Ho perso l’entusiasmo e ho paura di non essere più una brava infermiera
Da infermiera arrabbiata e delusa spero di ritrovare la mia fiamma, ovunque sia o di cambiare la mia strada .
La mia esperienza più forte è stata la Rianimazione Covid in uno degli ospedali più grandi d’Italia. Eppure, io lì, in mezzo a tanta morte, non mi sono mai sentita così viva.
Mi dispiace dirlo: i giornali e i media ne hanno parlato a dismisura, ma nessuno potrà mai sapere cosa ci siamo portati a casa , io come tanti altri miei colleghi, quando nel silenzio della mia stanza cercando di dormire non sentivo altro che l’eco di tutti gli allarmi dei monitor, dei ventilatori, delle pompe infusionali .
Il senso del mio lavoro l’ho trovato negli occhi pieni di solitudine e di disperazione di quelle persone , in quelle notti piene di fatica e di sudore impiegate a cercare di salvarne anche solo uno, di mettercela tutta e di non veder sfumare tra le luci dell’alba tutti i nostri sacrifici invano.
Il senso del mio lavoro l’ho trovato nel lavoro d’équipe , nella collaborazione e nella solidarietà tra infermieri e medici, che erano l’essenza della buona riuscita di tutte le attività svolte in emergenza. Solidarietà che non troverò mai da nessun’altra parte, purtroppo o per fortuna.
Chi c’è stato, ne è uscito diverso, ognuno a modo suo, ognuno con le sue lacrime, con le sue gioie. Per le nostre carriere, quello che c’è stato dopo non fa altro che riempirmi di rabbia, giorno per giorno.
Mi sono trasferita nella mia regione natìa, per stare vicina ai miei affetti. Lavorativamente parlando ogni realtà ha le sue caratteristiche, ma la delusione a livello di possibilità è tanta. Se hai una propensione a lavorare in un determinato reparto, gli ospedali raramente ti accontentano.
A volte ho sospettato anche che fosse tutto un qualcosa di preventivato da qualcuno per abbassare il rendimento dell’azienda stessa. Con “contrattini” creati per tamponare le gravi carenze , da un momento all’altro ti mandano a casa come se ti avessero fatto un favore a farti lavorare fino a quel momento.
Tra i miei difetti spunta sicuramente l’essere polemica, ma i miei sogni, quelli che avevo il giorno della mia laurea, quel fuoco è stato spento da un sistema che di meritocratico non ha nulla. Ci costringono a partire , come se ognuno non avesse la sua storia, come se ognuno non facesse già i propri viaggi, introspettivi e non.
Ci dicono di andare per fare l’esperienza, per prendere il ruolo quanto più possibile lontano dal posto che tu designi come casa tua, come se la tua fortuna fosse inversamente proporzionale alla vicinanza con quel posto.
Ho perso l’entusiasmo e la mia paura è di non essere più una brava infermiera. La nostra generazione si rifugia in luoghi comuni da quattro soldi, come se bastasse un posto fisso per avere la passione e la motivazione. Così non è. Queste vanno alimentate, continuamente, per eccellere. E l’eccellenza di ognuno di noi aiuterebbe il nostro sistema sanitario nazionale ad essere un posto migliore per tutti i nostri pazienti.
Da infermiera arrabbiata e delusa spero di ritrovare la mia fiamma, ovunque sia o di cambiare la mia strada .
Albachiara T. | Infermiera
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