In Italia il 36% degli infermieri dichiara di voler lasciare il luogo di lavoro entro 12 mesi; di questi il 33% dichiara di voler lasciare la professione, dato che corrisponde a circa l’11% del campione generale (RN4CAST). Preservare la salute di chi ogni giorno è risorsa principale della sanità è propedeutico per garantire un'assistenza efficiente ed efficace ai cittadini.
Se non stai bene, come puoi curare persone che hanno bisogno di te?
Un anno fa esatto ho avuto il mio primo attacco di panico. Stava iniziando il periodo più brutto della mia vita, ma ancora non lo sapevo.
Era un mercoledì pomeriggio, lavoravo in media intensità. Stavo facendo un normalissimo giro terapia delle ore 18 quando all’improvviso, mentre mettevo su una flebo in camera 1, mi sono sentita trafiggere, come se qualcuno mi stesse accoltellando.
Ovviamente dall’esterno non si vedeva niente, non era successo niente, ma a me mancava il fiato, una sensazione difficile da descrivere e solo chi l’ha provata sa di cosa sto parlando.
I colleghi mi hanno subito assistita, facendomi fare degli accertamenti e sostenendomi. Alla fine del turno mi sono recata in Pronto soccorso e tutto negativo, tutto a posto
. Così me ne sono andata a casa.
Però non era per niente tutto a posto. Quella sensazione del cuore trafitto era sempre lì, non se n’era andata. I giorni successivi sono tornata al lavoro, ma mi sentivo come rallentata, avevo perso tutta la forza, la vitalità e la passione che mi ha sempre accompagnata e che mi ha fatto scegliere questa professione.
Se non stai bene, come puoi curare persone che hanno bisogno di te? Quindi sono andata in malattia per riposarmi qualche giorno, lontano dall’ospedale, dai pensieri, dallo stress, dai turni, dall’organizzazione.
Pensavo che 5 giorni lontana da quel caos avrebbero aggiustato la situazione, ma purtroppo non è andata così. Al mio rientro avevo ancora quel senso di affanno che mi bloccava fisicamente e mentalmente, perciò mi sono presa di nuovo un periodo di riposo.
Un periodo in cui ho fatto accertamenti: esami del sangue, holter, visite da cardiologo, psicologo e psichiatra, persino. Gli attacchi di panico si sono presentati più volte durante febbraio e marzo. A fargli compagnia sono comparse anche le extrasistoli.
È stato un periodo veramente buio, se sono riuscita a superarlo è grazie alle persone che mi sono state vicino in quei momenti terribili in cui mi sentivo in un vicolo cieco.
La via d’uscita però c’è stata. Una decisione drastica, difficile e soprattutto pensata: dimettermi. In molti avranno pensato che sia stata una pazza ad abbandonare un contratto a tempo indeterminato nel pubblico, il famoso “posto fisso”, ma mi è servito per farmi tornare a splendere, a ritrovare l’energia che non avevo più e a mettermi in gioco per vivere al meglio le nuove esperienze. È stata la miglior decisione che potessi prendere in vita mia.
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