La comunicazione (dal latino “communicare”, “mettere in comune”) è oggi un aspetto molto dibattuto; tanti ne discutono e tanti altri se ne occupano. Molto si sa delle sue componenti e dei disturbi ad essa connessi, tuttavia esistono ancora molte zone d’ombra, soprattutto riguardo alla consapevolezza della sua specificità nella professione infermieristica.
La comunicazione è fondamentale per una buona relazione terapeutica
Poiché la comunicazione svolge un ruolo prioritario nel processo di assistenza al paziente, la relazione che si instaura con l’assistito rappresenta per il professionista sanitario un aspetto cruciale.
Nel nursing si è andata via via acquisendo una maggior consapevolezza dell’importanza della comunicazione che per anni è stata considerata un processo “spontaneo”, affidato alla sensibilità e alle capacità del singolo operatore sanitario.
Oggi tutto ciò non basta. Alle caratteristiche della persona si deve associare necessariamente la conoscenza delle tecniche di comunicazione. Quando si parla di comunicazione in campo sanitario non si parla di qualcosa che ha a che vedere con la gentilezza, il bon ton, ma ha che vedere con la professionalità profonda degli operatori sanitari, con il senso sociale e l’efficacia di cura del loro lavoro.
Come afferma Paul Watzlawick, uno dei padri della moderna comunicazione, comunicare diversamente significa cambiare la realtà. Considerare la competenza comunicativa come un proprio dovere professionale, dunque, cambia il volto professionale stesso degli infermieri, perché cambia il loro atteggiamento nei confronti dei pazienti.
L’ambito sanitario è uno di quelli in cui la relazione tra il malato e l’infermiere si presenta come una relazione d’aiuto: l’aiutante è chiamato ad essere esperto nell’offrire risorse, l’aiutato si trova in stato di bisogno e si rivolge alla struttura sanitaria per ricevere ausilio. La relazione tra i protagonisti si basa sull’offrire un aiuto qualificato.
Nella natura specifica del nursing c’è qualcosa di più della mera somma degli interventi tecnici che gli infermieri possono attuare.
L’assistenza infermieristica consiste nell’assumere come problema sanitario di propria competenza, non tanto la malattia, quanto le sue conseguenze di tipo fisiologico, psicologico e sociale sul vivere quotidiano e sull’autonomia della persona malata, considerata secondo una chiave di lettura olistica.
In tale ottica assume rilevanza la qualità della relazione e della comunicazione che si instaura tra il professionista e la persona assistita. L’infermiere, non limitandosi ad eseguire interventi tecnici, nel prendersi cura del malato svolge una funzione terapeutica e supportiva attraverso il dialogo, con lo scopo di stabilire un’interazione efficace e personalizzata volta al soddisfacimento dei bisogni, al recupero dell’autonomia e all’adattamento allo stress che ogni malattia o forma di disagio porta con sé.
La comunicazione dà alla persona un senso di sicurezza rinforzando la sua percezione di non essere sola e di avere qualcuno che l’ascolti.
Una comunicazione inadeguata, d’altro canto, può provocare frustrazione, collera, depressione e senso di isolamento. Per prevenire queste condizioni, la peculiarità dell’infermiere sta nel saper coinvolgere l’assistito in una relazione terapeutica che si fondi sulla fiducia e sull’empatia, che lo renda partecipe e riduca al minimo le reazioni avverse.
Per far ciò è necessario che l’infermiere senta che il proprio lavoro non sia solo una “miscela di tecniche da applicare al soggetto malato”, ma un mix di abilità tecnico scientifiche, adottate per garantire la prestazione assistenziale, e di capacità relazionali che aiutino la persona a seguire il suo percorso di cura.
Il codice deontologico, all’articolo 21 enuncia:
- L’Infermiere sostiene la relazione con la persona assistita che si trova in condizioni che ne limitano l’espressione, attraverso strategie e modalità comunicative efficaci.
La comunicazione avviene attraverso tre canali:
- verbale
- non verbale
- paraverbale
Quando si parla di comunicazione verbale, ci si riferisce a quel tipo di comunicazione che utilizza il canale della “parola parlata”. La comunicazione verbale implica la partecipazione dei meccanismi fisiologici e cognitivi necessari per la produzione e la ricezione del linguaggio.
Perché il linguaggio sia fruibile devono essere funzionanti tutti i meccanismi psicologici, cognitivi e neurofisiologici che rendono possibile il processo di formazione e d’ascolto della parola.
Noi parliamo con i nostri organi, ma conversiamo con tutto il nostro corpo.
La comunicazione non verbale non è specifica dell’uomo, addirittura alcune forme di comunicazione presentano grande somiglianza tra l’uomo e altre specie di mammiferi.
La comunicazione non verbale è legata alle emozioni, nasce dall’incontro faccia a faccia con i propri simili, il quale suscita emozioni diverse: paura, aggressività, ecc. Attraverso il messaggio non verbale l’animale segnala ai suoi simili il proprio stato emotivo affinché essi possano comportarsi di conseguenza.
Non c’è da stupirsi che anche nell’uomo la comunicazione non verbale sia presente e ricca di modalità espressive, volte a comunicare le emozioni e i sentimenti che gli altri ci suscitano.
Lo studio della comunicazione non verbale e del corpo può essere di grande aiuto per individuare molti aspetti del carattere e della personalità di un soggetto. Solo il 35% di tutta la comunicazione umana fa capo alle parole, tutto il resto, viceversa, è non verbale.
La comunicazione non verbale esprime quei sentimenti e quelle emozioni che proviamo nella vita quotidiana che non sempre raggiungono il livello della coscienza. Si può affermare che essa esprima la parte più vera di ciascuno di noi nel rapporto sociale.
Per queste ragioni è importante che l’infermiere sappia cogliere la comunicazione non verbale. Da una buona capacità di lettura d’essa derivano preziose informazioni sul reale stato emotivo della persona con cui s’interagisce, in particolare quando essa non sa, non può o non osa esprimere il proprio reale sentire.
La comunicazione non verbale esprime stati emotivi che possono essere sconosciuti al paziente stesso. Inoltre, l’operatore sanitario deve essere il più possibile consapevole dei messaggi che egli stesso invia a livello non verbale: è su questi ultimi, assai più che su quelli verbali, che si gioca la relazione con il paziente.
Molti aspetti si nascondono nella comunicazione non verbale
Il volto rappresenta l’area del corpo più importante sul piano espressivo e comunicativo: costituisce il canale privilegiato capace di esprimere emozioni e stati della mente. Il volto umano è capace di produrre un maggior numero di movimenti, circa 43 muscoli contribuiscono a produrre una gamma di 10000 espressioni.
Ciò che è tipico dell’essere umano è una maggiore variabilità e la possibilità di modulare con più competenza la propria espressività. Ekman Paul, professore di psicologia al Dipartimento di Psichiatria dell’Università della California ha elaborato uno studio delle espressioni facciali, arrivando a scoprire che esistono delle micro-espressioni che rivelano il “nostro non detto”.
Gli occhi hanno un significato. Lo sguardo è un messaggio importante; guardare l’altro negli occhi significa desiderio di rapporto mentre, al contrario, fuggire lo sguardo può indicare disagio, desiderio di evitare un rapporto.
Di fatto la nostra pupilla, senza che ce ne rendiamo conto, si restringe e si dilata in base all’accettazione dello stimolo che stiamo osservando. Anche la brillantezza dello sguardo è indice del grado d’attivazione della persona.
La forma degli occhi ha un significato se inserita in una determinata fronte la quale, a sua volta, va analizzata tenendo in considerazione il naso, la bocca e l’estensione dei piani in cui questi elementi sono compresi.
Man mano, termini astratti diventano concreti e il viso diventa un insieme di simboli che, messi in relazione tra loro, formano un vero e proprio linguaggio.
Un antico detto popolare afferma che gli occhi sono lo specchio dell’anima. In fondo gli occhi sono una delle parti più comunicative del nostro corpo e, ad esempio, infinite volte abbiamo sentito dire espressioni comuni come: “guardami negli occhi quando ti parlo”, “dimmelo guardandomi negli occhi”.
L’infermiere può capire cosa può fare un occhio e cosa ci comunica
Ci sono poi gesti che si modificano con l’evolversi dell’età dell’uomo. Un esempio è costituito dal mentire:
- il bambino che dice una bugia copre la bocca con le mani
- nell’adolescente il gesto cambia e la mano sfiora la bocca con le dita
- nell’adulto il gesto diventa più evoluto e raffinato e il mentire corrisponde allo sfioramento del naso
Il linguaggio del corpo ha una propria grammatica, pertanto va letto e interpretato rispettando tutta una sintassi composta da parole, frasi e punteggiatura.
Occhi naso e bocca sono i ricettori attraverso i quali un individuo si relaziona con il mondo
Anche il silenzio è una forma di comunicazione non verbale e alla luce di ciò l’infermiere dovrà analizzarne il significato in base al contesto e al soggetto che ha di fronte.
La comunicazione para-verbale consiste nell’utilizzo della voce: timbro, tono, pause e volume. Tale comunicazione è parte integrante del nostro modo di relazionarci con gli altri. Senza una di queste componenti la nostra comunicazione risulterebbe poco comprensibile, non pienamente recepibile dal destinatario.
Nel saper fare e nel saper essere dell’infermiere sono compresi i seguenti concetti:
- Ascoltare: il paziente deve trovare un ambiente accogliente, deve potersi esprimere con calma. Il messaggio inviato dall’infermiere capace di ascoltare è importante, poiché valorizza la centralità della persona che gli sta di fronte, del suo problema e la disponibilità nei suoi confronti.
- Riaffermare: l’infermiere comunica al paziente che lo sta ascoltando, mentre il paziente ha la possibilità di ripetere il messaggio ed eventualmente chiarirlo.
- Rispecchiare: rispecchiare valori e credenze ha lo scopo di aiutare il paziente ad analizzare i propri pensieri rispetto ad un problema; l’infermiere cerca di trasmettere al paziente che le sue idee e i suoi problemi siano le sole cose che abbiano importanza in quel momento.
- Importante è che nel rapporto tra infermiere e paziente siano presenti alcuni elementi, quali:
- fiducia: l’infermiere si deve impegnare a costruire un rapporto basato su questo sentimento, indispensabile per il benessere del paziente. È necessaria per una buona comunicazione e per la predisposizione all’ascolto;
- empatia: l’infermiere deve addentrarsi nella vita del suo paziente, percepire i suoi sentimenti e restare obiettivo per poterlo aiutare a risolvere i suoi problemi.
Hildegarde Peplau, infermiera, descriveva l’assistenza come un processo interpersonale terapeutico che ha il compito di concorrere alla salute della collettività e dei singoli. Un processo inteso in questa maniera può contribuire allo sviluppo della personalità del paziente, a capirne la varietà dei problemi e a cercare una soluzione ad essi.
Possiamo capire che ogni movimento è come una parola, assume cioè un significato diverso a seconda dell’uso che se ne fa in una “frase”, per cui nell’analizzare il gesto va tenuto presente soprattutto il contesto in cui si esplica.
Appare chiaro quanto la comunicazione in ambito sanitario rivesta un ruolo fondamentale e quanto gli infermieri abbiano la possibilità di rappresentare fattori di cambiamento importanti e di stabilire dei precedenti per una buona comunicazione, una buona relazione.
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