Con l'emergenza coronavirus ora siamo gli eroi italiani, i soldati al fronte, ma ciò che non sapete è che nei nostri reparti ogni giorno c'è qualcuno che combatte una battaglia e noi siamo lì a fronteggiare quella situazione, nel bene o nel male. Quando tutto sarà finito continueremo ad essere per voi i professionisti di sempre, ma dentro di noi qualcosa sarà cambiato, qualcosa si sarà rafforzata, qualcosa si sarà sgretolata. Nessuno vi chiede di riconoscerci come eroi, ma vi chiediamo di rispettare il nostro lavoro, le nostre famiglie, la nostra salute ed anche la vostra.
Non chiamateci eroi, ma rispettate il nostro lavoro. Sempre
Covid-19, infermieri indossano dispositivi di protezione individuale
Probabilmente in questi giorni avrete letto fin troppe cose su noi infermieri, medici, "eroi" , come molti articoli ci hanno definito. In realtà siamo comuni lavoratori che hanno scelto questo lavoro, piuttosto che l'ingegnere, il pizzaiolo, l'avvocato, l'estetista.
Ciò che accomuna tutte queste persone è l'aver scelto un lavoro che gratifica e che piace, o comunque che è nelle nostre corde.
Non siamo eroi, siamo professionisti che al di là di questa o altre emergenze sanitarie che di volta in volta possono colpire il nostro paese, stiamo a contatto con la sofferenza ogni giorno, con i dolori del paziente, ma anche con le gioie di una nascita o di una guarigione.
Mi è capitato spesso di sentire che queste cose per noi sono "normali", ma mi sento di dirvi che per quanto il coinvolgimento sia proibito, sicuramente ci sensibilizzano; ci sono storie che non dimenticheremo mai , che segneranno la nostra professione, come storie che rimangono lì tra le mura di un ospedale che puzza troppo di disinfettante e mai nessuno ci baderà.
Ci sono giorni lieti, tranquilli, ma ci sono giorni che usciamo da lavoro completamente distrutti perché gli eventi ci hanno sopraffatto, perché magari troppe emergenze hanno presidiato la nostra giornata, ma non stiamo lì a raccontarlo perché come in tutti i lavori c'è il bello ed il brutto.
Ora siamo gli eroi italiani, i soldati al fronte , ma ciò che non sapete è che nei nostri reparti ogni giorno c'è qualcuno che combatte una battaglia e noi siamo lì a fronteggiare quella situazione, nel bene o nel male.
Non è la prima volta che la nostra figura si ritrova dinanzi ad una patologia contagiosa, non è la prima volta che ci ritroviamo a lavorare in condizioni scomode ed è giusto che tutti lo sappiano
Sicuramente sono giorni duri , oltre il carico lavorativo c'è anche l'ansia di non essersi abbastanza coperti, di aver sbagliato la vestizione, di essersi toccati per sbaglio quel piccolo pezzo di pelle che è rimasto fuori dal camice.
C'è il continuo aggiornarsi sulle nuove disposizioni , sulle regole a lavoro che cambiano ora per ora. C'è l'ansia di stare lontani dalle persone care, dall'abbraccio di un fidanzato che ci darebbe la giusta forza, da quella di un genitore che si ritrova ad 800 km di distanza ed ha un unico pensiero: suo figlio in corsia!
Ho 26 anni, faccio questo lavoro perché nonostante tutte le difficoltà ammetto che mi piace molto ed ogni giorno (compresi i momenti di sconforto) penso di aver fatto una scelta giusta, la scelta più giusta per me.
Quando tutto sarà finito continueremo ad essere per voi i professionisti di sempre, ma dentro di noi qualcosa sarà cambiato, qualcosa si sarà rafforzata, qualcosa si sarà sgretolata...
Nessuno vi chiede di riconoscerci come eroi, nessuno vi chiede delle medaglie, probabilmente non arriveranno nemmeno i riconoscimenti che per anni hanno padroneggiato le lotte di tutti i professionisti. Ma vi chiediamo di rispettare il nostro lavoro, le nostre famiglie, la nostra salute ed anche la vostra .
Debora Coppola , Infermiera
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