Infermieristica, quanto ci costi
680 euro e nessuna possibilità di rateizzazione è il costo per l'avvio alla professione di infermiere
Alle soglie così del fatidico giorno della laurea eccoli che arrivano, nascosti fra i meandri delle quotidiane su come reggere la tensione e lo stress dell’ultimo periodo della tua carriera universitaria: i pagamenti . Ancora!
Non sono bastati tre (o più) anni di tasse che altri oboli si aggiungono al peso del momento: 49,58 euro per l’Agenzia delle Entrate, 103 euro per la Tassa Regionale di Abilitazione all’Esercizio della Professione che, una volta pagata, ti “permette” di accedere ad un ulteriore pagamento di 200 euro, mediante la piattaforma della Pubblica Amministrazione “PAGOPA”. E si è arrivati così a poco più di 350 euro, cara Infermieristica !
Ma lo sai che per qualcuna di noi equivale a due settimane di lavoro come commessa o come cameriera o in qualche studio sanitario a servire qualche luminare di turno? Andiamo avanti! Lasciamo da parte il costo di abiti e vestiti vari, che quelli ad ogni modo si riciclano sempre! Ci sono poi le tesi da stampare.
Un paio di copie? Se va bene, una per ricordo personale ed un’altra per il relatore. E si è arrivati così, ipotizzando un costo di 50–60 euro, oltre i 400; cara Infermieristica . Ci sarebbero anche le spese di un mini-rinfresco e delle imperdibili bomboniere. La rete offre tutte le possibilità di scelta (e di spesa) e in non poche occasioni sempre più studenti si muniscono di simpatiche ed autoprodotte bomboniere libere dal profitto del mercato.
Alla fine però il neo-infermiere riesce ad arrivare al tanto agognato titolo, il famoso pezzo di carta che domina da sempre l’immaginario delle classi lavoratrici in questo paese. È felice l’infermiere fresco di nomina . Ripensa certo a quanti, durante il tirocinio, gli dicevano: “Ma sei sicuro? ”.
Sì, è sicuro il giovane infermiere, alla faccia di chi alle difficoltà del lavoro e della professione non sa che opporre rancore e frustrazione . È sicuro perché vuole fare l’infermiere , vuole essere infermiere e mettere in pratica quello che ha studiato, per sentirsi utile, per aiutare chi ha bisogno, per sostenere un sistema universalistico di cura della salute. Ed anche per te, cara Infermieristica!
Ma per iniziare a lavorare deve riandare a quelle lezioni di Infermieristica Generale del 1° anno in cui si parlava del famoso Decreto Ministeriale 739 del 1994 ; quel Profilo Professionale, dove è scritto che per esercitare la professione servono la laurea. Presa! L’esame di stato. Fatto! Manca solo l’iscrizione all’OPI . Ecco in merito a lezione erano stati un po’ vaghi.
Sì certo, avevano detto che l’ordine è quell’organismo provinciale che una volta si chiamava IPASVI, ma, dato che non siamo più una professione ausiliaria, ma una professione sanitaria a tutti gli effetti, è giusto far parte di un Ordine, come quello degli avvocati, degli architetti, dei medici. E al proprio ordine debbono iscriversi tutti i professionisti, ente pubblico non economico, organo sussidiario della Pubblica Amministrazione.
Non è un sindacato, non è fatto per difendere i diritti degli infermieri come lavoratori ai tavoli di contrattazione ministeriale, regionale e aziendale. E l’essere professione, avere un ordine, cara Infermieristica, è un altro pezzettino di quanto sei veramente… cara: marca da bollo di 16 euro, poi un altro PAGOPA di 88 euro ed infine il bollettino postale all’Agenzia delle Entrate di ulteriori 168 euro.
Ed eccoci arrivati così al termine di questo “inizio professionale”, cara Infermieristica: 680 euro! Seicentottanta euro spesi nel giro di poche settimane, più tutti quelli che sei costata durante la formazione! Non è poco, cara Infermieristica, specie per un paese in cui il reddito medio mensile è di 1.700 euro l’anno. Almeno così dicono, ma è un dato che non tiene conto del lavoro povero, di chi “guadagna” meno di 9 euro all’ora.
680 euro e nessuna possibilità di rateizzazione . Nessuno sconto per i redditi più bassi, in particolari di studenti, di giovani disoccupati, quindi ragazzi ancora a carico delle economie genitoriali. Ma vale anche per chi, studente lavoratore, non riesce proprio agevolmente a “rientrare" nei tempi della triennale formativa, arrivando lungo con qualche esame rimasto indietro lungo la strada e qualche anno di tasse ulteriori da pagare.
E pensare, cara Infermieristica, che una volta c’erano le borse di studio per chi voleva fare l’infermiere . E pensare che c’è qualche dirigente infermiere che afferma l’importanza della stratificazione interna alla professione.
Cara Infermieristica, molti di noi credono ancora di appartenere ad una professione di middle class, ma nella realtà non è così e, nel tempo, fra salti riposo, straordinari non pagati, gabbie salariali e carichi di lavoro, sarai sempre più cara tu e tutti coloro che dobbiamo mantenere assieme a te, cara Infermieristica!
Lettera firmata da un ex-studente . Facciamo due. Anzi… di più!
Commento (0)
Devi fare il login per lasciare un commento. Non sei iscritto ?