altra persona: il tempo di un collega, il tempo del medico o del paziente, il tempo del caregiver. Il tempo è relativo e ognuno di noi lo percepisce in modo diverso, soprattutto quando ci sono eventi spiacevoli ed eventi piacevoli.

Non dobbiamo dare per scontato il tempo dell’altra persona: probabilmente è uno dei tasselli più importanti della tanto osannata umanizzazione delle cure.

Non dobbiamo dare per scontato la voglia di un bambino di rivedere la sua mamma ricoverata per tre giorni, una settimana o un mese. Non dobbiamo dare per scontato il tempo in un hospice dove si vuole fermare il tempo o addirittura tornare indietro, quando magari le cose erano migliori. Il tempo è il turno di lavoro, il tempo distanti dalla famiglia, il tempo che manca sempre per noi ed è crono che divora i suoi figli.

A volte essere un bravo infermiere vuol dire anche saper gestire il tempo e, visto che indietro non si torna, proviamo a fissarlo in qualche modo con la scrittura così da poter ricordare, riflettere ed investire.

Sono tempi cattivi, dicono gli uomini. Vivano bene ed i tempi saranno buoni. Noi siamo i tempi (Sant'Agostino)

  • Chiara Polito | Infermiera
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