Nurse24.it
Scopri l'offerta formativa

Attualità Infermieri

Licenziata “per mal di schiena”: il caso di un'infermiera a Parma

di Redazione

Un'infermiera di 23 anni, assunta a tempo determinato all’Ospedale Maggiore di Parma, è stata licenziata senza preavviso. Il caso è stato sollevato dalla Cisl, che denuncia una grave discriminazione, sostenendo che seppur la giovane soffrisse di mal di schiena, era risultata idonea allo svolgimento della professione con alcune limitazioni e avrebbe potuto essere assegnata a un reparto più adatto. Dal canto suo, l’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Parma respinge le accuse, affermando che il provvedimento è stato motivato da omissioni accertate e non da ragioni discriminatorie.

Fp Cisl: grave episodio di discriminazione. L'Azienda: omissioni accertate

È un grave episodio di discriminazione, inaccettabile e profondamente ingiusto. Così la Cisl Fp sollevando il caso di un'infermiera in servizio presso l'Azienda Ospedaliera Universitaria di Parma, con un contratto a tempo determinato della durata di un anno, che è stata licenziata senza preavviso e senza giustificato motivo.

La sua unica colpa? Soffrire di mal di schiena, denuncia il sindacato illustrando le ragioni che hanno portato al licenziamento immediato.

Secondo la direzione aziendale, che ha replicato fermamente alle accuse mosse dalla Cisl ritenendole infondate, non si tratterebbe invece né di discriminazione né tantomeno di un atto ingiusto.

A tutela della propria immagine e soprattutto della correttezza del percorso, l'Azienda ritiene doveroso precisare che il rapporto di lavoro non poteva più proseguire a causa di alcune omissioni accertate, si chiarisce in una nota.

Dalla ricostruzione della vicenda emerge che la giovane professionista, al suo primo incarico, era stata giudicata idonea alla professione infermieristica dal medico competente aziendale dell'Ospedale Maggiore.

Presentava tuttavia alcune limitazioni che prevedevano una riduzione dei carichi di lavoro, come previsto dalla normativa. Avrebbe potuto essere collocata in un reparto più adeguato, permettendole di svolgere il proprio ruolo con professionalità e competenza. L'azienda ha invece scelto la via più drastica, senza darle alcuna possibilità di confronto o proporle soluzioni alternative, precisa la Cisl ribadendo la sua versione dei fatti.

Un'azienda pubblica, che dovrebbe tutelare i propri lavoratori e garantire pari opportunità, ha invece dimostrato insensibilità e mancanza di rispetto verso una giovane professionista, commenta il sindacato.

Non si tratta di una lavoratrice inadempiente o priva di competenze ma di una persona che aveva bisogno di un minimo di tutela per poter svolgere il proprio lavoro in condizioni adeguate – sottolinea -. È inaccettabile che un problema di salute, peraltro gestibile, diventi motivo di esclusione dal mondo del lavoro, soprattutto in questo momento di carenza infermieristica, conclude la Cisl, che chiede venga fatta luce sulla vicenda affinché non si ripetano altri fatti simili.

Commento (0)