Non è questo l'atteggiamento che mi aspetto da chi mi rappresenta
Lo sfogo di un'infermiera sulla gestione dell'emergenza coronavirus
Perché noi siamo importanti. Noi siamo necessari. Noi siamo la parte fondamentale degli ospedali. Noi non abbiamo paura di nulla . Noi siamo invincibili. Noi sappiamo fare il nostro lavoro con professionalità e questo ci viene riconosciuto. Noi siamo una squadra. Noi ci prendiamo cura delle altre persone.
Noi siamo infermieri. Prima di tutto, noi siamo persone. Chi si prende cura di noi? Chi dovrebbe avere questo compito ci tiene all’oscuro delle informazioni importanti e necessarie che dovremmo sapere.
Questa volta no. Questa volta è troppo
Sono un’infermiera, lavoro nell’ospedale di Tortona in provincia di Alessandria; nel reparto di Medicina. A partire da gennaio 2020 in Italia ci sono stati diversi casi di Covid-19 , ma nessuno immaginava che questa infezione si sarebbe propagata in così poco tempo su un territorio così vasto.
Io personalmente non potevo credere che proprio nella piccola città di Tortona ci sarebbero stati casi positivi. Il primo caso che si è presentato circa due settimane fa, è stato un falso allarme.
Noi che lavoriamo in ospedale abbiamo pensato che questo sarebbe potuto servire come prima prova generale di isolamento del caso. No. Non è stato così. A dire il vero è andato tutto completamente all’opposto.
Questo caso, risultato una bufala, ha fatto abbassare la guardia e casi che erano evidentemente a rischio sono stati ricoverati in un reparto non adibito a pazienti infettivi, dove anche il personale non è formato per questo tipo di assistenza altamente specializzata.
Oltre a questo, nonostante le costanti richieste di materiale e di dispositivi di protezione individuale (DPI) per prevenire la propagazione dell’epidemia, sono state vietate ai reparti tali risorse e sono state date indicazioni a noi dipendenti di non usare i DPI per non creare nelle persone che si trovavano in reparto motivo di ansia.
Un primo paziente arrivato in Pronto soccorso il giorno 28 febbraio 2020 con una rilevante compromissione dei parametri vitali è stato trasferito nel reparto di rianimazione dove è stato immediatamente eseguito un tampone per ricercare la presenza del virus.
Il giorno successivo abbiamo saputo della positività del virus dai giornali o da colleghi che si trovavano in reparto e che avevano saputo questa informazione da voci di corridoio
Nel reparto di medicina dove lavoro, un paziente ricoverato lo stesso giorno per febbre e difficoltà di respirazione e un altro che era stato ricoverato circa una settimana prima; il giorno 1 marzo 2020 sono andati incontro ad un peggioramento delle condizioni di salute e questo ha fatto sospettare un possibile contagio.
Nonostante ciò le indicazioni della direzione sanitaria e in generale delle persone scelte a dare direttive in questo contesto, sono state di non ritenere necessario effettuare tamponi ulteriori, perché non era presente un rischio accertato di contagio.
Grazie al direttore del reparto di medicina e alle sue insistenze, sono state richieste le consulenze infettivologiche per i due pazienti che manifestavano i segni e i sintomi correlati all’infezione virale COVID-19 . I tamponi sono stati eseguiti il 2 marzo 2020. I risultati, anche in questo caso, si sono rivelati positivi.
E noi, dipendenti di questa ASL, infermieri di questo reparto, parte integrante del processo assistenziale, siamo venuti a conoscenza di questa informazione da articoli pubblicati sul web.
Dov’era dunque la direzione quando aspettavamo la notizia, per prendere precauzioni con i nostri cari, per sapere come comportarci?
Non è questo l’atteggiamento che mi aspetto dai miei dirigenti, dalle persone che mi rappresentano. Vorrei essere aggiornata in tempo reale o quasi, o almeno di essere informata prima tramite un canale ufficiale e diretto e non da giornalisti.
Perché io, come tutti miei colleghi che stimo immensamente per come stanno affrontando la situazione, ci metto la faccia e non ho timore di farlo e non mi pento di farlo, ma almeno vi chiedo: non prendetevi gioco di noi perché in fondo, siamo noi a prenderci cura di voi
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