Nella nostra divisa viviamo tutto ciò che delle volte è troppo difficile da spiegare, quasi impossibile da raccontare. Ci sono momenti in cui ci sta così stretta che vorremmo strapparcela via dalla pelle, forse dalla mente, eppure la amiamo, è la nostra scelta, è la nostra passione migliore. Ed è così che noi viviamo questa scelta, questa nostra vita: salutiamo madri e padri, amici, perdiamo momenti, serate, notti piene di speranze. Apriamo il nostro armadietto pieno di oggetti e momenti lasciati lì, respiri condivisi e pianti mai svelati. Ci spogliamo dei nostri vestiti comuni, indossiamo la nostra divisa con il suo lavoro e la nostra passione. Sotto quella divisa batte il cuore di uomini e donne che ogni giorno toccano con mano il dolore degli altri. Infermieri.
Cura è cuore, perché al di là della divisa viviamo insieme a loro quel dolore
Sotto quella divisa batte il cuore di uomini e donne che ogni giorno toccano con mano il dolore degli altri
La nostra vita è fatta di spazi, momenti, di tempi che ci segnano. Quegli attimi dedicati al vero vivere. Costruiamo castelli infiniti, strade scivolose, ponti immensi, creiamo sogni, quelli più belli in cui ci nascondiamo nei momenti di puro silenzio per respirarne l’essenza. Ma cos’è davvero un sogno?
Ci sarebbe tanto da dire su una parola così semplice eppure così importante. Ognuno di noi dà una propria definizione ai sogni in cui credere fortemente e su cui creare una vita intera. Il sogno è quel desiderio nascosto dell’anima che coltiviamo pian piano, a cui poi diamo delle enormi ali con cui riuscirà a spiccare il volo. A volte questo sogno è una divisa . Che essa sia di ogni ordine e grado, di qualsiasi tipo di colore è un’altra storia, tutta da raccontare.
Nei corridoi della sofferenza, nei lunghi e pesanti passi del dolore, nella freddezza delle mura e nella profondità delle lacrime, in quei grandi ospedali passano e vivono il loro tempo, peggiore e migliore, tante divise.
Io la mia l’ho scelta e nel percorso di questa vita ho capito che la divisa che indossiamo è qualcosa che va oltre l’aspetto materiale che viene considerato.
Nella nostra divisa viviamo tutto ciò che delle volte è troppo difficile da spiegare, quasi impossibile da raccontare. Ci sono momenti in cui ci sta così stretta che vorremmo strapparcela via dalla pelle, forse dalla mente, eppure la amiamo, è la nostra scelta , è la nostra passione migliore.
Un giorno di un po' di tempo fa un infermiere mi ha detto: “cura è cuore. Noi non siamo dei robot, ci portiamo sempre a casa un pezzo del loro dolore”. La divisa che indossiamo ogni giorno non è la nostra armatura , noi non siamo fatti di ferro. Sotto quella divisa batte il cuore di uomini e donne che ogni giorno toccano con mano il dolore degli altri .
Siamo spugne che assorbono ogni traccia di quella sofferenza evidente e nascosta. La chiamano empatia , quella che ci fa entrare nel mondo interno di un'altra persona; è quella forza misteriosa automatica che ci mette davanti a quelle verità che nessuno vede, che nessuno conosce.
Attraverso quegli occhi entriamo nell'anima di chi chiamiamo "ammalati", "utenti", "pazienti". Ma vanno chiamate "persone". Come tali hanno un'anima, dei sentimenti, emozioni con cui affrontano il loro dolore, la loro sofferenza. Quella sofferenza che noi percepiamo, viviamo, respiriamo in ogni attimo che passiamo in una stanza d'ospedale, laddove le persone perdono la loro identità, dove tutto perde il suo senso. Dove tutto ha un senso .
Aiutare non è fermarsi a un prelievo, a un esame di routine, alla rilevazione di un parametro vitale.
Cura è cuore , perché al di là di una divisa viviamo insieme a loro e per loro quel dolore che lacera, che sanguina, che entra in ogni cellula dell'essere, spalanca la porta su un labirinto che sembra essere senza fine. È in un ospedale, laddove tutto si ferma e tutto ricomincia che batte forte il cuore della divisa. Nei suoi battiti si può imparare che l'amore è il sorriso di un paziente che ti accoglie con il suo buongiorno, è la mano forte che stringe quella debole , l'amore è il pianto di un bambino appena nato, l'amore è nelle corse nei corridoi di un reparto per rispondere ad un'emergenza, è nell'abbraccio di un figlio che ha paura di perdere sua madre o suo padre, è nella speranza di un amico, di una sorella, di un fratello.
Ed è così che noi viviamo questa scelta, questa nostra vita : salutiamo madri e padri, amici, perdiamo momenti, serate, notti piene di speranze. Apriamo il nostro armadietto pieno di oggetti e momenti lasciati lì, respiri condivisi e pianti mai svelati.
Ci spogliamo dei nostri vestiti comuni, indossiamo la nostra divisa con il suo lavoro e la nostra passione; le stringiamo la mano, abbracciamo le nostre forze ed entriamo in quel mondo che diventa nostro. È vero che la nostra vita è diversa , forse un po' speciale.
Chiediamo scusa per le nostre assenze, le nostre mancanze, i nostri “No” e per tutte le volte che siamo costretti a rimandare quello che abbiamo già rimandato milioni di volte. Ma è anche un po' questo il vero significato della nostra divisa : dentro batte un cuore, vive un’anima che sente e vuole tutto, a volte silenziosa, a volte troppo rumorosa. Un’anima che non ha bisogno di parlare, chiede solo di essere ascoltata anche quando non dice nulla.
È questa l’essenza della divisa, l’importanza del sacrificio e l’immensità di un sogno ; ovunque ci porta ci fa conoscere la vita. Da questo vivere immensamente il proprio lavoro possiamo capire che tante volte noi essere umani passiamo il tempo ad aspettare qualcosa che non sappiamo neanche definire.
Perdiamo i treni, le occasioni, l'immensità di attimi che non tornano. Aspettiamo per poter vivere qualcosa che desideriamo senza goderci quello abbiamo, senza amare chi davvero c'è. Amiamo chi potrebbe esserci senza sapere se mai arriverà e perdiamo le persone, le speranze.
Tutto ci viene dato per un motivo e se provassimo anche solo per un istante ad apprezzare quello che abbiamo potremmo scoprire che, forse, è addirittura più bello di quello che potremmo avere. Perché la vita è un passaggio, è un attimo e proprio per questo va vissuta pienamente.
Aspettiamo senza mai vivere davvero . Ed è proprio su questa verità che ogni parola è di troppo e il silenzio fa da padrone. È attraverso gli occhi di un paziente e i bagagli di insegnamenti di questa divisa che noi indossiamo che possiamo far capire al mondo che bisogna vivere oggi, apprezzare ogni cosa, anche la più piccola, per rivedere domani i risultati raggiunti, i gradini superati, senza rimpianti, senza rimorsi.
Vivere oggi e domani, trovando la bellezza nelle cose più piccole, più semplici, le più vere. E ogni giorno, alla fine di un turno, una volta tolta quella divisa e chiuso l’armadietto, il cuore continua a battere, i suoi passi continuano a suonare.
Si torna a casa, svuotati e diversi, riempiti di insegnamenti, ricchi di nuove speranze e con uno sguardo diverso sul resto del mondo. Ogni giorno torno a casa con un pezzo del loro vissuto, del loro dolore e una nuova parte di me.
Francesca Spinetti , Infermiera
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