L'Istituto di Malattie Infettive di Roma ha diffuso un manuale di autodifesa, per preparare medici ed infermieri a difendersi da eventuali rischi di violenze verbali e fisiche. Sono un’infermiera, il mio lavoro richiede competenze tecniche ed umane. La comunicazione con la persona malata inizia con il contatto visivo. Le strategie proposte dallo Spallanzani, a mio avviso, vanno in direzione contraria alle basilari norme del prendersi cura
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Allo Spallanzani, un manuale di autodifesa per infermieri e medici
Prendersi cura di persone malate, significa occuparsi di un essere umano sofferente. E della sua malattia. Il primo atto terapeutico, al momento del ricovero, incomincia con l’anamnesi. Una raccolta particolareggiata delle notizie che riguardano il paziente.
Come è possibile iniziare a curare senza fermarsi davanti alla persona, senza guardarla negli occhi e perfino senza toccarle una mano?
La risposta più ovvia sarebbe impossibile!
. Invece è quello che viene proposto ai colleghi dello Spallanzani.
L'Istituto di Malattie Infettive di Roma ha diffuso, dopo le ripetute aggressioni agli operatori sanitari, un manuale di autodifesa. A riportare la notizia è il giornale. Si tratta di un vademecum che comprende regole generali per preparare medici ed infermieri a difendersi da eventuali rischi di violenze verbali e fisiche.
Le tattiche consigliate sono diverse, due in particolare mi hanno colpito:
- Posizionarsi con un asse di 30 gradi rispetto al paziente
- Non guardarlo negli occhi
La comunicazione con il paziente inizia con il contatto visivo
Sono un’infermiera, il mio lavoro richiede competenze tecniche ed umane. Devono essere contemporaneamente presenti quando accolgo e mi occupo di una persona in momentanea fragilità fisica ed emotiva. La malattia spaventa! La comunicazione con la persona malata inizia con il contatto visivo. Questo permette di esprimere compassione (patire con) alla persona che ho davanti. Permette una connessione al di là delle barriere linguistiche (in Pronto soccorso arrivano di frequente stranieri che capiscono poco e male la nostra lingua).
Ritengo che lo strumento consigliato dallo Spallanzani di Roma non sia il modo più efficace per mettere in atto piani preventivi di difesa da eventuali aggressioni. Le strategie proposte, a mio avviso, vanno in direzione contraria alle basilari norme del prendersi cura.
La buona cura, come ci ricorda, il professor Sandro Spinsanti, è fatta insieme al paziente. Il vademecum proposto prevede un distacco fisico ed emozionale dalla persona malata. Presuppone che, non conoscendo il paziente, l'unica possibilità di autodifesa degli operatori sia non guardarlo negli occhi, scegliendo, di fatto, la non comunicazione.
Credo, invece, che la giusta direzione sia quella perseguita dal Ministro della Salute Roberto Speranza, che ha firmato un decreto con il quale il 12 marzo di ogni anno è proclamato “Giornata nazionale di educazione contro la violenza nei confronti degli operatori sanitari e socio sanitari”. Questo decreto chiede alle amministrazioni pubbliche, anche in coordinamento con gli enti e gli organismi interessati, di organizzare, in quella giornata, iniziative di comunicazione per promuovere una cultura che condanni ogni forma di violenza nei confronti dei Lavoratori della sanità
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La giornata è prevista dalla Legge 14 agosto 2020, n. 113 “Disposizioni in materia di sicurezza per gli esercenti le professioni sanitarie e socio sanitarie” e si celebra in contemporanea con la Giornata europea promossa dal Consiglio degli Ordini dei Medici Europei (CEOM).
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